Abruzzo

DI STANISLAO: CLUSTER BOMBS, BASTA AMBIGUITA’ DA PARTE DEL GOVERNO.

Roma, 14 Luglio 2010

DI STANISLAO: CLUSTER BOMBS, BASTA AMBIGUITA’ DA PARTE DEL GOVERNO.

Il 1 Agosto entrerà in vigore la Convenzione ONU (CCM) per la messa al bando delle bombe a grappolo, i micidiali ordigni che contengono al loro interno centinaia di bombe più piccole che si sparpagliano sul territorio creando molti più danni a cose e persone e questo non grazie all’Italia. Ad attaccare nuovamente il Governo in materia di disarmo è il capogruppo IdV in Commissione Difesa, Augusto Di Stanislao, che ha presentato una Risoluzione in Commissione perché finalmente il Governo chiarisca la sua posizione e porti a termine gli impegni presi. “L’Italia ha firmato nel 2008 la Convenzione, ma come al solito, per le questioni che riguardano la salute umana e la collettività non ha nessuna premura e ancora non avvia le procedure per la ratifica.” Di Stanislao mette in evidenza anche degli aspetti decisamente poco chiari a suo avviso. “la richiesta fatta nel 2007 dal Ministero della Difesa di 160 milioni per l’acquisto di nuove armi in cambio dello smaltimento delle munizioni cluster – prosegue Di Stanislao – è assurda. Non c’è nessun nesso logico tra lo smaltimento di munizioni messe al bando e l’acquisto di nuove armi a meno che non ci sia altro dietro. A dicembre 2008 la Commissione Difesa dà parere favorevole all’acquisto dismall diameter bomb destinate a sostituire definitivamente armamenti di tipo cluster, inoltre, sappiamo tutti che tre principali banche italiane ancora oggi finanziano la produzione di munizioni cluster.” In conclusione il deputato IdV vuole vederci chiaro e chiede al Governo risposte e azioni concrete. Ha presentato anche una proposta di legge di modifica alla legge n.374 del 1997 recante norme per la messa al bando di mine antipersona  perché venga estesa anche alle cluster bombs analizzando tutti gli aspetti comuni di queste munizioni.

RISOLUZIONE IN COMMISSIONE

La IV Commissione- premesso che-

a Maggio 2008 107  nazioni hanno firmato a Dublino la convenzione internazionale per la messa al bando delle bombe a grappolo, i micidiali ordigni che contengono al loro interno centinaia di bombe più piccole che si sparpagliano sul territorio creando molti più danni a cose e persone;

il trattato, è stato ufficialmente firmato a Oslo a  dicembre dello stesso anno e  impegna i firmatari a non usare in alcuna circostanza le cosiddette cluster bombs, né a produrre, acquistare, conservare  o trasferire a chiunque, direttamente o indirettamente, questo tipo di armi;

l’accordo impegna altresì i paesi firmatari all’assistenza delle vittime e alla bonifica delle aree interessate e prevedere anche la distruzione degli arsenali nel giro di otto anni, ma lascerebbe la possibilità di impiego di bombe a grappolo più piccole di nuova generazione in grado di colpire gli obiettivi con maggiore precisione e provviste di un sistema di autodistruzione;

i Paesi aderenti al Trattato possono continuare a cooperare nel settore della Difesa con i paesi non firmatari;

con le due ratifiche del Trattato da parte di Burkina Faso e Moldavia la Convenzione ONU (Convention on Cluster Munitions – CCM) ha raggiunto il quorum di 30 Stati ratificanti necessario per la sua entrata in vigore che avverrà il prossimo 1 Agosto;

il Segretario Generale dell’ONU Ban Ki-moon ha definito questo traguardo come “un passo fondamentale nell’agenda del disarmo mondiale” e che “la ratifica dimostra la repulsione nei confronti di queste armi, inaffidabili e inaccurate”;

sebbene l’Italia abbia firmato il Trattato a Oslo nel Dicembre 2008 non è tra i primi 30 Paesi che lo hanno ratificato. Attualmente risultano 37 i paesi ratificanti;

inoltre da un documento di Human Right Watch , l’Italia risulta tra i Paesi che hanno prodotto munizioni cluster e possono averne stoccate un ampia quantità;

non vi è alcun dato sulla quantità e la tipologia di munizioni cluster in nostro possesso;

