31 marzo 2010
IN BRASILE, ARTISTI ABRUZZESI IN MOSTRA AL MUBE DI SAN PAOLO
Falconi e Sulcanese espongono nel prestigioso Museo paulista (1 – 22 aprile), poi a Salvador de Bahia
di Goffredo Palmerini
L’AQUILA – San Paolo (São Paulo) sta sull’acrocoro della catena montuosa Serra do Mar. La città si distende balzando su dolci declivi del vasto altopiano, ha una vegetazione bella con resti di foresta pluviale atlantica e un clima mite per via dell’altitudine – 800 metri – benché insista proprio sul Tropico del Capricorno e disti appena una settantina di chilometri dall’oceano. Forse si deve a queste invidiabili condizioni, o di certo anche ad esse, se la città è tanto cresciuta in estensione, coprendo quasi 1600 chilometri quadrati, e in popolazione, con gli oltre 11 milioni di abitanti, guadagnandosi il primato di grandezza tra le città dell’emisfero australe. Ma se solo ci si sposta su scala appena più vasta, la regione metropolitana di San Paolo raggiunge i 20 milioni d’abitanti, terza in graduatoria nel mondo. Eppure, a vederla dall’alto, San Paolo ha un suo formale ordine urbano, razionali ed efficienti le sue arterie di comunicazione. Non mostra fenomeni di congestione, né le concentrazioni edilizie tipiche di altre metropoli. Gli edifici non impressionano per imponenza delle dimensioni, non svettano grattacieli, piuttosto le architetture rivelano apprezzabili soluzioni nello stile come nei generosi rapporti con il verde privato ed urbano. Insomma, vi si riconosce la cifra d’una scuola di bravi progettisti urbani, come Paulo Mendes da Rocha, ritenuta un modello del pensiero estetico e la via paulista dell’architettura brasiliana iniziata con João Batista Vilanova Artigas.
Benché criticata per i costi sociali ed economici, la scuola paulista si preoccupava di promuovere un’architettura “chiara, pulita, e socialmente responsabile”, sia all’interno che all’esterno degli edifici. Ed è proprio quel che si avverte girando per la città. Tre fiumi attraversano San Paolo e due grandi autostrade, la Rodovia Anchieta e la Rodovia dos Imigrantes, la collegano scendendo all’oceano, fino alla città portuale di Santos e alle spiagge di Guarujà. Furono i missionari gesuiti Manuel da Nóbrega e José de Anchieta, nel 1554, a fondarla intorno alla missione di San Paolo di Piratininga, sorta per convertire al cattolicesimo gli indigeni della tribù Tupi-Guaranì, un altro dei numerosi esempi d’insediamento, misiones o reducciones, dei Gesuiti in Brasile, Argentina, Bolivia e Paraguay. La posizione strategica, il clima, la terra fertile e le ricchezze minerarie dell’interno favorirono, nei secoli successivi, una forte immigrazione da tutto il mondo e, dalla fine dell’Ottocento, particolarmente dall’Italia. Oggi San Paolo è una delle città più multiculturali non solo del Brasile, ma dell’intero pianeta. Ma quel che più la caratterizza è la forte presenza italiana, che copre oltre metà della popolazione. Dunque, quasi 6 milioni di abitanti sono oriundi del Belpaese, con numeri ancor più elevati nell’area metropolitana. Insomma, San Paolo è anche la più grande e popolosa città “italiana”. E la nostra cultura si vede e si sente dovunque. Non solo nei quartieri Bras, Bixiga e Mooca una volta abitati dai nostri emigrati, che ancor oggi mantengono forme e gusto italiani, ma anche l’attuale dialetto paulistano risente fortemente dell’influenza dei dialetti regionali portati lì dalla nostra gente.
A San Paolo, in questa grande città “italiana” in Brasile, per l’appunto, due abruzzesi insigni nel mondo dell’arte contemporanea, Gigino Falconi e Mariantonietta Sulcanese, espongono le loro opere al MuBE (Museu Brasileiro da Escultura), prestigiosa struttura progettata nel 1986 dall’architetto Paulo Mendes da Rocha. La mostra, patrocinata dalla Regione Abruzzo e realizzata in collaborazione tra Feabra (Federazione delle Associazioni Abruzzesi in Brasile), Istituto Italiano di Cultura di San Paolo e lo stesso MuBE, apre dal 1° aprile fino al 22 dello stesso mese, con inaugurazione ufficiale il 9 aprile. L’evento s’inquadra nel contesto delle iniziative che da qualche anno Feabra promuove, con il sostegno regionale, allo scopo di valorizzare con manifestazioni, incontri, convegni ed eventi culturali le straordinarie potenzialità dell’Abruzzo e le sue notevoli valenze artistiche, architettoniche, ambientali ed enogastronomiche. Feabra, infatti, da tre anni guida in Brasile il progetto ByAbruzzo, nelle sedi di San Paolo e Riberão Preto, per la promozione delle eccellenze abruzzesi e del turismo regionale, con positivi risultati in campo imprenditoriale e con crescenti lusinghiere affermazione sul mercato brasiliano dei prodotti dell’enogastronomia abruzzese.
