IL CRAM A BUENOS AIRES, NEL 40° ANNIVERSARIO DELLA FEDAMO
Concluso con successo, in tre giorni di lavori, il Congresso degli Abruzzesi nel Mondo
di Goffredo Palmerini
BUENOS AIRES – E’ speciale anche in questo, Buenos Aires. Gli si danno ben due fondazioni. La prima, nel 1536, ad opera di Pedro de Mendoza che, inviato lì dal re di Spagna per contenere l’avanzata portoghese nel continente, con duemila uomini armati costruì sulla sponda del Rio de la Plata una fortezza in pietra. Ma quando i primi coloni cercarono di sottrarre terre e provviste ai Querandì, gli indigeni reagirono con estrema violenza e dopo quattro anni Mendoza se ne tornò in Spagna mentre i suoi uomini risalirono il corso del fiume fino al Paraguay per insediarsi in posti più tranquilli, nei dintorni di Asuncion. Più attendibile è la seconda fondazione, nel 1580, quando una nuova spedizione preparata in Paraguay discese fino al grande estuario del “fiume d’argento” al comando di Juan de Garay, il quale nei pressi del primo insediamento piantò l’albero della giustizia, nel posto dove attualmente sta la Plaza de Mayo, costituendovi intorno il primo nucleo urbano che chiamò “Ciudad de la Santisima Trinidad y Puerto de Santa Maria de los Buenos Aires”. Meno appetita di altre terre più ricche d’oro e d’argento, come il Perù e la Bolivia, dalle cui miniere Carlo V prosciugò ricchezze per il suo impero su cui il sole mai tramontava, Buenos Aires crebbe lentamente, sulle attività portuali e commerciali, ma anche sul commercio degli schiavi e il contrabbando. A fine Settecento contava trentamila abitanti. Nel 1806 gli inglesi tentarono la prima espansione coloniale nell’area, con uno sbarco a sud di Buenos Aires. Un tentativo d’invasione durato solo 46 giorni, debellato con l’arrivo da Montevideo delle truppe al comando di Santiago de Liniers. L’anno dopo, altro tentativo d’invasione, ricacciato dall’eroica difesa della città organizzatasi con il primo corpo di combattenti, chiamati “Patricios”.
E’ con l’invasione napoleonica della Spagna che i cittadini di Buenos Aires pensano di liberarsi della dominazione spagnola, insorgendo contro i luogotenenti del Regno e la guarnigione. Il 25 Maggio 1810 è una data che passerà alla storia dell’Argentina, giorno della rivoluzione di Buenos Aires – del quale quest’anno si celebra il Bicentenario – come l’inizio degli avvenimenti che portarono alla nascita della Nazione. Negli anni seguenti, infatti, il generale Josè de San Martin libererà dagli spagnoli tutta l’Argentina, con la proclamazione d’indipendenza il 9 Luglio 1816. Ma è nel 1850, con la nuova organizzazione politica del Paese, che Buenos Aires avvia la sua grande espansione. Gli antichi quartieri di Constitucion, Retiro e la Boca si integrano nella nuova città, che raggiunge così i 300 mila abitanti. Tra il 1867 e il 1871, però, un’epidemia di febbre gialla fa ventimila vittime. Le classi agiate lasciano il quartiere di Santelmo per ritirarsi a nord, dove costruiscono belle dimore dal raffinato stile europeo, sopra tutto francese, nei quartieri della Recoleta e Palermo, con vasti spazi verdi e giardini. Nel 1880 Buenos Aires diventa capitale dell’Argentina. Il sindaco dell’epoca, Torcuato de Alvear, la trasforma nella Parigi del sud America con una nuova urbanizzazione, con architetture di pregio e con il razionale reticolo d’ampie strade che sono tuttora la caratteristica della capitale argentina. A partire dal primo Novecento, con il notevole apporto dell’immigrazione in Argentina, sopra tutto dall’Italia, la città vede moltiplicare otto volte la sua popolazione. In quegli anni si dà impulso alla costruzione della rete metropolitana sotterranea, la prima del continente americano, e dagli anni Venti del secolo scorso ha inizio il forte sviluppo della città che farà di Buenos Aires una delle grandi capitali del mondo. Attualmente la città ha oltre 3 milioni d’abitanti, con i centri della cintura urbana ne conta quasi 10 milioni, mentre la provincia omonima oltre 13 milioni, quasi un terzo del Paese.
