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Ap – L’Altra Storia
La ribellione di un Balilla
Oppure: che botta da maestri
di Filippo Giannini
Mi è capitato tra le mani un articolo de Il Riformista a firma di Ritanna Armeni, di cui riporto uno stralcio: «Metternich nel 1847 definì l’Italia un’espressione geografica. Oggi, a guardare il modo in cui siamo trattati a livello internazionale, quella definizione torna alla mente.» Di contro voglio riportare alcuni giudizi, e inizio da quello di Winston Churchill, espresso poche ore dopo aver appreso la morte dei Benito Mussolini, morte, per quanto ne so voluta e organizzata proprio dal Premier inglese; questi ha scritto: «Le grandi strade che egli tracciò resteranno un monumento al suo prestigio personale e al suo lungo governo (…). Così terminò la dittatura di Mussolini in Italia, durata ventun anni, durante i quali egli aveva sollevato il popolo italiano dal bolscevismo, nel quale avrebbe potuto sprofondare nel 1919, A UNA POSIZIONE IN EUROPA QUALE MAI L’ITALIA AVEVA RAGGIUNTO PRIMA (…).» E ancora, per dimostrare che l’espressione geografica non sempre è stata tale, ma… sì, c’è sempre un ma. Infatti: il giornalista Massimo Zamorani nel 1964 scrisse: «Nel Ventennio di Mussolini, L’ITALIA PER LA PRIMA VOLTA DOPO ROMA, DIVENNE E AGI’ DA SOGGETTO E NON PIU’ DA OGGETTO NELLA STORIA DEL MONDO.»
L’intellettuale francese Claude Ferrere osserva (e siamo al 1946 in piena paranoia antifascista): «Il mio giudizio su di Lui (maiuscolo nel testo, nda) non è cambiato; Benito Mussolini nella storia d’Italia viene subito dopo Giulio Cesare. Il bene che Mussolini ha fatto all’Italia è, malgrato tutto, incommensurabile. Mussolini fu tradito, assassinato e in maniera così ignobile che il massacro della intera famiglia dello Zar impallidisce di fronte agli orrori che hanno accompagnato la fine del Duce e a quelli che sono stati riservati al suo cadavere. Alcuni italiani si sono vendicati di un Capo troppo grande per loro, le cui stesse benemerenze apparivano troppo gravose. E tutti i governanti di Europa anche se non osarono approvare apertamente, gioirono in segreto. Dinanzi a quell’Uomo erano afflitti da un complesso di inferiorità insopportabile, come era accaduto tempo prima con Napoleone. DUEMILA ANNI OR SONO PER LE STESSE RAGIONI, VENNE UCCISO GIULIO CESARE.»
Quali furono le cause? Ecco come lo storico Zeev Sternhell, ebreo, professore di Scienze Politiche presso l’Università di Gerusalemme, col saggio “La terza via fascista” (Mulino, 1990), descrive quanto accennato: «Il Fascismo fu una dottrina politica, un fenomeno globale, culturale, che riuscì a trovare soluzioni originali ad alcune grandi questioni, che dominarono i primi anni del secolo.» L’autore continua a spiegare: «Le ragioni dell’attrazione esercitata dal Fascismo su eminenti uomini della cultura europea, molti dei quali trovarono in esso la soluzione dei problemi relativi destino della civiltà occidentale.» Sono proprio le soluzioni sociali ad attrarre maggiormente il giudizio del professore di Scienze Politiche: «Il corporativismo riuscì a dare la sensazione a larghi strati della popolazione che la vita fosse cambiata, che si fossero dischiuse delle possibilità completamente nuove di mobilità verso l’alto e di partecipazione.» In queste ultime osservazioni possiamo intravedere le cause che portarono, da lì a pochi anni, alla “svolta” drammatica.
