93Chieti, 24 Maggio ’11 – Mar. S. Vincenzo – Anno XXXII n. 181 – www.abruzzopress.info – abruzzopress@yahoo.it – Tr. Ch 1/81
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Ap – L’Altra storia
De Legibus ad personam – Seconda parte
di Filippo Giannini
Cosa avveniva nell’altra parte?
Finora abbiamo esaminato solo alcune delle nobili persone che hanno condannato il “male assoluto” ed ora, quale persona informata dai fatti (mi sembra che oggi si dica così!), diamo uno sguardo alle malefatte compiute dal male assoluto (solo questo termine caratterizza la capacità intellettuale di colui che lo concepì. Ma andiamo avanti).
Vogliamo iniziare come l’essere demoniaco concepiva le leggi ad personam? Tutti sanno, o dovrebbero sapere, dato che ci sono in giro tanti capiscioni, che a guerra terminata Donna Rachele, quando si accinse a chiedere la pensione del marito, sorsero mille difficoltà, in quanto Benito Mussolini aveva sempre rifiutato ogni compenso. Esattamente come agiscono le anime candide citate all’inizio di questo scritto.
Repubblica Sociale Italiana (ahi, ahi, ahi), anche qui il mostro in assoluto, mettendo in atto la sua legge ad personam rifiutò ogni emolumento, sino a quando Giovanni Dolfin, capo della Segreteria particolare, si trovò in difficoltà per espletare le esigenze degli uffici. Il Ministro Pellegrini-Giampietro, in una memoria pubblicata su Il Candido del 1958, ha scritto:
«Nel novembre era stato preparato un decreto, da me controfirmato, con il quale si assegnava al capo della RSI, l’appannaggio mensile di 120 mila lire. Il decreto, però, che doveva essere sottoposto alla firma del Capo dello Stato, fu da lui violentemente respinto una prima volta. Alla presentazione, effettuata dal Sottosegretario di Stato, Medaglia d’Oro Barracu, seguì una seconda del suo Segretario particolare Dolfin. A me, che, sollecitato da Dolfin e dall’economo, ripresentai per la terza volta il decreto, Mussolini disse: “Sentite Pellegrini, noi siamo in quattro: io, Rachele, Romano e Annamaria. Mille lire ciascuno sono sufficienti”. Dovetti insistere per fargli notare che, a parte l’insufficienza della cifra indicata, in relazione al costo della vita, occorreva tener conto delle spese della sua casa e degli uffici. Dopo vive sollecitazioni finì per accettare, essendo egli anche Ministro degli Esteri, solo l’indennità mensile di 12.500 lire assegnata ad ogni ministro. Nel dicembre 1944, però mi inviò una lettera che pubblicò, rinunciando ad ogni e qualsiasi emolumento, ritenendo sufficienti alle sue necessità i diritti d’autore.» Amici lettori, non vi pare di vedere le stesse azioni di quei passerotti, sopra ricordati, che rifiutano ostinatamente ogni aggiunta di pensione a quelle già ricchissime che si sono autoconcessi, con furbatine, (neanche a dirlo!) assolutamente democratiche ?
Qualcuno potrebbe osservare: sì, Lui, ma i fascisti?, ammazzali loro!
Beh! Giudicate voi. A guerra terminata nel bel mezzo della caccia al fascista e delle inquisizioni cui erano sottoposti, lo Stato democratico e finalmente libero (di rubare!) aprì un’inchiesta a carico di 5005 (cinquemila e cinque) gerarchi e alti funzionari del mai sufficientemente deprecabile infausto Ventennio, inchiesta tendente ad accertare quanto i fascisti avessero rubato. L’operazione di indagine andò avanti per un paio di anni. Ma a farsa, si somma farsa. Come scritto non si trovò nulla di illegale; un bel giorno apparve su tutti i giornali (politicamente corretti) la notizia: «Trovato il tesoro di Italo Balbo; è nascosto in una cassetta di sicurezza in una banca.» Il giorno deciso dagli inquirenti per aprire la cassetta inquisita furono convocati operatori, giornalisti, il fior fiore dei politici e, con gran pompa, la famigerata cassetta fu aperta; obbrobrio, il tesoro era una sciarpa: la “sciarpa Littorio”.
Dopo di che, dato che c’è un limite per il ridicolo anche per la Repubblica nata dalla
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ABRUZZOpress – N. 181 del 24 maggio ’11 Pag 2
Resistenza, l’inchiesta sui 5005 (cinquemila e cinque) indagati, zitti zitti, gli inquisitori chiusero le indagini e accantonarono l’inchiesta.
La rabbia degli ometti, dovendo competere contro un siffatto Uomo, si esplica armando l’informazione di cui sono padroni, cosa garantita dai paesi plutocratici che vedono ancora, come allora, il terrore che le idee lasciate nel Ventennio possano rimettere radici. Allora ecco il motivo, ripetiamo, essendo padroni dell’informazione, di falsare fatti realmente accaduti sostituendoli con fantasie e pure menzogne. Ma qui si erge la voce del più grande giornalista svizzero, anche scrittore e storico, Paul Gentizon: «Se v’è un nome che nel dramma resterà puro ed immacolato, sarà quello di Mussolini. In tutte le circostanze ed anche dinanzi alla più atroce avversità. Egli è rimasto di una fermezza incrollabile; sino alla morte è rimasto fedele all’onore, e non ha capitolato. I suoi avversari, senza parlare dei suoi fedeli, non possono che inchinarsi sulla sua tomba in rispetto e ammirazione.» Per ottemperare a questo civile dovere, gli avversari dovrebbero essere UOMINI e non omuncoli; da qui la necessità di tentare di uccidere quell’uomo giorno dopo giorno, anzi, ora dopo ora. Ma non muore. Questo è e sarà (ce l’auguriamo) il loro dramma.
Per concludere ecco come Mussolini vedeva l’avvenire della sua tanto amata Italia, nei decenni che seguiranno la fine del Secondo conflitto mondiale:
«Con l’8 settembre si è perduto qualcosa di molto prezioso, che l’Italia faticherà duramente a riconquistare: l’onore nazionale e il rispetto che sino a ieri essa aveva in tutto il mondo. Un popolo senza rispetto e senza onore diventa un giocattolo nelle spire degli interessi politici dei vincitori. Non sarà difficile all’ipocrisia del tradizionalismo britannico trovare dei pretesti con cui mascherare i suoi sentimenti di vendetta e tutto sarà fatto nel nome della democrazia, della giustizia e della libertà: un paravento dietro il quale si nascondono gli interessi del più sudicio capitalismo, venga questo da Londra, da New York o da Mosca. IL POPOLO ITALIANO VIVRA’ UN PERIODO AMARISSIMO, CHE VEDRA’ SCREDITATI E TRAVOLTI TUTTI I PRINCIPI DELL’ONESTA’ E DELLA MORALE. Probabilmente nei paesi vinti si provvederà immediatamente a imporre una così detta costituzione democratica: ne seguiranno liti parlamentari, scandali politici e turpitudini morali senza fine, da cui ci si potrà attendere di tutto eccetto che qualcosa di buono e di costruttivo.» (Mussolini si confessa, di Georg Zachariae, pag.192)
In altre parole: l’attuale espressione geografica, quella moderna del bunga bunga.
F.G.