DI STANISLAO (IDV): MICROCREDITO, UN PRODOTTO ORDINARIO DEL NOSTRO SISTEMA CREDITIZIO

Roma, 30 Giugno 2010

DI STANISLAO (IDV): MICROCREDITO, UN PRODOTTO ORDINARIO DEL NOSTRO SISTEMA CREDITIZIO

“C’è bisogno di progetti reali ed efficaci per riportare la persona al centro del meccanismo economico al fine di una ripresa globale che inizi dal basso e che ridia dignità alle persone in difficoltà e fiducia verso il sistema ed il Microcredito diventa in questo scenario il principale  strumento di rilancio dell’economia italiana e di lotta alla povertà e all’esclusione sociale” E’ quanto afferma l’On. Di Stanislao, intervenuto stamane al seminario “La Microfinanza in Italia:scelte e prospettive” che si è svolto nella Sala Mercede della Camera. “I microcrediti erogati in Italia sono quintuplicata negli ultimi anni e di questo il Governo deve tenerne conto. Un cittadino europeo su sei vive in condizioni di povertà, in Italia ci sono oltre 8 milioni di persone povere e  visto che le politiche sociali, e in particolare la ridistribuzione della ricchezza, incombono principalmente ai governi nazionali è arrivato ormai il momento di attivarci concretamente su questo versante. Gli effetti della crisi economica hanno portato nuovi casi di povertà inattesa al nord a causa dell’aumento della Cassa Integrazione e del calo delle assunzioni mentre al Sud hanno aggravato ancora di più la situazione. Mi auguro – conclude Di Stanislao – che questo Governo abbia la stessa premura che ha, ad esempio,  per il Decreto sulle intercettazioni affinchè si avvii un iter legislativo per una normativa a 360° sul Microcredito avviando una serie di Audizioni delle associazioni di categoria a partire dal coinvolgimento di Ritmi e lavorare affinchè il “pubblico” ai diversi livelli favorisca meccanismi ordinari di microcredito.

“LA MICROFINANZA IN ITALIA: SCELTE E PROSPETTIVE”
Seminario di approfondimento

Sala Mercede-Camera dei Deputati
30 Giugno 2010

MICROCREDITO SALVACRISI

Il Microcredito affonda le sue radici nell’Asia meridionale e nell’America latina, dove nella metà degli anni Settanta furono lanciate le prime iniziative in tal senso. Il programma di microcredito più famoso è la Grameen Bank in Bangladesh, fondata nel 1976 dal prof. Muhammad Yunus. Il modello economico della Grameen Bank, oggi il più grande istituto microfinanziario (MFI) con oltre 6 milioni di mutuatari, è stato imitato da molti altri MFI. Nel 2006 il prof. Yunus e la Grameen Bank sono stati insigniti del premio Nobel.

Il microcredito dà la possibilità di reintegrare  nella società quelle persone svantaggiate che vogliano avviare una microimpresa, come i disoccupati (di lungo periodo), coloro che ricevono sussidi, gli immigrati, i membri di minoranze etniche, le persone attive nell’economia informale o che vivono in aree rurali socialmente svantaggiate e le donne. Questo sistema è differente da quello bancaria tradizionale. Esso comprende elementi innovativi e soggettivi, come garanzie collaterali alternative o la non necessità delle stesse e una valutazione del merito creditizio non tradizionale. Il microcredito viene in molti casi concesso non solo per motivi economici e per la realizzazione di profitti, ma anche per il ruolo di coesione che svolge, in quanto tenta di integrare o reintegrare le persone svantaggiate nella società.

L’Unione Europea, nel Giugno dell’anno scorso,  lancia uno strumento di micro finanziamento per un valore iniziale  di 100 milioni di euro per aiutare  i disoccupati ad avviare piccole imprese. La Commissione europea ha proposto  di istituire questo nuovo strumento di microfinanza per fornire microcrediti alle piccole imprese e alle persone che hanno perso il lavoro e intendono avviare in proprio una piccola impresa. Lo strumento avrà una dotazione iniziale di 100 milioni di euro che potrebbero lievitare a più di 500 milioni di euro nell’ambito di un’iniziativa congiunta con istituzioni finanziarie internazionali, in particolare il gruppo Banca europea per gli investimenti (BEI). Il nuovo strumento costituisce una delle azioni annunciate il 3 giugno scorso nella comunicazione della Commissione: “Un impegno comune per l’occupazione”. Nel contesto della risposta dell’UE alla crisi il Consiglio europeo di primavera e il vertice sull’occupazione tenutosi a Praga nel maggio di quest’anno hanno identificato e definito tre priorità chiave: mantenere l’occupazione, creare posti di lavoro e promuovere la mobilità.

