L’AQUILA – Da “Una Città in Cinema”, evento culturale geniale che fece dell’Aquila un luogo magico per il grande schermo e un “red carpet” per attori, registi, critici e innamorati del cinema di tutto il mondo, al terremoto e ai danni inferti alla sede dell’Accademia dell’Immagine (che restaurata e recuperata potrebbe diventare un centro multiculturale di cui la città ha assoluto bisogno). Gabriele Lucci, oggi dirigente di una grande casa editrice milanese, fu ed è il padre premuroso dell’Accademia (www.accademiaimmagine.org), colui che accorre ogni volta che sta per affondare o morire: di asfissia. Di inedia. Ma stavolta lo Stato e il governo non c’entrano: sono la Regione e gli enti locali che tolgono l’ossigeno, fanno sì che i debiti si accumulino fino a diventare insostenibili, e fino alla morte dell’Accademia dell’Immagine, oppure, come si può sospettare, alla sua acquisizione per due soldi e al trasferimento altrove.
La cultura abruzzese ci ha messo gli occhi sopra? C’è chi vorrebbe portarsela via, come si tentò di fare con la Film Commission (www.abruzzofilmcommission.org), quella che ha portato Clooney in Abruzzo e anche a L’Aquila? Sorgono mille sospetti e riemergono mille ricordi. Quando un organismo, come un’azienda, è sul lastrico, è facile impossessarsene e portarlo a casa propria. La politica regionale ha sempre agito usando sotterfugi e trucchi. Il sospetto c’è e, partendo dalla situazione attuale dell’Accademia, cerchiamo di capire. Parlando con Gabriele Lucci, tornato da Milano per tentare di aver risposte da enti e istituzioni.
Dopo il terremoto, dice Lucci, raccolsi una solidarietà estesa e importante: un comitato – presieduto dall’attore Massimo Ghini, con Paola Cortellesi e altri attori, giornalisti e intellettuali – era bello e nato già il 21 aprile 2009. Da Hollywood i premi Oscar e il mondo del grande cinema si mobilitarono. Furono raccolti 450.000 euro, più altri 100.000 dall’attore Tom Hanks in persona (“Angeli e demoni”) a Los Angeles. Risorse vincolate alla rinascita dell’Accademia. Ma c’è di più: il Ministero dei Beni Culturali scrisse: l’Accademia non si tocca, è un patrimonio dello Stato. Un valore culturale elevato, non solo agli occhi del mondo e di Hollywood. Ma non agli occhi della Regione e degli enti locali aquilani. Sollecitati inutilmente dal Ministero. Incredibile, certo; ma anche sufficiente per indurre dubbi e sospetti sulle reali intenzioni della politica.
Scippare tutto? E con l’attonito e succube consenso degli enti aquilani?
Chiediamo a Lucci quanti soldi sono stati erogati. “Soltanto la Provincia (presidenti Pezzopane e Del Corvo) ha erogato il suo contributo (che è di soli 20.000 euro l’anno, tuttavia). La Regione e il Comune sono muti”. Inutile bussare alle porte e telefonare. “Anche adesso che c’è la Pezzopane assessore?”, chiedo. “Parlerò con lei nei prossimi giorni” dice Lucci. Non lo dice, ma vorrebbe aggiungere: “Parlare con altri sarebbe perdere tempo”. Lo stabile in cui ha sede (ora è danneggiato) l’Accademia ha un valore stimato di 7milioni di euro. Ma dalle banche non sono stati concessi mutui per respirare e tappare dei buchi urgenti. Certo, l’Accademia è indebitata (due anni senza alcun sostegno) e le banche non aiutano gli indebitati. Specie quando hanno uno stabile lesionato. Né quote sociali e impegni di contributi pubblici possono convincere una banca, specie quando … non ci sono. Morale della favola: l’Accademia sta morendo. “Non capisco perché – si sfoga Lucci – e per volontà di chi. 35 anni di lavoro sprecati, fatica, impegni personali, grandi successi e affermazioni: ma sta morendo e nessuno vuole davvero salvarla. Eppure, è un patrimonio culturale enorme, ed ha anche un patrimonio di materiali e documenti”.
Cosa fa l’Accademia? Sopravvive a stento presso la cittadella della Guardia di Finanza, giorno dopo giorno, in sfiducia e in amarezza. Sarà a Venezia il 10 settembre, Sala Perla, con un suo documentario molto atteso, pubblica volumi di grande prestigio, ha collaborato con il premio Age a Pescasseroli, è prossimo un libro di Vittorio Storaro. L’Aquila potrebbe, se lo volesse e avesse un progetto autentico, creare una filiera del cinema: Accademia dell’Immagine, Istituto Cinematografico dell’Aquila (www.icaq.it), Abruzzo Film Commission, cinema Massimo (recuperabile), Cineteca, pubblicazioni, iniziative. Le amicizie di Lucci in Italia e oltre Oceano varrebbero ad ottenere presenze di grande profilo: attori, registi, star, personaggi. Le luci della ribalta, un red carpet, appunto, per la Città del cinema.
Gabriele Lucci ha fretta: “Vado in Comune a tentare di parlare con qualcuno …”, ci dice congedandosi. Lo rivediamo un momento ragazzo, tanti anni fa, già impegnato nel primo Cineclub aquilano. “Prova con la Pezzopane”, gli suggeriamo salutandolo, “sicuramente prenderà a cuore la storia, da assessore alla cultura”. Un’idea: e se si azzerasse tutto, all’Accademia, e si ricominciasse con nuovi vertici? Quando la nave è nella procella, solo un buon capitano e una buona assistenza da terra la salvano. La politica ha il coraggio di sparigliare le carte, o meglio, lo vuole davvero il futuro dell’Accademia, o deve semplicemente morire, lasciando spazio e denaro alle fiere del porno o ai festival delle bande? Se è così, bisogna avere il coraggio di dirlo. Si alzi in piedi il politico ghigliottinatore e mostri il pollice verso. Ma abbia il coraggio di farlo a viso aperto.
Gianfranco Colacito
Direttore responsabile www.inabruzzo.com