USA. Giubilo italo-americano alla Indy 500 di Lino Manocchia
alla Indy 500
di Lino Manocchia
INDIANAPOLIS, 30 Magio 2010 – L’italo-scozzese Dario Franchitti conquista la sua seconda Indianapolis 500 dopo aver dominato la corsa, mentre Chip Ganassi scrive un’altra pagina di storia, diventando il primo proprietario di team, che ha vinto, lo stesso anno, la Indianapolis 500 e la Daytona 500.
I pronostici, fallaci come spesso avviene, avevano offerto il brasiliano Helio Castroneves favorito 7-2, grazie alle sue tre vittorie sul mitico ovale dell’Indiana, il quale inseguiva la leggenda tentando di solidificare la pietra miliare, che ora dovrà attendere altri 360 giorni.
Dunque, Castroneves non è un fenomeno e la sua gara è stata confusa e distrutta dai tanto decantati rifornimenti sfasati. L’ultimo pieno fatto a 35 giri dalla fine non gli ha consentito di reggere all’attacco di Franchitti che potremmo dire, schersosamente, è giunto al traguardo col contagocce, sfidando la possibilità di rimanere in mezzo alla pista, con il serbatoio asciutto, come accadde un’altra volta in diversa città. Il fuoco pirotecnico contro il muro, iniziato al primo giro ha mietuto undici concorrenti, fortunatamente senza incidenti fisici, come la macchina di Mike Convey la quale a due passate dalla fine volava sopra la vettura di Ryan Hunter Ray, compiendo una paurosa piroetta, e ricadeva divisa in due tronconi.
Tre o quattro malcapitati negli incidenti portano il nome delle note squadre Penske, ma nel complesso anche i rookie hanno avuto il loro quarto d’ora di attenzione.
Eccezionale è stata la rimonta dalla ultima posizione – a causa di due incidenti di macchina alla vigilia che lo relegavano in coda, del brasiliano, veterano Tony Kanaan. Con esperienza, decisione, coraggio, Tony dopo metà gara si ritrovava in terza posizione, che perdeva allorché, a poche passate dalla bandierina a scacchi, doveva effettuare un rabbocco di etanolo, che lo faceva rientrare in undicesima posizione. E’ convinzione generale che non sempre i ripieni sfaldati arrecano successo e creano un baccanale di cambi, sorpassi e fermate.
Lineare, invece, è stato l’australiano Scott Dixon, del team Ganassi, già vincitore a Indy, il quale, dopo aver marciato in mezzo al plotone, sul finire -come di consueto – ha dato il via alla vettura che lo ha portato al terzo posto, anch’essa assetata di carburante. Comunque Indy ci ha dato un bis sul podio per “Casa” Ganassi, e grande soddisfazione nel “clan” Michael Andretti, patron delle quattro vetture in gara, il quale stava pregustando il successo allorché Marco Andretti si era portato sulla scia di Franchitti attaccando decisamente. Ma non aveva fatto i conti con l’Etanolo per il quale perdeva il podium e si doveva accontentare del sesto posto, dietro alla compagna di squadra, Danica Patrick, fortunata con l’inversione dei rifornimenti che la piazzava quinta.
Patron Roger Penske, perso l’inglese Rayan Brisco (24mo) vedeva l’australiano Will Power (ottavo), che perde il primo posto in classifica della serie Irl.
Se Danica Patrick ce l’ha fatta al quinto posto con “trucco”dei rifornimenti, l’italiana Simona De Silvestro (rookie) della serie, con audacia e decisione ha ottenuto un meritato tredicesimo posto mentre la brasiliana e Ana Beatriz e Sara Fisher hanno occupato la zona arretrata.
Preceduta dalla tradizionale festività di migliaia di spettatori, l’anti corsa ha visto una Indianapolis sempre viva, affatto accasciata per i suoi cento anni di vita, E allorché l’anziana signora Mary
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ABRUZZOpress –N. 196 del 31 maggio ’10 Pag 2
Hulman George, moglie del creatore dell’ovale e madre dell’ex Presidente della serie monoposto, ha scandito la tradizionale frase al microfono «Ladies and gentlemen start you engine,», aerei jet hanno sorvolato il Colosseo d’acciaio, e mille palloncini bianco-rossi-blu si sono innalzati verso l’azzurro del cielo.
Un commentino… da colleghi. I tre “magi” che in cabina di trasmissione hanno effettuato la telecronaca dell’evento che la ABC Tv ha pagato qualcosa come 1 2 milioni di dollari, hanno lasciato l’amaro in bocca. Sarebbe bastato che i tre avessero dato una rispolverata a dati, nomi e situazioni passate, anziché emettere giudizi all’acqua di rose. Come quando il semimuto Eddie Cheever, ex pilota Cart e vincitore di una 500 di Indy – grazie a Pluvio che diede termine alla corsa tagliata a metà – il quale credeva di insegnarci ripetendo che: ªUna cosa è la qualifica ed un’altra è la corsa.»
La 93ma edizione di Indy 500 è passata nell’album dei ricordi di Dario Franchitti e della signora Asley Judd (foto), attrice e consorte del pilota, e sullo zeppo palmares di Chip Ganassi e questo ci riempie di soddisfazione.
LINO MANOCCHIA