Sulla base di tali direttive è necessario che il nostro Paese si allinei al contesto europeo e attui le soluzioni efficaci e necessarie per fronteggiare la crisi economica.

Il diritto a “vivere dignitosamente” è riconosciuto come diritto fondamentale dall’Unione europea, eppure un cittadino europeo su sei vive in condizioni di povertà. Visto che le politiche sociali, e in particolare la ridistribuzione della ricchezza, incombono principalmente ai governi nazionali è arrivato ormai il momento di attivarci concretamente su questo versante.

La povertà e l’emarginazione sociale sono presenti anche in Europa. La povertà e l’esclusione di un individuo contribuiscono alla povertà della società intera. Di conseguenza, la forza dell’Europa risiede nel potenziale dei singoli individui“. Sono questi gli assunti che, nel mese di marzo del 2000 a Lisbona, in occasione dell’avvio della strategia per la crescita e l’occupazione, hanno convinto i leader dell’Unione Europea ad imprimere una svolta decisiva alla lotta contro la povertà entro il 2010.

E’ noto che l’attuale flessione dell’economia è iniziata con una crisi finanziaria innescata da gravi problemi di liquidità, le banche hanno smesso di prestarsi denaro tra loro e anche di prestare denaro ai cittadini che esercitano un’attività economica e creano posti di lavoro. Un’iniziativa sul microcredito intende appianare la via per coloro che, nell’attuale contesto di contrazione del credito, potrebbero trovare difficoltà a reperire fondi per avviare una propria impresa e dare la possibilità di applicare a questi finanziamenti tassi di interessi agevolati grazie all’intervento del Fondo Sociale Europeo.

Il microcredito diventa, inoltre, un potente strumento di autonomia delle persone più deboli. Gli ultimi dati Istat ci dicono che sono  ben 8 milioni e 78mila le persone povere in Italia, il 13,6% della popolazione. Gli effetti della crisi economica hanno portato nuovi casi di povertà inattesa al nord a causa dell’aumento della Cassa Integrazione e del calo delle assunzioni mentre al Sud hanno aggravato ancora di più la situazione.

L’istat, secondo l’archivio storico del 2008, rende noto che le imprese in Italia sono poco più di 4,5 milioni ed occupano circa 17,9 milioni di addetti. In questo quadro le microimprese la fanno da padrone: sono infatti quasi 4,3 milioni le imprese con meno di 10 addetti, ovvero il 95% del totale.

Data la struttura del sistema produttivo italiano, caratterizzato come detto dalla presenza preponderante di micro imprese, un segmento di particolare interesse è quello delle imprese senza lavoratori dipendenti, il cui input di lavoro è costituito dai soli lavoratori indipendenti. Esse ammontano a circa 2 milioni e 954 mila (65,4 per cento del totale delle imprese attive). Di queste, 2 milioni 523 mila hanno un solo indipendente, 346 mila due indipendenti e poco meno di 85 mila hanno tre indipendenti e oltre. In particolare, una presenza forte di imprese senza dipendenti si ha in tutti i comparti (dal 65% nelle altre attività di servizi fino all’87% nelle attività immobiliari). Ad esempio, le imprese del commercio all’ingrosso e al dettaglio sono costituite senza dipendenti nel 70% dei casi.

Dall’ultima elaborazione ISTAT, denominata “Noi Italia. Cento statistiche per capire il Paese in cui viviamo”,  emerge che le imprese italiane sono piccole, in media con solo 4 dipendenti e vantano un alto numero assoluto, circa 66 ogni mille abitanti, e solo la metà sarebbero le donne lavoratrici.

L’indagine ha studiato anche altri fattori caratteristici dell’imprenditoria del BelPaese. Ciò che emerge in maniera piuttosto definita è il tasso di imprenditorialità pari al 32.2%, che inquadrato in un’ottica di più ampio respiro europeo significa tre volte maggiore della media europea, e, dunque, con un numero di circa 66 imprese ogni mille abitanti.

Ciò che ancora stupisce sono i risultati su quote rosa e Mezzogiorno: nel primo caso le donne occupate risultano il 47.2% del totale, fatta esclusione delle casalinghe che vengono ancora tenute fuori dalle elaborazioni, mentre il Sud detiene il primato dei tassi d’interesse offerti dalle banche per finanziamenti e prestiti.