Dell’intera popolazione argentina, 40 milioni d’abitanti, più della metà ha origini italiane, un’altra buona parte radici spagnole. Buenos Aires, dove s’è maggiormente concentrato il flusso immigratorio, esprime al meglio il volto europeo nelle architetture, nei gusti, nella moda, negli idiomi e nella gastronomia. Per noi italiani sembra di stare a casa. Dovunque ti giri trovi persone che richiamano con orgoglio gli ascendenti nelle varie regioni italiane, sopra tutto nel nostro meridione. Anche per questo la capitale argentina, davvero una bella città, esalta le sue caratteristiche ammalianti ed inclusive, nell’architettura, nell’arte e nelle tradizioni culturali. E’ un paese straordinario, l’Argentina, per il calore e per l’indole della sua gente. Un paese ricco di risorse, estremamente vario e cangiante lungo l’enorme estensione longitudinale, dal tropico all’Antartide. Dalle vette della Cordigliera agli altipiani andini, dalle foreste tropicali ai grandi fiumi, dai ghiacciai immensi agli splendidi laghi, dai boschi alle praterie e alla sterminata steppa patagonica: una cornucopia di climi, bellezze ambientali e varietà naturali. Una terra generosa e feconda, un vero eden. Eppure, come d’altronde tutta l’America Latina, l’Argentina ha alle spalle una storia turbolenta, segnata dalle dittature, dai populismi, da corruzioni e profonde crisi economiche. L’ultima di queste crisi, sotto il corrotto governo del presidente Carlos Menem che svendette agli stranieri importanti aziende argentine, ma dei cui proventi in gran parte si persero le tracce, è stata davvero drammatica per il Paese. Dal 2003, con la presidenza di Nestor Kirchner, l’Argentina ha ripreso economicamente vigore, ha pagato il debito estero, ha cominciato a marciare con un trend di sviluppo intorno all’8 per cento, ha dato avvio ad una stagione d’importanti riforme sociali. Una stagione proseguita in continuità con il governo della presidente Cristina Fernandez, sulla scia dell’impostazione politica ed economica data da Kirchner, suo marito, improvvisamente deceduto due settimane fa destando un’enorme commozione nel Paese. Se l’impressione personale può valere qualcosa, dal 2006 in tre successive occasioni ho potuto osservare un Paese in crescente rinascita. Ora Buenos Aires è tutta un cantiere, il lavoro non manca, anche se ci vorranno ancora anni per recuperare i guasti sociali e le povertà che l’ultima crisi economica e finanziaria ha prodotto. Ma negli argentini è tornata la fiducia nel proprio avvenire, c’è un grande orgoglio e un forte senso della Nazione, palpabile è la voglia di recuperare gli anni perduti. Ed è questo che il popolo del grande, straordinario e finora sfortunato Paese davvero merita.