nel 2006 un rapporto dell’associazione Handicap International evidenzia che sarebbero circa 100 milioni le bombe a grappolo rimaste inesplose nel mondo delle oltre 440 milioni dal 1965. Da allora oltre 100 mila persone sono, nella quasi totalità civili, sono state uccise o mutilate dagli ordigni a grappolo e più di un quarto sono bambini che scambiano le bombe per giocattoli o lattine;

oltre ai soliti ritardi burocratici sul rallentamento risulta pesare una richiesta fatta già nel 2007 dal Ministero della Difesa che chiedeva 160 milioni di euro per l’acquisizione di munizionamenti alternativi;

nello specifico, oltre all’esiguo e sopportabile impegno di spesa per la distruzione dello stock stimato in circa 8 milioni di euro da distribuire su un massimo di 8 anni, ne chiedeva 160 milioni per «l’acquisto di nuove armi per la realizzazione dei programmi di acquisizione di munizionamento alternativa di nuova generazione e per il mantenimento da parte delle Forze Armate delle capacità operative attualmente garantite dalle sub-munizioni cluster delle munizioni a grappolo»;

dal 7 al 9 giugno scorsi si è tenuta a Santiago del Cile la Conferenza internazionale dedicata alla Convenzione sulle munizioni a grappolo a cui hanno partecipato più di 98 Paesi e 120 organizzazioni della società civile provenienti da tutto il mondo;

in Cile, durante la Conferenza internazionale, è emerso che nessun Paese tra quelli che hanno già ratificato ha ricevuto richieste simili dai propri Ministeri della Difesa in nessuna sede e in nessun caso;

la Conferenza è stata il più grande incontro internazionale sulla Convenzione dopo quella dell’apertura alla firma di Oslo. L’Italia ha tenuto un basso profilo in Cile, caratterizzato da scarsissima partecipazione e nessun intervento delle nostre delegazioni di rappresentanza;

tenuto conto, inoltre, che il 16 Gennaio 2007 viene approvata la Risoluzione 8-00027 che ha impegnato il Governo su tutti i fronti a vietare senza ambiguità la produzione, lo stoccaggio, il trasferimento e l’uso delle munizioni a grappolo;

il 3 Dicembre 2008 la Commissione Difesa della Camera dei Deputati dà parere favorevole al Programma pluriennale di A/R n. SMD 03/2008, relativo all’acquisizione di small diameter bomb (armamento di caduta leggero) e alla relativa integrazione sul velivolo Tornado. (Atto n. 43). Nel parere approvato è riportato: “[…] le small diameter bomb, come evidenziato sempre nella relazione illustrativa, sono destinate a sostituire definitivamente armamenti di tipo cluster di cui l’Italia ha deciso di disfarsi e, non solo saranno integrate sul velivolo Tornado, ma in futuro rappresenteranno l’armamento principale del velivolo Joint stright fighter (JSF) e verranno integrate sul velivolo Eurofighter. […]

considerato che l’8 Luglio scorso la Commissione Europea ha approvato la Risoluzione sull’entrata in vigore della Convenzione sulle munizioni a grappolo (CCM) e il ruolo dell’UE nella quale, tra l’altro, al punto 2 “esorta tutti gli Stati membri dell’UE e i paesi candidati a firmare e ratificare con urgenza la CCM, prima del 1° agosto 2010, inclusi gli Stati non firmatari (Estonia, Finlandia, Grecia, Lettonia, Polonia, Romania, Slovacchia e Turchia) e quelli che pur avendo firmato, non hanno ancora proceduto alla ratifica (Bulgaria, Cipro, Repubblica ceca, Ungheria, Italia, Lituania, Paesi Bassi, Portogallo e Svezia)”; al punto 6 “esorta gli Stati membri che ancora non sono parti contraenti ad adottare provvedimenti temporanei in attesa dell’adesione, ad esempio una moratoria sull’uso, la produzione e il trasferimento di munizioni a grappolo e l’avvio della distruzione delle scorte di tali munizioni, in qualità di misura urgente”; al punto 9 “esorta gli Stati membri dell’Unione europea che hanno firmato la Convenzione ad adottare gli atti normativi necessari per attuarla a livello nazionale”; al punto 14 “sollecita gli Stati membri dell’UE a garantire la trasparenza in relazione alle misure adottate sulla base della presente risoluzione e a riferire pubblicamente sulle attività svolte”;

