Abruzzo

Lo scandalo di Valle Cena di Lentella (CH), Luglio 1995

Chieti, 10 Luglio ‘10, Sabato, S. Ruffina – Anno XXXI n. 265 – www.abruzzopress.infoabruzzopress@yahoo.it – Tr. Ch n. 1/81


Agenzia ABRUZZOpress >>> Nazionale


Servizio Stampa – CF 93030590694 – Tel. 0871 63210 – Fax 0871 404798 – Cell. 333. 2577547  –  Dir. Resp. Marino Solfanelli



Ap – Scandali

9

Lo scandalo di Valle Cena di Lentella (CH), Luglio 1995

Quando le manette cinsero i polsi di Dante Domenico Di Marzio

L’uomo che Remo Gaspari volle alla presidenza della Cassa di Risparmio

È il 9 luglio 1995, il quotidiano IL TEMPO di Roma, nella prima pagina della edizione abruzzese, reca un articolo del giornalista Giuseppe Forte che sconvolge l’opinione pubblica:

“VASTO – In manette il presidente del Tar Lazio, l’imprenditore Di Marzio, e altri …

Rifiuti & mazzette, sette arresti eccellenti”

Tra le “eccellenze”, c’era Dante Domenico Di Marzio, geometra, imprenditore del calcestruzzo, di cui non si conoscevano particolari capacità manageriali né competenze economiche specifiche, è il personaggio molto discusso che Remo Gaspari volle alla presidenza della Cassa di Risparmio. Lo scandalo di cui riferisce il quotidiano romano – ancora vivo nel ricordo degli abruzzesi, dopo 15 anni – è quello dell’inceneritore di Valle Cena nel Comune di Lentella (CH), che ebbe per protagonisti varie personalità, tra i quali un giudice e noti personaggi della regione.

Ecco cosa scrisse IL TEMPO:

«VASTO – Che sarebbe stato un luglio molto «caldo», non solo climaticamente parlando lo si sapeva. Ma il calore sprigionato dall’adozione, da parte della magistratura vastese, dei provvedimenti restrittivi .con i quali si contestano i reati di abuso d’ufficio e corruzione ad imputali «eccellenti», quale può essere un presidente di se­zione del TAR, ha «sciolto» non solo Vasto ma anche altre città abruzzesi e la capitale. L’altra notte 4 carabinieri della locale compagnia, in perfetta sinto­nia, hanno provveduto a far scattare le manette ai polsi di Raffaele Juso, Presidente della prima sezione bis del TAR del Lazio;  Antonio Prospero, sinda­co di Vasto per ben 13 anni ed attuale presidente del Consor­zio di Bonifica; Ernesto Talone, noto commercialista teatino; Dante Domenico Di Marzio, noto imprenditore che la legato la sua figura ad una lunga presidenza ai vertici della Cassa di Risparmio della Provincia di Chieti; Benito Leoci, docente universitario a Bari e progettista. Per altri due personaggi, Leone De Liberato, ex assessore all’ecologia del Comune di Vasto, e per Anna Chiara Danieli, esponente di una nota famiglia friulana che opera nel settore degli impianti ecologici – già implicata nel ’93 in una vicenda analoga a Mantova – il magistrato, il Gip Guido Campli, ha disposto gli arresti domiciliari.

«Al termine di lunghe indagini, di accertamenti, verifiche ed intercettazioni telefoniche i magistrati sono venuti nella convinzione che l’appalto per l’assegnazione dei lavori per la costruzione del modernissimo impianto di Località Valle Cena di Capello (ndr – non ancora attivato, nonostante sia pronto da molto tempo, per la mancanza di un impianto soft-ware) è sta­to «pilotato» per fare in modo che ad aggiudicarselo fosse raggruppamento di imprese formato dalla Da Ceco Danieli Ecologia S.p.A., di Udine e la Domenico Di Marzio di Chieti. Non solo. Oltre a pilotare la gara vi sarebbe stata anche la spartizione del 5% dell’intero Importo, 24 miliardi dal Fers, ovvero circa un miliardo e mez­zo di lire, da dividere facendo ricorso ad un «esperto» del settore qual era l’avv. Fabrizio Fabrizi. E proprio andando a scrutare tra le carte dello studio di Fabrizi gli investigatori avrebbero rinvenuto tante e tali prove da convincersi degli intrallazzi spartitori portati avanti. In quello studio sarebbero state stilate le delibere portate, poi, dal prof. Leoci, all’esame dell’Assemblea Generale del Consorzio intercomunale. Probabilmente la morte di Fabrizi ha fatto saltare qualche meccanismo nella divisione della torta. Nell’inchiesta figurano anche altri personaggi  come Piero Cerasoli, Rinaldo Marforio, Claudio Levorato, Armando Fantinelli e Gianni Montorsi (ndr – al momento non si conosce il ruolo avuto nella vicenda), che, però, potrebbero chiarire ai magistrati alcuni aspetti inquietanti di questa storia, come la presenza della «Manutencoop», una società definita dagli inquirenti vicina alle «Coop. Rosse», che avrebbe potuto percepire qualche tangente.(…) »

Tutti confessarono, furono scarcerati, rinviati in giudizio ma mai processati, perché le loro cause “andarono” in prescrizione…

L’Avv. Fabrizi, l’uomo che sapeva troppo, fu assassinato, una notte, in Pescara.

ABRUZZOpress è inviato ad autorità, enti, agenzie ed organi d’informazione regionali, nazionali, esteri

image_pdfimage_print
Condividi:

Leave a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Controllo anti spam: * Time limit is exhausted. Please reload CAPTCHA.