E’ in tale clima che a Buenos Aires, dall’1 al 3 novembre, si sono tenuti i lavori dell’annuale riunione del Consiglio Regionale degli Abruzzesi nel Mondo (CRAM). In Argentina – e nella capitale in particolare – c’è una consistente comunità abruzzese, apprezzata e stimata, ben organizzata in Associazioni che coprono l’intero territorio nazionale. La gran parte del mondo associativo di provenienza dall’Abruzzo si ritrova nella FEDAMO, la Federazione delle Associazioni Abruzzesi che quest’anno celebra il Quarantennale di fondazione. E’ stata dunque giusta ed opportuna la scelta del CRAM di tenere in Argentina – nel Bicentenario del Paese, in omaggio ai 40 anni della FEDAMO e in rispetto della numerosa comunità regionale – l’annuale convegno dei delegati abruzzesi provenienti da tutto il mondo. Un’occasione importante per conoscere direttamente le differenti realtà continentali dell’emigrazione abruzzese, mettere a confronto esperienze, discutere come meglio organizzare le politiche della Regione per le proprie comunità all’estero e come investire sulla rete associativa regionale perché il brand Abruzzo si affermi in quei mercati attraverso produzioni di qualità e le eccellenze che la regione può vantare. E l’organizzazione e l’accoglienza predisposte dalla FEDAMO, sotto la guida della presidente Alicia Carosella che è anche consigliere del CRAM, sono state eccellenti in ogni punto, all’altezza della sfida che il Consiglio Regionale degli Abruzzesi nel Mondo si riproponeva di lanciare per il suo futuro. In assenza dell’assessore all’Emigrazione, Mauro Febbo, le funzioni di presidente del CRAM sono state assolte dal vicario Franco Santellocco, con pienezza di poteri, con una guida sapiente dei lavori e con accorta capacità di mediazione. D’altronde, non era per nulla semplice e scontato, dopo due anni segnati dall’azzeramento dei capitoli di spesa destinati alle attività del settore Emigrazione per via dei tagli al bilancio effettuati dalla Regione per il rientro del disavanzo sanitario, o piuttosto da una palese sottovalutazione del ruolo e della rilevanza delle comunità abruzzesi all’estero.
E’ quanto ha messo subito in chiaro Franco Santellocco nella relazione introduttiva, soffermandosi sul ruolo dell’associazionismo, richiamando l’esigenza per lo Stato e le Regioni di rafforzare le rispettive politiche perché gli Italiani nel mondo possano essere ancor più utili all’Italia, superando quella marginalità d’interesse che inibisce una piena consapevolezza delle opportunità e del sistema di valori residente nelle comunità italiane all’estero. Questo, in sintesi, il succo della relazione d’apertura svolta all’assemblea dei delegati, con accanto i Consiglieri regionali Franco Caramanico, Ricardo Chiavaroli e Antonio Prospero, componenti del CRAM. Presenti ai lavori il sen. Esteban Caselli, origini molisane, e l’on. Giuseppe Angeli, abruzzese di Orsogna, entrambi residenti in Argentina ed eletti al Parlamento italiano nella Circoscrizione Sud America, che hanno portato il loro saluto. Presenti ai lavori il Console Generale d’Italia a Buenos Aires, Giancarlo Curcio, e il consigliere del CGIE, Gian Luigi Ferretti. Dopo il saluto della presidente della FEDAMO, Alicia Carosella, aprono la serie degli interventi i Consiglieri regionali. Antonio Prospero al suo saluto unisce il messaggio scritto affidatogli dal presidente della Regione, Gianni Chiodi, un caloroso ideale abbraccio agli abruzzesi nel mondo dei quali ha sopra tutto richiamato la straordinaria prova di solidarietà verso le popolazioni terremotate dell’Aquila, assicurando che, pur tra notevoli difficoltà, la ricostruzione della città capoluogo d’Abruzzo e dei borghi distrutti dal terremoto presto avrà inizio. Ricardo Chiavaroli, latore d’un bel messaggio del presidente del Consiglio Regionale d’Abruzzo, Nazario Pagano, al suo impegno convinto nel CRAM associa la diretta esperienza d’emigrato, nato in Venezuela. Ringrazia la FEDAMO e la sua presidente per la perfetta organizzazione dell’evento e per il forte coinvolgimento dei giovani nella Federazione. Franco Caramanico unisce al saluto la solidarietà all’Argentina per la scomparsa dell’ex presidente Kirchner. Dichiara d’aver trovato un Paese molto diverso da quello visto dieci anni fa e ne loda i grandi passi avanti. Parla dell’emigrazione italiana, di quanto essa fece per la ricostruzione dell’Italia post bellica, di quanto può fare ora per il made in Italy, essendo i connazionali all’estero i nostri migliori ambasciatori. Garantisce, come i suoi due colleghi Consiglieri, il pieno sostegno alle attività del CRAM in seno all’istituzione regionale.