dall’8 al 12 novembre 2010 a Vientiane, nel Laos, ovvero il paese più contaminato al mondo dalle munizioni a grappolo, si svolgerà la prima riunione delle parti contraenti (1MSP) a cui l’Italia, se non avrà ratificato il Trattato, non potrà partecipare;

sebbene dal 1997 l’Italia ha messo al bando le mine continua ad essere uno dei 57 paesi al mondo ad avere cluster bomb nei propri arsenali e tra i 32 paesi produttori.  Da una recente inchiesta è emerso che la Simmel Difesa, che a fine 2004 ha oscurato il proprio catalogo on line che riportava diversi modelli di queste armi, continua a esportare componenti di munizioni cluster. In particolare  l’esportazione di una tipologia di missili che le contengono, grazie all’esame delle relazioni annuali del governo stilate in base alla legge 185 del 1990 sul commercio di armamenti;

impegna il Governo

a prendere in considerazione la risoluzione approvata dalla Commissione Europea sull’entrata in vigore della Convenzione sulle munizioni a grappolo (CCM) e il ruolo dell’UE e ad assumere le necessarie iniziative per la ratifica;

a richiedere ufficialmente al Ministero della Difesa maggiori informazioni su produzione e stock delle munizioni cluster e a valutare l’opportunità di una moratoria nazionale sine die su uso, produzione e commercio di queste armi in relazione ai loro devastanti effetti sulle popolazioni colpite e l’avvio della distruzione delle scorte di tali munizioni, in qualità di misura urgente;

a dare spiegazioni relativamente al Programma pluriennale di A/R n. SMD 03/08, relativo all’acquisizione di small diameter bomb (armamento di caduta leggero) e alla relativa integrazione sul velivolo Tornado. (Atto n. 43) a cui la Commissione ha dato parere favorevole in relazione alla messa al bando delle munizioni cluster;

a chiarire la posizione del Governo italiano relativamente  alla  sopracitata richiesta da parte del Ministero della Difesa, pendente dal 2007, relativa ai 160 milioni  per l’acquisto di nuove armi in cambio della messa al bando delle munizioni cluster.

Di Stanislao

PROPOSTA DI LEGGE
d’iniziativa del Deputato A. Di Stanislao

MODIFICHE ALLA LEGGE 29 OTTOBRE 1997, n. 374 RECANTE NORME PER LA MESSA AL BANDO DELLE MINE ANTIPERSONA

Onorevoli Colleghi!  Le bombe a grappolo (cluster bombs) sono armi da guerra che  uccidono e feriscono migliaia di civili innocenti, sia al momento del loro utilizzo che nei mesi ed anni successivi, a causa della contaminazione da ordigni inesplosi che lasciano dietro di sé.

Le munizioni cluster sono armi di grandi dimensioni che si aprono a mezz’aria spargendo ad ampio raggio decine o addirittura centinaia di sub munizioni più piccole. Le munizioni cluster possono essere sganciate da svariati tipi di mezzi aerei, tra cui caccia, bombardieri ed elicotteri; da terra possono essere lanciate da sistemi di artiglieria, lanciarazzi e lanciamissili. Dal punto di vista militare, le munizioni cluster sono molte apprezzate per la capacità di ampia dispersione e per la versatilità delle sub munizioni. Sono armi “d’aria” che diffondono i propri contenuti su ampia superficie ( detta anche “impronta”). Le sub munizioni sono progettate in modo da esplodere al momento dell’impatto, tuttavia, nei casi in cui le sub munizioni non funzionano come previsto rimangono pericolose a causa della loro instabilità e possono esplodere al minimo tocco o spostamento, diventando così di fatto mine antipersona.

Tutte le armi hanno un tasso di mancato funzionamento (detto anche tasso di fallimento iniziale o initial failure rate), ma le munizioni cluster sono particolarmente pericolose per una serie di motivi. In primo luogo, l’ingente numero di sub munizioni che rilasciano. Praticamente ogni singola munizione cluster produrrà una quantità notevole di pericolosi ordigni inesplosi. Inoltre certi tipi di sub munizioni inesplose sono considerati ancora più instabili e ancora più difficili da rimuovere e distruggere delle mine antipersona. Infine, le sub munizioni inesplose sono ancora più letali delle mine antipersona: le persone coinvolte in incidenti da sub munizioni hanno maggiori possibilità di morire che di rimanere ferite.