I dati fotografano un’Italia che con questi numeri potrebbe arrivare a conquistare un record Europa. Basti solo considerare che il numero di dipendenti per azienda è superiore solo a quello di Portogallo e Grecia.

E’ evidente, dunque, che l’accesso al credito per le piccole imprese e per le persone, in una situazione di esclusione sociale che intendono avviare un’attività autonoma è tanto importante e fondamentale quanto difficile e spesso impraticabile.

La richiesta di accesso al credito delle piccole e medie imprese è aumentata del 70%per cento. Le banche richiedono sempre più garanzie e i tempi di erogazione del credito si allungano ulteriormente. Spesso si negano prestiti anche ad aziende sane che fanno investimenti o a realtà industriali che con un finanziamento adeguato potrebbero risollevarsi.

Sono, ad oggi,  circa 80 le istituzioni che si occupano di microcredito in Italia che vedono coinvolte regioni, banche, fondazioni.

Microimprese con meno di dieci dipendenti, donne, cittadini disoccupati o inattivi, immigrati con regolare permesso di soggiorno, i giovani, i membri di minoranze etniche, i cittadini italiani residenti in aree svantaggiate devono essere i destinatari e soggetti attivi all’interno di una serie di iniziative sul microcredito per un reale rilancio del Paese. A maggior ragione, in un momento in cui la lotta alla povertà e all’esclusione sociale è uno degli impegni fondamentali dell’Unione Europea e dei suoi Stati membri. Circa 84 milioni di persone nella nostra ricca Europa vivono in povertà, e hanno difficoltà a soddisfare i bisogni di base. L’Italia in questo contesto è impegnata, anche se con scarsi  risultati, in una serie iniziative a livello mondiale (il Programma nazionale 2010 nell’ambito dell’anno europeo della lotta alla povertà e all’esclusione sociale, la Campagna del Millennio e la Dichiarazione di Parigi).

Non dimentichiamo che i giovani in questo quadro diventano il tassello fondamentale, il tasso di disoccupazione giovanile è quasi il doppio rispetto alla percentuale osservata nell’intera popolazione attiva e sussistono disparità nella partecipazione al mercato del lavoro, all’interno del quale i giovani sono vittime di varie forme di discriminazione.

Con il microcredito abbiamo la possibilità di creare maggiori opportunità per i giovani nel settore dell’occupazione, migliorarne di conseguenza  l’inserimento sociale e la piena partecipazione alla vita sociale.

I giovani necessitano inoltre di assistenza per riuscire a diventare autonomi e indipendenti grazie al lavoro. La gioventù è esposta a crescenti tassi di disoccupazione e duramente colpita dalla crisi economica, è importante garantire loro un’occupazione adeguata. Investire nei giovani è fondamentale per il futuro del Paese.

In conclusione ritengo che il punto centrale sia che la gente ha sempre più difficoltà ad arrivare a fine mese, prima ci si indebitava per mantenere un tenore di vita alto; ora per la salute, la scuola, la casa. Il microcredito, e in generale la microfinanza, sono gli strumenti con cui una parte d’Italia, quella “non bancabile”, reagisce all’esclusione dai circuiti finanziari. Oggi è sufficiente una spesa imprevista di soli 100 euro per mettere in crisi molte famiglie. La crisi va a colpire maggiormente chi è già in una posizione di debolezza e non possiede gli anticorpi finanziari per controbattere al carovita: i ceti meno abbienti scivolano ancora più in basso.

Occorre avviare progetti reali ed efficaci per riportare la persona al centro del meccanismo economico al fine di una ripresa globale che inizi dal basso e che ridia dignità alle persone in difficoltà e fiducia verso il sistema.

La mia proposta di legge, unitamente ad una serie di atti messi in campo, intende allineare l’Italia con le direttive dell’UE nell’ambito del Microcredito ed istituire un Fondo di Garanzia che contribuirà a finanziare le attività di prestito delle istituzioni di micro finanza dando la possibilità di applicare interessi agevolati a questi finanziamenti. Bisogna realizzare un sforzo per rendere il microcredito un prodotto ordinario del nostro sistema creditizio. Chi ha una buona idea ed è in grado di difenderne la fattibilità tecnica ed economica deve poter accedere al credito pur non disponendo di garanzie, questo deve essere l’obiettivo e bisogna lavorare affinchè il “pubblico” ai diversi livelli favorisca meccanismi ordinari di microcredito.

On. Augusto Di Stanislao