Il presidente Santellocco si attende dai lavori una svolta, non solo nel ruolo della Consulta, ma anche dei contenuti stessi delle politiche verso i corregionali all’estero, dei quali dovranno essere valorizzate le attitudini a sensori delle opportunità economiche per l’Abruzzo. E l’organizzazione del CRAM in Commissioni tematiche a tanto mira. Affida quindi a Goffredo Palmerini il compito di commemorare due importanti personaggi dell’emigrazione abruzzese, recentemente scomparsi. In rapidi tratti, Palmerini ricorda Enzo Ilario, consigliere del CRAM, di Città Sant’Angelo, scomparso il 29 novembre 2009 a soli 54 anni, pochi giorni dopo l’ultima assemblea tenutasi a Giulianova. Dirigente sindacale nel settore trasporti dell’UGL, Enzo Ilario aveva una spiccata sensibilità sociale. Al mondo del lavoro abruzzese associava un grande interesse anche per il mondo dell’emigrazione, del quale seguiva gli aspetti politici e sociali con passione ed attenzione. Per le sue qualità l’allora Segretario Generale dell’UGL, Renata Polverini, l’aveva chiamato a Roma come Segretario nazionale. Palmerini passa quindi a commemora un altro abruzzese di vaglia, Remo Guardiani, deceduto nel settembre scorso. Nato nel 1935 a Tocco Casauria, subito dopo gli studi tecnici, Remo Guardiani prese la via dell’Australia. In quella terra, a Melbourne, egli ha fatto valere le sue doti d’intraprendenza e laboriosità, affermandosi come imprenditore nel campo delle costruzioni edili e civili. Ma il meglio di sé, come solitamente accade nelle nostre comunità all’estero, Guardiani lo ha riservato all’associazionismo, all’organizzazione ed alla crescita del ruolo della comunità abruzzese in seno alla metropoli australiana, facendo nascere la Federazione delle Associazioni Abruzzesi d’Australia, della quale per diversi anni è stato presidente. Persona volitiva e generosa, con la sua determinazione accompagnò la costruzione d’un imponente complesso, la “Casa d’Abruzzo”, realizzato su un terreno di quasi 8 ettari, corredato da diversi impianti sportivi, un centro di numerose attività sociali e culturali. Remo Guardiani, per la sua opera appassionata, può davvero essere definito un pioniere del nostro associazionismo in Australia, una figura di spicco che ha onorato l’Abruzzo non solo per il prestigio meritato per le doti imprenditoriali, ma anche per la stima conquistata alla comunità abruzzese della quale è stato davvero un esponente di riferimento. A conclusione dell’intervento il consigliere Palmerini, in quanto aquilano, ha ringraziato le comunità italiane ed abruzzesi di tutto il mondo per le meravigliose prove di vicinanza e solidarietà manifestate verso L’Aquila e i paesi terremotati. Lo ha fatto a titolo personale e, in ragione dei tre decenni vissuti come amministratore e vice Sindaco dell’Aquila, anche a nome della città capoluogo, nei confronti degli Abruzzesi all’estero che sono stati punte di diamante nelle iniziative di raccolta degli aiuti, estremamente utili per la ripresa della vita civile e sociale dei centri terremotati dell’Abruzzo.
