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Italia. Ap – L’Altra storia De Legibus ad personam di Filippo Giannini. Prima Parte

93Chieti, 24 Maggio ’11 – Mar.  S. Vincenzo   – Anno XXXII n. 180 – www.abruzzopress.infoabruzzopress@yahoo.it – Tr.  Ch 1/81


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Ap – L’Altra storia

De Legibus ad personam

di Filippo Giannini

Voi tutti accusate Silvio Berlusconi di essersi buttato in politica per guidarla e varare leggi ad personam così da salvarsi dai tanti processi che si è (e che gli hanno) tirato contro. Che farabutto!

Messo a posto il caso Berlusconi, volgiamo gli occhi altrove. Non passa giorno che i mass-media non presentino un personaggio che lamenta che «ci sono famiglie che non arrivano a fine mese.» Come sono premurosi! Quasi in odore di santità!

Solo dopo aver approfondito la conoscenza di alcuni di questi quasi santi, siamo rimasti sconvolti da notizie, sino a poco prima, impensabili. I quasi santi sono, in realtà, dei paraculi; sì, perché solo i paraculi possono escogitare queste paraculatine (scusate la volgarità dell’espressione).

Solo in un secondo tempo abbiamo recepito che le leggi ad personam sono una prassi comune in questo Paese “dei Diritti e delle libertà”, espressione di Luciano Violante, usata per festeggiare una delle tante giornate inutili, oltre che vergognose, come quella del 25 aprile, giorno della riconquistata libertà. Quale libertà? Suvvia, non continuiamo a fare i bischeri: i paraculetti avevano bisogno di abbattere il truce tiranno per reinstaurare il Paese dei paraculetti. Sono anni ormai che si parla delle leggi ad personam concepite da Berlusconi, allora osserviamo: ci dovrebbe essere una legge che vieta il cumulo delle pensioni, allora ci domandiamo: come mai i vari Prodi, Scalfaro, Amato (da quello che sappiamo, il cumulo delle pensioni di questo parlamentare supera i 20 mila Euro al mese), Ciampi e chissà quanti altri godono di simili privilegi. Le prebende dei parlamentari e dei senatori, con relativi benefici (diritto alla pensione dopo pochi mesi di attività parlamentare, telefono, viaggi ecc. ecc. tutto gratis), non sono leggi ad personam che si sono auto-concesse?

In altre parole, per essere più chiari, questi privilegi che i soliti noti si sono attribuiti, sarebbero stati impensabili se non si fosse riconquistata la libertà.

Come è accaduto tutto questo? Un semplice esempio (da Italia Sociale), volgiamo lo sguardo a quanto accadde a luglio del 1943, quando i liberatori sbarcarono in Scilla. È noto che il Fascismo sgominò la mafia la quale, per sopravvivere, dovette fuggire negli Stati Uniti dove trovò un ambiente favorevole alla propria sopravvivenza. Quando gli strateghi americani concepirono lo sbarco in Sicilia, contattarono alcuni importanti boss mafiosi siculo-americani, tra i quali Lucky Luciano, proponendo loro un cospicuo patto: la libertà e la ricchezza in cambio di un sostanzioso appoggio al momento dello sbarco. Per la riconquista della Sicilia verranno mobilitate le famiglie più prestigiose della mafia americana: gli Adonis, i Costello, gli Anastasia, i Profaci. Circa tremila gli uomini d’onore che saranno utilizzati dall’esercito a “stelle e strisce”, per la loro guerra di liberazione della roccaforte europea. Cioè era stata concepita una guerra ad personam mafia-statunitense. Andiamo avanti. Gli eroi sbarcano e gli invasori vengono ovunque accolti con fiori, reverenze, applausi e offerte di “segnorine”. Ma il bello venne dopo: con l’appoggio di questo formidabile esercito subentra una nuova battaglia, quella delle cariche. Con l’arrivo della libertà e dei liberatori e con il rientro dei mafiosi aventi diritto alla ricompensa, ebbe inizio la spartizione, come dagli accordi, delle prebende; e su questo argomento i liberatori furono larghi di maniche. Alcuni esempi: Genco Russo diviene sindaco di Mussomeli, Calogero Vizzini (un super assassino

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ABRUZZOpress – N. 180 del 24 maggio ’11                                                                                                                             Pag 2

colpevole di una cinquantina di omicidi) fu nominato sindaco di Villalba, questo personaggio al momento dell’insediamento fu salutato dalla folla al grido di Viva la mafia.

Cinquecento uomini di cosa nostra, confinati dal regime fascista ad Ustica, furono immediatamente liberati, tornarono a casa per prendere possesso dei posti vacanti di sindaco e di funzionari nelle amministrazioni. Lo stesso governo civile alleato, che era guidato da Charles Poletti, completerà il proprio organico pescando nel ricco serbatoio mafioso: Damiano Lumia, nipote di Calogero Vizzini, divenne interprete del Civil Affair; a Vincenzo Di Carlo, capo della mafia di Raffadali, venne affidata la responsabilità dell’ufficio requisizioni del grano. Il capo mafia di Corleone, Michele Navarra, fu incaricato di racco-gliere gli automezzi militari abbandonati.

Grazie alla democrazia statunitense, la Sicilia è ora saldamente in pugno a cosa nostra, la quale, costituita una struttura politico-militare, quella separatista, fu in grado di assicurare il controllo del territorio e delle rotte marittime agli States. Mentre negli altri territori sotto controllo dei vincitori era vietata qualsiasi attività politica, i separatisti organizzano pubbliche riunioni, cui prendevano parte ufficiali americani in divisa. Il separatismo siciliano godeva di ampi appoggi nei più importanti complessi industriali, finanziari e politici americani, per esempio la signora Eleonora Roosevelt (moglie del Presidente) scrisse: «Saremo lieti e orgogliosi se la Sicilia potrà essere la nostra longa manus degli Stati Uniti in Europa.» Materiale bellico verrà fatto pervenire a nuclei dell’esercito separatista a cura di Salvatore Sciortino.

Ed ora, concludendo. O italiani, da queste radici quale altra Italia vi sareste aspettati?

G.F.

Cosa avveniva nell’altra parte? Ovvvero, nella Repubblica Sociale Italiana?

Questo ve lo diremo con il prossimo numero di Ap

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