Abruzzo. D’Amico: gli edifici pubblici nei comuni fuori cratere

INTERPELLANZA N. 108

Al Sig. Presidente

del Consiglio regionale d’Abruzzo

Avv. Nazario Pagano

SEDE

Oggetto: edifici pubblici nel comuni fuori cratere

Premesso che la Protezione Civile Nazionale  nel definire  il “cratere” entro il quale includere i Comuni abruzzesi colpiti dal sisma del 6 aprile 2009 ha adottato un criterio tecnico il cui dato di riferimento e stato quello relativo  alla “intensità  sismica MSC” superiore o uguale a sei;

rilevato  che molti dei Comuni esclusi dal “cratere”, hanno comunque registrato  danni diffusi ad edifici pubblici e privati  ricadenti nel  proprio territorio ed hanno manifestato la necessità di intervenire  sul patrimonio pubblico

visto che in una nota prot.00023/Ag indirizzata  al  Sindaco  del Comune di Cerchio il  Presidente Chiodi riferisce che “in merito alla concessione di eventuali contributi per gli edifici pubblici danneggiati  dal sisma la normativa attuale non consente di intervenire nei comuni fuori cratere per i danni dei predetti edifici , mentre, il nesso di causalità consente di intervenire con provvidenze di natura pubblica sugli edifici privati”

considerato che gli interventi necessari per rendere sicuri ed agibili  gli edifici pubblici  dei Comuni fuori dal  cratere   risulterebbero in tal modo  interamente   a carico dei Comuni che  sono, tra l’altro, nella assoluta impossibilità  a procedere    sostanzialmente ad anticipazioni, in assenza di impegni formali di concessione di contributi pubblici specifici;

Interpella il Presidente della Giunta regionale

per conoscere  quali strumenti, nella sua funzione di Commissario per la ricostruzione, intende attivare  affinché possa a breve essere  definita  la procedura che consenta ai Comuni  fuori dal “cratere “, colpiti  dal sisma non solo nel tessuto edilizio privato,  di intervenire  per   riattivare gli edifici pubblici, soprattutto  quelli importanti per la  loro funzione di servizio ai cittadini, con risorse di natura pubblica in considerazione della impossibilità per i Comuni stessi di intervenire solo con risorse proprie.

Giovanni  D’Amico