La maggior parte dei modelli siano essi aerolanciati o sparati da terra, non sono guidati e anche i pochi che hanno sistemi di guida non sono comunque precisi. Sebbene anche altri tipi di bombe non guidate possano mancare l’obiettivo gli effetti umanitari di un attacco effettuato con munizioni cluster sono più gravi per via del numero e della’ampia dispersione delle sub munizioni. Anche se una munizione centra il proprio bersaglio, le sub munizioni che contiene possono successivamente uccidere dei civili nell’area coperta dall’”impronta”.

Le ditte costruttrici dichiarano che le mancate esplosioni sono al massimo pari al 5% delle cluster lanciate. A fronte di questo dato,  l’esperienza operativa di bonifica, invece, evidenzia dati notevolmente superiori. E’ stato verificato, infatti,che la percentuale delle mancate esplosioni non è inferiore al 15-20% per arrivare anche al 40-45% come riscontrato in alcune località dell’Afghanistan. Percentuali elevate che indicano come sul suolo, dopo il lancio di bombe a grappolo, la densità degli ordigni non esplosi assume dimensioni macroscopiche, notevolmente superiori a quella ottenibile se si utilizzassero mine antipersona o anticarro. Praticamente per ogni dispenser lanciato rimangono sul suolo circa  20 sub-munizioni non esplose, vere e proprie mine antipersona. Considerando il numero dei dispenser che normalmente vengono lanciati durante un periodo di belligeranza, le sub-munizioni inesplose possono raggiungere quindi numeri elevatissimi

Inoltre non è un dato irrilevante che, come confermano i dati provenienti da zone di conflitto, vengano utilizzate indiscriminatamente anche  in aree abitate,o nelle loro immediate vicinanze e che la conseguente contaminazione  rallenti la fase di ricostruzione post-conflitto,  la coltivazione dei campi, l’accesso ai pascoli, ai pozzi e renda mortalmente insicure strade, scuole ed abitazioni.

Nell’ultimo conflitto nel sud del Libano il 60% delle cluster bombs è stato lanciato nelle immediate vicinanze di centri abitati o villaggi (fonte: Foreseeable harm. The use and impact  of cluster munitions in Lebanon: 2006 – Landmine Action – UK). Sempre nello stesso conflitto, la stima del numero delle munizioni inesplose, come segnalato dal Mine Action  Coordination Center delle Nazioni Unite nel sud del Libano  superava verosimilmente il milione di ordigni.

La presenza in Italia di cluster è stata segnalata per la prima volta dall’organizzazione umanitaria e di ricerca Human Rights Watch in un memorandum distribuito ai delegati del gruppo di esperti sui residuati bellici esplosivi in seno alla Convenzione sulle Armi Convenzionali riuniti a Ginevra tra il 10 e il 14 marzo 200. Secondo il dossier il nostro paese è uno degli almeno 57 Paesi (tra i quali 13 dei 25 membri dell’Unione Europea) al mondo che hanno nei propri arsenali munizioni cluster.  La tabella allegata al dossier elenca i tipi di munizioni cluster che sarebbero detenuti negli stock italiani. Non ci sono indicazioni sui quantitativi di questi stock, né sul ruolo che queste armi hanno nelle linee strategiche della difesa italiana. Tra le munizioni presenti negli arsenali italiani ve ne sono anche alcune del tipo DPICM – Dual Purpose Conventional Munitions, lanciate con sistemi di artiglieria MLRS (Multiple Launch Rocket System). Queste munizioni presentano un alto rischio di impatto umanitario, dal momento che hanno un elevato tasso di mancato funzionamento: circa una submunizione su sei rimane inesplosa. Informazioni provenienti da fonti riservate indicano che l’Aviazione Militare Italiana ha in dotazione un numero limitato di bombe cluster d’aereo tipo (MK2)BL755 (di produzione inglese) contenenti ciascuna 147 bombette tipo MK 1 HE (2,15 lbs). Queste bombe possono essere portate da velivoli di tipo G91Y e F104G. Per cause tecniche non sono state montate su altri aerei ma sono state fatte delle prove nel centro sperimentale. Finora comunque l’AMI non ha mai impiegato questo tipo di bombe, neanche nei poligoni di tiro.

