65 anni fa i partigiani vinsero contro il nazifascismo. Oggi nuovi
partigiani lottano in ogni parte del mondo. E lottano anche contro le
mafie. Come Pino Maniaci, direttore di TeleJato, che rischia di
chiudere con l’arrivo del digitale terrestre. Oggi non accontentiamoci
di commemorare i partigiani di ieri, r-esistiamo con i partigiani di
oggi
Il 25 Aprile è il giorno in cui le coscienze democratiche e libere
d’Italia ricordano e commemorano il sacrificio di chi, ormai 65 anni
fa, lottò e vinse contro la barbarie e il regime criminale
nazifascista. Una lotta che rappresenta una pietra miliare della
storia e della coscienza civile dell’Italia. Ma, dicevano i latini,
che Historia Magistrae Vitae, la storia è maestra di vita, e quindi
non può rimanere confinata ai libri di storia. Nelle tantissime
commemorazioni, nei testi, nei volantini (oggi anche nei “post” su
FaceBook e sugli altri social network) e in molte altre occasioni si
ripete che “la Resistenza continua”, che quell’impegno è attuale. Oggi
sono altri i regimi criminali, le dittature e le violenze che
minacciano la democrazia, la libertà, la stessa vita delle persone. In
Italia tra i più minacciosi ci sono le mafie, che non appartengono
ormai al passato come alcuni pensano, ma s’insinuano nel tessuto
sociale, lo avvelenano e tentano di distruggerlo come un cancro.
Contro questo cancro, oggi come non mai, è necessaria una nuova
resistenza, con nuovi strumenti ma lo stesso coraggio, la stessa
forza, lo stesso amore per la libertà dei partigiani di 65 anni fa.
Pino Maniaci è stato in questi anni un maestro della nuova resistenza,
un maestro che è riuscito in un’impresa titanica e strepitosa: ha
trasformato tre piccole stanze in un miracolo di resistenza. Da tanti
anni questo piccolo luogo è la sede di TeleJato, piccola televisione
locale che trasmette nel comune di San Giovanni Jato e nei dintorni.
Dagli schermi di TeleJato Pino lancia quotidianamente denunce, fa i
nomi e i cognomi dei mafiosi e dei loro complici, resistendo agli
attacchi, alle minacce, alle intimidazioni e alle violenze mafiose.
Gli hanno bruciato l’auto, ma lui non si è fermato. Ha subito la
violenza del branco sulla sua pelle, ma non si è fermato. Eppure la
sua resistenza rischia di avere soltanto poche settimane di vita: lì
dove non è riuscita la mafia potrebbe riuscire lo Stato Italiano(si,
proprio quello nato dalla Resistenza che si commemora oggi…). La
Sicilia, come il resto del Paese, si sta preparando a passare al
digitale terrestre, la nuova modalità di trasmissione del segnale
televisivo. La normativa scritta dai precedenti Governi stabiliva
l’uso del beauty contest per l’assegnazione delle nuove frequenze, un
meccanismo che le avrebbe regalate gratuitamente agli attuali
concessionari (soprattutto i più grandi, tra cui Mediaset!). Qualche
settimana fa il governo Monti ha cancellato il beauty contest e ha
stabilito di ricorrere ad un’asta. Alla quale però le piccole
televisioni locali non commerciali non potranno partecipare. TeleJato,
così come tante altre, verrà quindi spazzata via. Il 24 Settembre 2011
è nato il Comitato “Siamo Tutti TeleJato” al quale partecipano singole
persone, associazioni, movimenti, riviste antimafia. Il Comitato da
mesi sostiene Pino e denuncia il rischio che corre. Tutti, ancor di
più in una giornata come oggi dove viene celebrata la Resistenza, sono
invitati ad aderire, a partecipare, ad aggiungere la propria voce alla
denuncia. Si possono seguire tutti gli aggiornamenti su FaceBook, dove
è attivo un gruppo alla pagina
http://www.facebook.com/pages/Comitato-Siamo-tutti-Telejato/268979743122840,
o sul sito dell’Associazione Antimafie Rita Atria,
http://www.ritaatria.it. Oggi si celebra la Resistenza, fra poche
settimane si ricorderà l’assassinio di Peppino Impastato. Il sindaco
di San Giovanni Jato alcuni mesi fa ha lanciato l’appello per chiedere
che Pino Maniaci non diventi il “Peppino Impastato del 2012”, che non
sia lasciato solo mettendo a rischio la sua stessa vita.
La Resistenza non si celebra rimanendo fermi sul divano di casa, non
la celebrano quelli che Dé Andre definì “materassi di piume”. E’
inutile pensare che basti ricordare, dedicare piazze, vie, cerimonie,
fiumi e fiumi di inutile retorica a Peppino Impastato, Pippo Fava,
Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e tutti gli altri che non ci sono
più. La prima forma di commemorazione, perché davvero Historia
Magistrae Vitae, è proseguire il loro impegno, sostenere i Peppino, i
Pippo, i Giovanni e i Paolo di oggi. Lasciare solo Pino, accettare
supinamente che TeleJato possa chiudere è ipocrisia che rappresenta il
più grave oltraggio alla Resistenza. L’antimafia non si svolge in un
salotto o sotto i riflettori degli show nazionali, l’antimafia è in
strada, è nelle piazze, è nelle redazioni come TeleJato. Non si fa
antimafia premendo un tasto il giovedì sera sul telecomando o facendo
finta di commuoversi una-due volte l’anno. Il comodo-attivismo, quello
che esalta solo chi vive sotto i riflettori della notorietà e
apparentemente s’impegna per tutti (viva quel giornalista là, tanto è
famoso lui, l’ascolto in tv e ho la coscienza a posto) per poi
dimenticare i veri partigiani di oggi, è un’aberrazione della quale
non possiamo essere complici, è il primo arrendersi e permettere alle
mafie di vivere e prosperare. Le mafie si lottano studiando,
conoscendone i meccanismi, denunciandone gli affari e i complici,
impegnandosi in prima persona. Come Pino Maniaci, come tanti altri in
tutta Italia. Questa è la Resistenza di oggi, questa è la Resistenza
che ci chiama oggi. Altrimenti restiamocene a casa e smettiamola con
le retoriche parate. Ma, in quel caso, anche se ci si crede “assolti
si sarà per sempre coinvolti”. Ma dalla parte sbagliata…
Alessio Di Florio