Dunque, l’evento espositivo s’incastona perfettamente in questa politica di promozione delle eccellenze abruzzesi, anche in campo culturale. E infatti Falconi e Sulcanese, nel settore artistico, rappresentano l’Abruzzo ai massimi livelli d’espressione, come il pubblico brasiliano potrà verificare visitando le mostre personali di questi due artisti di respiro internazionale, proposte in contemporanea al MuBE. La pubblicazione che accompagna le esposizioni di Gigino Falconi e Mariantonietta Sulcanese è curata dalla direzione del Museo ed entrerà a far parte delle opere conservate e distribuite dalla Biblioteca Nazionale Brasiliana. Sin dalle fasi preparatorie dell’evento, alta è stata la considerazione sulla qualità degli Artisti, tanto che la mostra, per iniziativa degli Istituti Italiani di Cultura in Brasile, va assumendo carattere itinerante ed è già programmata la tappa successiva a Salvador de Bahia.
Gigino Falconi (Giulianova, 1933) inizia a dipingere a sedici anni. Nel 1952 si diploma in ragioneria e due anni dopo ottiene la maturità presso il Liceo Artistico di Pescara. Lavora insegnando disegno presso la scuola media della sua città, e affina la tecnica copiando un migliaio di dipinti e disegni, arrivando così a conoscere i segreti tecnico-coloristici dei grandi Maestri di ogni secolo. Comincia ad esporre nelle principali manifestazioni artistiche che trovano luogo in Abruzzo, e nel 1961 inaugura la sua prima mostra personale alla galleria “Il Polittico” di Teramo. Nel 1975 abbandona l’insegnamento per dedicarsi completamente alla pittura. Il suo metodo di lavoro si sviluppa nel corso degli anni per cicli pittorici che, esposti nelle più prestigiose gallerie italiane, fra cui la Giulia a Roma, la Forni a Bologna, la Appiani Arte Trentadue a Milano e la Davigo a Torino, suscitano l’interesse di autorevoli critici d’arte e della stampa. Contemporaneamente tiene mostre personali a Francoforte, Colonia, Dusseldorf, Parigi, New York, Toronto, Hamilton, Tokio e partecipa a numerose rilevanti rassegne in Italia ed all’estero. Le pubblicazioni monografiche sul ciclo pittorico dedicato a D’Annunzio e sul recente ciclo Ossessioni vengono presentate da Vittorio Sgarbi. Falconi realizza, oltre ai dipinti, numerose opere grafiche ed illustra diversi volumi di amici poeti, tra cui Leonard Cohen, Enzo Fabiani, Giuseppe Rosato, Alberico Sala e Benito Sablone. Vive e lavora tra Montone, in provincia di Teramo, e Roma. Lavora in esclusiva per la Galleria d’Arte Cinquantasei di Bologna, che propone le sue opere nelle più importanti fiere e in prestigiose gallerie italiane.
“Che dietro la produzione pittorica fosse presente con intensità in Falconi – scrive Rossana Bossaglia in una nota critica – una riflessione filosofica pessimistica, o meglio, amara e desolata, sul senso della vita, appare evidente. Ma negli anni Cinquanta o poco oltre, la sua formula espressiva presentava tagli di astratto, talora con immagini convulse da matrice espressionista, e qualche inclinazione al surreale. A poco a poco il suo linguaggio si estrapola dalle suggestioni avanguardiste e si orienta verso quello che, per intenderci, definiremo il figurativo. Ma ecco che a questo punto l’impegno di rappresentare con puntiglio la realtà fisica dei personaggi, ripresi da modelli vivi, si stacca da qualunque intonazione veristica; anzi, punta su una trasfigurazione da definirsi edonistica sia per la bellezza fisica delle giovani persone rese con una splendida padronanza pittorica, sia per l’intonazione aulica dell’insieme, con evidente ricorso a matrici seicentesche o comunque antiche, ma rivissute attraverso le formule tardo-ottocentesche. I tratti malinconici – annota ancora la Bossaglia – o, per meglio dire, percorsi da amarezza esistenziale, si coniugano con una tale forbitezza del linguaggio e con un’esplicita seduzione delle immagini, sia sotto il profilo fisionomico, sia sotto quello stilistico, da divenire una ritmica trasfigurazione. Potremmo concludere che Falconi traduce il suo pessimismo filosofico in una coinvolgente bellezza espressiva. L’arte non nega il male del mondo; lo rende sogno”.