A Maggio 2008 107  nazioni hanno firmato a Dublino la Convenzione internazionale per la messa al bando delle cluster bombs. Il trattato, è stato ufficialmente firmato a Oslo a  dicembre dello stesso anno e  impegna i firmatari a non usare in alcuna circostanza le munizioni cluster,  né a produrre, acquistare, conservare  o trasferire a chiunque, direttamente o indirettamente, questo tipo di armi.

L’accordo impegna altresì i paesi firmatari all’assistenza delle vittime e alla bonifica delle aree interessate e prevedere anche la distruzione degli arsenali nel giro di otto anni, ma lascerebbe la possibilità di impiego di bombe a grappolo più piccole di nuova generazione in grado di colpire gli obiettivi con maggiore precisione e provviste di un sistema di autodistruzione;

L’8 Luglio scorso la Commissione Europea ha approvato la Risoluzione sull’entrata in vigore della Convenzione sulle munizioni a grappolo (CCM) e il ruolo dell’UE. Tale risoluzione tra l’altro, esorta tutti gli Stati membri ad avviare tutte le iniziative necessarie alla ratifica della Convenzione e ad adottare  provvedimenti temporanei in attesa dell’adesione.

Ormai è necessaria una legislazione più decisa, sia a livello nazionale che internazionale, per proteggere le popolazioni civili durante i conflitti armati. Il pericolo immediato che le munizioni cluster presentano per le popolazioni civili a causa della loro imprecisione ed ampia dispersione, il pericolo a lungo termine rappresentato dopo il conflitto dall’alto numero di sub munizioni inesplose che equivalgono a delle mine terrestri, ed il potenziale pericolo futuro  di un’ampia diffusione di queste armi, richiedono un’azione urgente per mettere sotto controllo la minaccia rappresentata dalle munizioni cluster.

La presente proposte di legge, pertanto, ha l’obiettivo di apportare modificare alla legge n. 374 del 1997 recante norme per la messa al bando delle mine antipersona al fine di estendere il provvedimento anche alle munizioni cluster per le molteplici affinità con le mine antipersona e per le conseguenze di più ampia portata che esse producono.

PROPOSTA DI LEGGE
d’iniziativa del Deputato A. Di Stanislao

MODIFICHE ALLA LEGGE 29 OTTOBRE 1997, n. 374 RECANTE NORME PER LA MESSA AL BANDO DELLE MINE ANTIPERSONA

Art.1
( Modifica all’Art.1 della legge 29 ottobre 1997 n. 374 in termini di Finalità)

  1. All’articolo 1, comma 1, della legge 20 ottobre n. 374, dopo le parole “ogni tipo di mina antipersona” sono inserite le seguenti: “ ivi comprese le munizioni cluster

Art.2
( Introduzione del comma 2 all’Art. 2 della legge 29 ottobre 1997 n. 374 in termini di Definizione )

  1. Dopo il comma 1 dell’Art. 2 della legge 29 ottobre 1997 n. 374, è inserito il seguente comma 2: “ Si definiscono munizioni cluster le sub munizioni esplosive di munizioni a grappolo congegnate per esplodere al momento, immediatamente prima oppure dopo l’impatto con l’obiettivo”

Art.3
( Modifica all’Art.3 della legge 29 ottobre 1997 n. 374 in materia di obblighi a carico dei detentori di mine antipersona)

  1. All’Art. 3, comma 1, dopo le parole “ di mine antipersona e loro componenti” sono inserite le seguenti: “ nonché di munizioni cluster

Art.4
( Modifica all’Art.4 della legge 29 ottobre 1997 n. 374 in materia Obblighi di chi dispone di diritti di brevetto o di tecnologie idonee alla fabbricazione di mine antipersona )

  1. All’Art. 4, comma 1, della legge 29 ottobre 1997 n.374 dopo le parole “ di mine antipersona o di parti di esse” sono inserite le seguenti “ivi comprese le munizioni cluster

Art.5
( Modifiche all’Art. 5, comma 1, della legge 29 ottobre 1997 n. 374 in materia di Distruzione di scorte )

  1. All’Art. 5 comma 1 dopo le parole “ stoccaggio presso le forze armate” sono inserite le seguenti “ nonché alla messa al bando delle munizioni cluster

Art.6
( Entrata in vigore)

  1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.

On. Di Stanislao

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