Italiani all'Estero

Tre architetti alla corte di Ponce De Leon

Chieti, 20 Dicembre ’10, Lunedi.  S. Teofilo – Anno XXXI n. 471 – www.abruzzopress.infoabruzzopress@yahoo.it – Tr. Ch n. 1/81


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Ap – Dalla Florida

Tre architetti

alla corte

di Ponce De Leon

di Lino Manocchia

GAINENISVILLE (Florida), 20 Dicembre ’10 – Paola Branciaroli (foto con docente, a sinistra) architetto di trentuno anni che svolge il suo lavoro con passione.

Laureata presso la  Facoltà di Architettura dell’Università G. D’Annunzio di Chieti-Pescara nel  2005, conduce attività di ricerca presso il Dipartimento Ambiente Reti e Territorio della stessa Facoltà e lavora presso lo Studio professionale del padre.

Dopo un magnifico periodo trascorso presso l’Università di Genisville  ed effettuato un round nei principali punti della Florida, è pronta a tornare a Pescara. Paola, curiosa ed attratta da ogni esperienza, ama viaggiare per scoprire e vivere realtà diverse. Ecco un consuntivo dei suoi tre mesi di esperienza… americana…

Paola, cosa  ti ha colpito maggiormente entrando in un’Università Americana?

«La cosa che più mi ha colpito è che l’Università non è fatta solo di edifici, ma dal verde che crea una rete tra di loro diventando il vero luogo dove vivono gli studenti… perfino esami e lezioni si svolgono spesso all’aperto, all’ombra d’incredibili alberi.»

L’architettura ha tante regole. Quale più raccomandi?

«La cosa più importante che ho avuto modo di apprezzare e che solo raramente è possibile ottenere, è il rapporto che si può istaurare tra l’Architettura ed il mondo sociale. Favorire il senso di socializzazione tra le persone è per me la cosa che da più significato all’architettura stessa e al modo di viverla in maniera diversificata a seconda delle necessità.»

Un rapido  riassunto del  lavoro svolto in America per il tuo progetto di ricerca ? Paola, in bici all’Università >

«Durante il trimestre trascorso a Gainesville, presso la University of Florida – College of Design, Construction and Planning, da settembre a novembre 2010, ho svolto una parte della mia ricerca di

Dottorato in Architettura e Urbanistica che sto portando avanti presso la Scuola Superiore “G. d’Annunzio” di Chieti-Pescara  (tutor: prof. Pepe Barbieri – co-tutor prof. Piero Rovigatti). Il mio studio riguarda l’importanza dello Spazio Pubblico come meccanismo di recupero e rinascita nel  post-disastro, partendo dal terribile terremoto che ha afflitto la città dell’Aquila, lo scorso 6 Aprile, e quindi nella ricostruzione spaziale/sociale di una comunità e amplificazione di quello che avviene o dovrebbe avvenire in condizioni di ordinarietà, a seguito degli eventi calamitosi. Con l’aiuto della Prof.ssa Martha Kohen della School of Architecture della University of Florida, International tutor della mia ricerca, ho implementato la ricerca con un comparativo Italia/Louisiana prendendo in considerazione l’Uragano Katrina che ha colpito lo Stato della Louisiana e in particolare New Orleans

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ABRUZZOpress – N. 471 del 20 dicembre ’10                                                                                                                           Pag 2

nel 2005. I meeting con i professori dell’Università ospitante mi hanno fornito ulteriori nozioni ed utili contatti con i docenti che si sono occupati della tematica nelle diverse parti degli Stati Uniti. Il viaggio a New Orleans mi ha consentito di fare indagini sul campo e interviste a docenti delle due principali Università (la School of Architecture at Tulane e la School of Urban Planning and Regional  Studies at

University of New  Orleans).»

Questa esperienza l’hai vissuta da sola o con altri?

«L’ho vissuta con altri due colleghi: Cesare Corfone e Roberta Di Ceglie (foto) che all’interno del mio stesso Dottorato svolgono tematiche di ricerca diverse.»

Tra il 2000 e 2010 oltre 300 mila persone hanno lasciato l’Italia. Il fenomeno, tra i giovani in fuga, avviene  per lavoro o per amore?

«Sicuramente i giovani vanno all’estero non per fuggire, ma per perfezionare ciò che hanno già imparato e prepa-rarsi nel modo migliore al mondo del lavoro. Non sono da sottovalutare anche i casi in cui i ragazzi per disperazione si rifugiano all’estero per essere meglio apprezzati.»

L’Architettura è più un’arte o un mestiere?

«Probabilmente l’Architettura è sia un’arte sia un mestiere… sicuramente deve essere un  mestiere fatto ad opera d’arte…»

Visitando la città scoperta dal capitano Ponce de Leon in cerca dell’acqua della giovinezza, avete assag-

Giata quell’acqua?

«Non potevamo non assaggiare l’acqua della giovinezza a Saint  Augustine, il paese più antico di tutti gli Stati Uniti, guardando come si porta bene i suoi anni!»

A volo pindarico, descrivi alcune indimenticabili impressioni della tua visita ai centri della Florida.

«Louisiana Città: colore, folclore, humour della cittadinanza. Gainesville: i colori blu e arancio e l’odore di barbecue del Tailgate nel Campus nei giorni delle  partite di Football; Saint’Augustine: la musica  ed i colori dello Spanish Quarter Village; Pensacola Beach: il bianco delle spiagge che  sembrano innevate; Sarasota: la disponibilità delle persone e la  tranquillità di una città che sembra quasi sospesa nel tempo; Orlando: l’allegria e la spensieratezza di un mondo sognato da sempre; Miami Beach: il colorato caos di Ocean Drive e di  Lincoln Road, ma anche per la pace delle spiagge e dei parchi tra cui il Christmas Park a Coral Gable; New  Orleans: per i colori di frutta e verdura del French Market e il folklore serale del French Quarter, in particolare di Barbour Street, nel periodo di  Halloween, con il lancio delle variopinte collane dai balconi per omaggiare le belle ragazze.»

Pronta per  tornare a casa dopo una “lunga” assenza?

«Il sentimento che provo nel tornare a casa è duplice: da un lato la tristezza di non poter più vivere il fantastico Campus Americano e non poter scoprire ancora altre cose; dall’altro la felicità nel riabbracciare tutte le persone che mi vogliono bene.»

I tuoi rapporti con la cucina “americana”?

«Ottimi: il Barbecue ed il Seafood sono i miei piatti preferiti. In generale ho cercato di assaggiare tutto, perfino il tacchino del Thanksgiving, la più importante festa americana insieme al Natale. L’unica cosa che ho evitato sono stati i fast-food che già  conoscevo.»

Tanti Auguri Architetto Paola Branciarolo.

LINO MANOCCHIA

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