Mariantonietta Sulcanese (Pescara, 1961), da molti anni indaga il rapporto estetico/linguistico tra materia/luce/forma/colore. Dopo gli studi scientifici ha frequentato l’Accademia di Belle Arti dell’Aquila. Alla sua formazione artistica ha contribuito una lunga esperienza nel settore televisivo, in cui ha potuto approfondire lo studio delle potenzialità dell’immagine. Nel 1995 le sue sperimentazioni, approdate nel ciclo Morfogenesi, vengono proposte in anteprima a Bruxelles in collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura e l’Ambasciata d’Italia in Belgio. Con un’opera di questo stesso ciclo si aggiudica il terzo premio al XXV Premio Sulmona. Intanto continua incessante la sua attività espositiva in Italia e all’estero. Negli anni successivi la ricerca evolve nelle evanescenti cromie del ciclo Luoghi comuni, in cui lo studio che coinvolge materia e colore assume i toni di una percezione mutevole e mutante in relazione al punto di osservazione. Questi lavori vengono presentati nel 2000 nella mostra personale realizzata presso la Galleria Espositiva della sede NATO di Bruxelles. Nel 2006 è invitata ad esporre (ancora con una personale) all’Università di Basilea, in occasione della Settimana della Cultura Italiana (in collaborazione con il Consolato Generale d’Italia e con il patrocinio del Ministero Affari Esteri e Ambasciata d’Italia in Svizzera). Nello stesso anno presenta il ciclo Spazi e ritmi (corredato dal testo critico di Domenico Guzzi) alla Joseph D. Carrier Gallery di Toronto e ripropone la mostra Angelo Metropolitano (già realizzata nel 2005 nella splendida sede seicentesca del Teatro S. Filippo in L’Aquila come mostra ufficiale della 711ª Perdonanza Celestiniana) nella Cattedrale St. Christophorus di Wolfsburg, in Germania. Nel 2008 la sua ricerca si focalizza su una più approfondita indagine del rapporto tra lo spazio e la luce, che si concretizza nel ciclo Dalla luce della materia alla materia della luce, commentato dal testo critico di Gabriele Simongini, e proposto nella personale tenuta al Museo Crocetti di Roma. Nel 2009 espone le opere e le grandi installazioni del ciclo cu/ori presso il Museo di Antrodoco, in una personale corredata dal testo critico di Gérard-Georges Lemaire. E’ attualmente in preparazione una mostra che si terrà presso la galleria Warehouse Contemporary Art di Teramo, in cui verranno presentati i lavori del nuovo ciclo Impronte/La forma e la sua memoria, commentato da Gabriele Simongini.
Sull’arte di Mariantonietta Sulcanese, scrive il critico Gabriele Simongini in Alchimie di luce, il più recente catalogo edito sull’Artista: “La Sulcanese è consapevole che la luce è l’essenza della vita, l’energia del mondo, la più immateriale e la più rapida delle sostanze, il mezzo trasparente e impalpabile che permette alle immagini di manifestarsi e di entrare in contatto con noi tramite il senso della vista. E, da artista, curiosa e sempre aperta ai rischi della sperimentazione, cerca tante nature diverse dell’energia luminosa, dalle sue trasparenze più dinamicamente acquoree alle sue densità più terrene, quando la luce si ferma su una materia compatta e rugosa venendone assorbita quasi completamente. Questo corto circuito luce-materia, movimento-ordine, inseguito tramite la metafisica dei colori e un andamento musicale – aggiunge Simongini – è reso con esemplare rigore soprattutto nei polittici ed evoca un rapporto tra natura naturans in divenire, mobile ed una natura naturata quasi cristallizzata, quella di immemorabili ere geologiche che hanno il sapore dell’eternità. E proprio in questo serrato confronto, fondato sulla compresenza delle differenze, sta uno dei maggiori motivi di forza poetica della ricerca di Mariantonietta Sulcanese”.
Ben a ragione, dunque, possono ritenersi soddisfatti dell’evento Franco Marchetti, presidente della Feabra e curatore del progetto ByAbruzzo, insieme a Rita Blasioli Costa, presidente di InterComites, e Rafael Petrocco de Moura, che compongono la rappresentanza brasiliana nel Consiglio Regionale degli Abruzzesi nel Mondo (CRAM), l’organismo composto dai delegati della comunità regionale nei cinque continenti. Il progetto pilota di promozione regionale in Brasile sta dando riscontri di notevole interesse. L’Abruzzo, terra straordinaria per storia, arte, valori naturalistici ed architettonici, per la bellezza del suo territorio, delle sue città d’arte e per la qualità delle sue produzioni, spesso ancora poco conosciuto all’estero, esprime attraverso le comunità abruzzesi nel mondo forti potenzialità di promozione. Questo esperimento in Brasile lo comprova, sopra tutto nell’affermare che un portentoso veicolo di promozione dell’Abruzzo risiede nelle sue singolarità e nelle sue eccellenze, nelle prestigiose istituzioni musicali, teatrali e cinematografiche note e stimate all’estero, inoltre nelle migliori espressioni delle arti figurative. E Falconi e Sulcanese, nell’arte, sono davvero epigoni di tutto rispetto.