Non di circostanza il saluto del Console Generale, Giancarlo Curcio, in procinto di lasciare Buenos Aires per altri incarichi. Porta il suo contributo ai lavori richiamandone la rilevanza e sottolineando l’impegno della comunità italiana a favore dell’Aquila e dei paesi colpiti dal sisma. Per altro riferisce, con legittimo orgoglio, che gli uffici del Consolato hanno portato a termine le operazioni per il riconoscimento della cittadinanza italiana su tutte le istanze presentate, grazie a un grande sforzo organizzativo. Santellocco, a nome dell’assemblea, ringrazia il Console per l’opera appena conclusa, a dimostrazione che volontà ed efficienza fanno miracoli. Gli testimonia la gratitudine della comunità abruzzese e gli augura sicuro successo per il prossimo prestigioso incarico diplomatico. E’ l’ora di entrare nel vivo dei lavori. E lo fa Franco Marchetti, presidente della Federazione Abruzzese in Brasile (Feabra), da un lato riferendo i buoni successi del progetto pilota ByAbruzzo, finanziato due anni fa dal CRAM e dall’assessorato all’Agricoltura, gestito dalla Feabra a San Paolo per promuovere il turismo e l’enogastronomia abruzzese, dall’altro lamentando senza mezzi termini certe prese di posizione di qualche amministratore regionale che, privo d’una reale conoscenza dei fatti, ha rilasciato dichiarazioni alla stampa, come la chiusura in Brasile della sede che la Regione non ha, che hanno arrecato imbarazzo e danno alle attività di ByAbruzzo. Un modo d’operare che va corretto subito, per avviare invece collaborazioni utili a conseguire altri positivi risultati sul mercato brasiliano, dove i vini abruzzesi vanno conquistando interessanti spazi commerciali. Di risolvere gli inconvenienti lamentati presso la Giunta si fanno subito carico i tre Consiglieri regionali, anche perché dal buon esito del progetto in Brasile dipendono iniziative similari in altri Paesi. Seguono gli interventi dei componenti del CRAM che riferiscono sulle problematiche dei singoli Paesi, sui progetti in cantiere, sulle iniziative d’aiuto per i centri colpiti dal sisma dell’aprile 2009. Prende la parola Levino Di Placido (Belgio), seguono Simeone Di Francesco (Australia), Rosetta Romagnoli (Usa), Mario Di Cicco (Sud Africa), Johnny Margiotta e Gabriela Marcacci (Venezuela), Patrizia Santurbano, Augusto Cicchinelli e Giuseppe Mangolini, quindi Enzo Alloggia (Svizzera) e Anna Maria Di Giammarino (Cile). Riferimenti puntuali, più d’uno spunto critico per l’assenza di fondi o per alcune disattenzioni degli organi regionali, ma anche valide proposte per il futuro. Si conclude a tarda ora la prima giornata dei lavori.
Si riprende di buonora, martedì 2 novembre, con gli interessanti contributi di Joaquin Negri (Argentina), Francesco De Santis (Lussemburgo), Giovanni Scenna (Argentina), Rocco Artale (Germania), Ivana Fracasso (Canada), Gabriele Marchese, sindaco di San Salvo, a nome dei comuni abruzzesi (Anci), Angelo Di Ianni (Canada), Joe Delle Donne (Australia), Diana Mazzone (Anfe), Rita Blasioli (Brasile), Mario Di Vincenzo (Uruguay), Angela Di Benedetto (Canada), poi Luciano Luciani, Enzo La Civita e Paolo Federico. Il presidente Santellocco consente d’intervenire anche agli ospiti. Giovanni Margiotta, presidente della Federazione delle Associazioni Abruzzesi in Venezuela, illustra efficacemente lo sviluppo associativo della Federazione sotto la sua gestione, il ruolo crescente assegnato ai giovani, i risultati della Prima Settimana Abruzzese tenutasi a Caracas nel novembre 2009 e il programma della seconda edizione che si terrà a fine mese a San Cristobal. Non chiede soldi, ma invoca presenza e collaborazione della Regione. Saluta con compiacimento la soluzione al problema delle polizze sanitarie, 80 mila euro del CRAM, per i corregionali bisognosi in Venezuela, che saranno assegnate con criteri uniformi concordati tra Fondazione Abruzzo Solidale, Federazione, Associazioni e Consolato. Lucio Ricci, presidente Filef Abruzzo, ringrazia per l’invito a partecipare ai lavori del CRAM, di cui è stato componente fino all’ultimo mandato. Riferisce sui tanti progetti presentati dalla Filef negli anni scorsi, cofinanziati da UE, Regione e Comuni. Una strada da perseguire ancora. Chiede modifiche alla legge istitutiva del CRAM, specie riguardo alle rappresentanze riservate alle associazioni che si occupano d’emigrazione.
