Dopo la notizia apparsa su un quotidiano locale circa la possibile aggregazione dell’università di Teramo a quella dell’Aquila i consiglieri regionali del Pd Claudio Ruffini e Giuseppe Di Luca intervengono nel dibattito criticando duramente il Presidente Chiodi ed i vertici regionali.
“La A.s.l. di Teramo è diventata il cavallo di Troia per conquistare l’Università di Teramo” dicono gli esponenti del Pd “le azioni del manager Varrassi, che utilizza i professori universitari aquilani nelle Asl teramane, permettono al rettore dell’Università dell’Aquila, Di Iorio, di inglobare la giovane università teramana.L’azione della A.s.l. di Teramo e dell’Università dell’Aquila somigliano tanto ad una colonizzazione del territorio teramano che vive un particolare momento di debolezza economica e politica.”
Per Ruffini e Di Luca questa situazione sta producendo molto malessere sui territori interessati. Chiodi se n’è accorto ?! Le accuse del Pd sul rischio colonizzazione di Teramo sono precise e ruotano intorno a due vecchi capisaldi della provincia di Teramo: le Asl e l’Università, ormai ridotte a comparsate da gestioni poco autorevoli e per nulla attente alla difesa del territorio.
“Il teramano sta vivendo davvero un periodo difficile” spiegano Di Luca e Ruffini “se nessuno si fa sentire quando il rettore dell’Aquila parla di inglobare la piccola università teramana vuol dire che le istituzioni sono assenti. Il Pd è contrario all’azzeramento della nostra realtà accademica. Se Di Iorio vuole togliere l’autonomia a Teramo noi diciamo che è un errore” sottolinea Ruffini “penso piuttosto ad una collaborazione o ad una condivisione strategica. Mi piacerebbe conoscere se Chiodi condivide il mio pensiero.”
La convenzione tra l’Università dell’Aquila e la A.s.l. di Teramo ha acceso un forte dibattito politico con molti punti interrogativi.
“Il nuovo manager ha fatto un’operazione senza quantificare i costi” incalzano Ruffini e Di Luca “non è in discussione la professionalità dei professori aquilani ma si tratta di capire fino in fondo se queste sostituzioni provvisorie sono davvero convenienti. Ora il costo dei primari in convenzione è composto da tre elementi: la didattica, la ricerca e la clinica. Le prime due le paga l’Università, la clinica invece la paga la Asl. Varrassi ci dice che costano poco. Chiediamo di conoscere quanto poco visto che nutriamo dei dubbi sull’economicità di questa operazione. Al costo in parola c’è da aggiungere le difficoltà ambientali che si creano con gli operatori sanitari del reparto sui quali gravano i turni di lavoro e tutte le attività ordinarie: la presenza dei primari universitari è limitata a poche ore settimanali.”
Per i consiglieri del Pd infatti il manager della Asl di Teramo si è spinto troppo in fretta in questa convenzione e sopratutto prima che la Regione emanasse le linee guida per la redazione degli atti aziendali delle Asl e prima che si conoscessero il numero dei primariati nelle unità operative complesse (U.O.C.).
Secondo Di Luca e Ruffini può accadere che con il nuovo Piano delle U.O.C. gli attuali primari in carica restino senza unità operativa. Ma il vero problema è che questi manterrebbero la propria posizione economica da primari senza difatto svolgerne la funzione.
Dal Commissario alla Sanità Chiodi, vorremmo sapere: “ Dov’è il risparmio nel tenere dei primari senza primariati a cui si aggiungono i costi della clinica da corrispondere ai professori universitari aquilani? Questo sistema non costa di più?”
“Sicuramente”, concludono Di Luca e Ruffini “Ci verrà detto che la presenza dei primari universitari è provvisoria in attesa delle disposizioni regionali;” e aggiungono, “Ma dove è accaduto che un atto provvisorio viene revocato? Quasi sempre il provvisorio diventa definitivo.”