La cosa può apparire ancora più chiara leggendo un’altra considerazione sempre di Sternhell: «Il potere dello Stato incide sulla mobilitazione dell’economia nazionale, sulle possibilità di programma-zione economica su larga scala e favorisce l’unità morale e l’unanimità spirituale delle masse.»
La lotta politica a livello mondiale si sposta sul binomio: civiltà del lavoro e civiltà del denaro; questo asserto sarà la base che ci porterà a comprendere le cause della più grande tragedia che investì l’umanità: la Seconda Guerra Mondiale.
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ABRUZZOpress – N. 111 dell’ 1 aprile ’11 Pag 2
Ed è ancora una volta uno storico, Rutilio Sermonti (L’Italia nel XX Secolo), ad interpretare le cause di quella grande tragedia: «La risposta poteva essere una sola: perché esse (le Democrazie, ndr) volevano un generale conflitto europeo, quale “unica risorsa” per liberarsi della Germania, formidabile concorrente europeo – e, soprattutto, dell’Italia. Questo è necessario comprendere se si aspira alla realtà storica: “soprattutto dell’Italia”.» Era necessario, quindi, portare l’Italia a fianco della Germania ed eliminare in un colpo i due pericoli. Conclude Sermonti: «Esattissima si dimostrò l’altra convinzione degli alleati occidentali, secondo cui l’uomo Hitler era assai meno smaliziato e più proclive a farsi “saltare i nervi” che non Mussolini, e quindi il “punto debole” psicologico dell’Asse era lui, al fine di coinvolgere anche il secondo e l’Italia.» E con operazioni diaboliche l’intento riuscì; prima facendo coinvolgere l’Italia nell’operazione etiopica, quindi in Spagna, poi precludendo ogni possibilità di accordo con altre potenze lasciando l’unica porta aperta, quella con la Germania e, non ultime, le provocazioni sistematiche come, ad esempio, il caso di 1340 sequestri di bastimenti e navi di linea, operazione messa in atto dalla marina militare anglo-francese, tra la seconda metà del 1939 e la prima metà del 1940; vedere i due Rapporti Luca Pietromarchi, con quale intento se non quello di spingerci alla guerra?
Quindi, per quanto sopra, anche se solo sommariamente accennato, in quegli anni l’Italia era tutt’altro che una Espressione Geografica. Infatti, ecco un altro giudizio di un politico inglese di primissimo livello: «Mussolini è un uomo che inevitabilmente, in qualunque paese, sarebbe passato in primissima linea. Egli è fascista perché è italiano, ma non vi è paese al mondo nel quale egli non sarebbe stato fra i capi. Mussolini oggi non fa che tentare di correggere le manchevolezze espresse nel carattere degli italiani dalle vicissitudini della storia. La mia incondizionata ammirazione e “personal affection” per il Duce la cui grandezza va ogni giorno crescendo davanti al mondo.» E guidati da un uomo simile, l’Italia poteva essere una Espressione Geografica? Poi vennero i Berlusconi, i Gianfranco Fini, i Togliatti, i Pertini, i Bersani, i Di Pietro ecc., di conseguenza non potevamo che tornare a come Metternich battezzò l’Italia: Espressione Geografica. Italiani, siete stati proprio bravi! Che botta da maestri!
TORNERO’ SULL’ARGOMENTO, ma voglio terminare con una osservazione di Pietro Sella che parte dal dramma che stiamo vivendo per l’immigrazione senza controllo, dramma di questi giorni. «Ma lo sforzo maggiore della cupola internazionalista è oggi quello finalizzato a balcanizzare l’Europa. Lo tsunami migratorio è stato individuato come lo strumento più adatto. Più minoranze ci sono, più il vecchio Continente risulterà instabile. L’Europa sarà tenuta in permanenza sull’orlo della guerra civile, una guerra già latente fra i vari gruppi razziali.»
Se tutto ciò – e tanto, ma tanto altro ancora – fosse vero, valeva la pena di perdere la guerra per cadere in cotante mani?
F.G.