Al riguardo della riforma della legge, l’ampio dibattito nei primi due giorni di convegno ha definito un’ipotesi di lavoro che porterà entro tre mesi alla formulazione d’una proposta da parte dell’ufficio di presidenza del CRAM, sulla quale i componenti del Consiglio, anche consultando le proprie Associazioni, nei successivi tre mesi potranno fare osservazioni, avanzare emendamenti e integrazioni. La proposta andrà poi all’attenzione del Consiglio Regionale per la discussione e l’approvazione in legge. La soluzione mette tutti d’accordo, come la proposta di budget per le attività del CRAM. Giudicato negativamente l’azzeramento negli ultimi due esercizi finanziari regionali dei fondi destinati alle attività del settore Emigrazione, tutti i delegati hanno tenuto a rimarcare quanto ciò sia stridente rispetto alle affermazioni d’attenzione politica verso le comunità all’estero e verso il loro stesso straordinario impegno profuso nei confronti dell’Aquila e dei centri colpiti della tragedia del sisma del 2009. Un impegno che, oltre alla vicinanza morale, ha comportato aiuti concreti alle popolazioni che assommano a diversi milioni di euro. Altrettanta attenzione, se non altro quale indice di considerazione, compete alla Regione, ripristinando un dignitoso stanziamento per le politiche riferite all’emigrazione. Dalla sintesi di progetti e proposte d’attività per il 2011, il cui importo sarebbe ben superiore, ci si attesta su un budget complessivo di 1 milione e 200 mila euro, più le spese di funzionamento, che raccoglie l’unanimità dei consensi. I Consiglieri regionali Caramanico, Chiavaroli e Prospero, per loro dichiarato impegno, saranno buoni ambasciatori presso la Giunta per inserire lo stanziamento nel bilancio regionale e in Consiglio per l’approvazione nella legge finanziaria regionale.
Nella mattinata del 3 novembre gli incontri delle Commissioni tematiche, l’assenso all’iscrizione nell’albo regionale del Consiglio Nazionale Associazioni Abruzzesi e Molisane in Italia (CNAAM), l’approvazione all’unanimità del documento conclusivo d’indirizzo politico programmatico, da rimettere al presidente del CRAM, l’assessore Mauro Febbo, ai presidenti della Regione Abruzzo, Gianni Chiodi, e del Consiglio Regionale, Nazario Pagano. L’annuale meeting degli Abruzzesi nel mondo si chiude nel segno dell’unità e d’una fiducia che attende effettivi riscontri dagli organi politici della Regione. Un convegno svolto senza veli, produttivo di proposte valide e d’un nuovo modo di lavorare, un salto di qualità senza dubbio, che fa giustizia della strumentalità d’una polemica sui costi del congresso in Argentina, in effetti non superiori a quelli che si sarebbero sostenuti in Abruzzo. Senza tener conto del significato morale dell’omaggio reso alla comunità abruzzese in Argentina e alla FEDAMO, nel 40° anniversario della fondazione. Viva soddisfazione, dunque, venata solo dalla tristezza all’arrivo delle notizie dal Venezuela sul sequestro di Giancarlo Colasante e poi sulla sua brutale uccisione. Giancarlo Colasante, 29 anni, componente del Comitato Giovanile, era una delle figure di punta della comunità abruzzese di Caracas. Commosso il cordoglio del CRAM alla famiglia. Da segnalare, infine, il successo dell’Abruzzo all’iniziativa “Buenos Aires Celebra Italia” sul valore dell’immigrazione italiana in Argentina organizzata dalla Municipalità di Buenos Aires per il 31 ottobre, poi rinviato al 7 novembre a seguito del lutto nazionale per la morte dell’ex presidente Kirchner. Gli stand dell’Abruzzo, allestiti sull’Avenida de Mayo con vini e prodotti gastronomici abruzzesi e con materiale turistico, presenziati dalla FEDAMO, hanno raccolto notevoli consensi. Ne va merito agli assessorati all’Agricoltura e al Turismo della Regione Abruzzo, che hanno saputo cogliere questa importante opportunità. Alla FEDAMO, ai suoi splendidi giovani, all’infaticabile motore organizzativo Matias Mandl, che non si è risparmiato neanche nella sua ironia sottile, e alla solerte presidente Alicia Carosella la gratitudine del CRAM e dell’Abruzzo.