Teramo. La Teramo Calcio e il nuovo Stadio, una storia infinita

Torna a far discutere la questione stadio

Torna nuovamente alla ribalta la questione stadio. Sembrava tutto risolto con un accordo tra la Teramo Calcio e la Verdebosco, gestore del nuovo stadio comunale, la quale sarebbe entrata in società con una quota, assicurando la fruibilità dell’impianto ad un costo accessibile. Il prosieguo non è stato così in quanto l’imprenditore Cantagalli , titolare della Verdebosco, ha cambiato idea ritenendo di restare fuori dal sodalizio biancorosso. La questione stadio, pertanto, è tornata ad essere come nella precorsa annata calcistica, con un grosso onere di 150.000,00 euro a carico della Teramo Calcio . L’incontro con il Sindaco non ha portato ad alcun risultato accettabile. Il primo cittadino si è limitato a ribadire che nel nuovo impianto è giusto che giochino le maggiori società cittadine: Teramo Calcio e S. Nicolò. Su questo punto non c’è nulla da obiettare perché il diritto di giocare entrambe le squadre nel nuovo stadio è sacrosanto e giusto. E’ da precisare, però, che il S. Nicolò ha un impianto sportivo a disposizione per gli allenamenti e per le altre attività giovanili, concesso in gestione con l’erogazione di un contributo per le spese dello stesso. Il Teramo Calcio, suo malgrado, non ha a disposizione alcun impianto per allenamenti e attività giovanili, visto che il vecchio stadio a breve sarà demolito. Forse il mantenimento del vecchio impianto avrebbe risolto problema. Così come stanno le cose, non sembra delinearsi una soluzione a breve che dia garanzia di un costo sostenibile per la società. Ricercare singole colpe è inutile ed anche tardi, ma non può sottacersi l’esistenza del problema di tale rilevanza e gravità. L’atteggiamento della Verdebosco, essendo impresa, persegue per sua natura utili che giustifichino la sua attività. Diversa cosa è invece l’atteggiamento dell’Amministrazione comunale che dovrebbe sostenere le attività sportive in modo uniforme offrendo a ciascunsoggetto, che si propone sul territorio, pari opportunità e trattamento. Ne può accettarsi l’assunto che la trattativa dovrà svolgersi tra due soggetti privati (Verdebosco e Teramo Calcio) senza che l’amministrazione comunale intervenga per calmierare il costo dell’uso dell’impianto. Il deciso e determinante intervento dell’Ente dovrebbe garantire sia l’attuale gestore che la Teramo Calcio in maniera equa, in considerazione anche che la stessa Società Sportiva ha riacquistato il giusto prestigio calcistico in ambito nazionale. Non può scaricarsi addosso ad una società ,che in due anni ha investito tanto, ha vinto due campionati con largo margine, un onere cosi grande, quando altre squadre con la stessa cifra finanziano una intera stagione agonistica. Se nel passato sono stati commessi errori ,non è giusto che vengano caricati in toto addosso a chi non alcuna colpa se non la voglia di fare calcio. C’è tanta amarezza nel constatare poca volontà per la soluzione del problema. Questo motivo porta a delle riflessioni che non incoraggiano a proseguire, al contrario in certi momenti l’istinto porterebbe ad abdicare, ma non è quello che vuole il Presidente Campitelli, uomo deciso e fermo che alla fine troverà la soluzione tra le tante difficoltà solo per l’affetto dei tifosi cui è circondato, a costo di andare a giocare a Morro D’Oro, a Roseto o in un’altra località. Tale eventuale suonerebbe come una cocente sconfitta del calcio teramano,tutti compresi ,dal primo all’ultimo cittadino, dopo essersi rialzato a fatica dalle ceneri nella quale era stata condannata. Sappiano i tifosi che la società farà di tutto per restare a giocare a Teramo, ma non è disposta a subire ingiustizie o forti disparità rispetto ad altre gloriose società che con sacrificio anche loro svolgono la stessa attività. Non si chiedono privilegi, solo il rispetto del principio di equità. L’eventualità di un campo di gara diverso da quello del nuovo comunale, al momento sembra concreto, a meno che non intervengano fatti nuovi.