Teramo. Lettera di protesta di alcuni avventori dei due bar chiusi dalla Questura

Teramo. Lettera di protesta di alcuni avventori dei due bar chiusi dalla Questura

Spett.le redazione

QUANDO LA SOLIDARIETA’ FA RIMA CON DIGNITA’

La chiusura provvisoria dei due bar teramani, uno di Sant’Atto e l’altro del quartiere Gammarana, disposta dalla Questura di Teramo, motivata da ragioni di ordine pubblico, in quanto considerati abituali ritrovi di persone pregiudicate, continua a suscitare fragorose polemiche, oltre che un’accorata solidarietà sul web.

Il caso sembra voler essere portato alla ribalta nazionale, data “l’iniquità del provvedimento che si riferisce a soggetti comunque liberi e ad una esclusione totale di responsabilità dei titolari dei due caffè”. Il popolo della Rete solleva questi reclami e l’attenzione a firmare una petizione che consentirebbe l’applicazione della stessa misura alla Buvette del Parlamento, posta lì “l’assidua frequentazione di pregiudicati per reati gravissimi quali Mafia, induzione alla prostituzione minorile, concussione, uso improprio dei fondi destinati ai Partiti, solo per citarne alcuni”. È il testo della raccolta firme promossa, nei giorni scorsi, sul sito firmiamo.it.

Dunque, una mobilitazione robusta che tocca blog e social network, ma anche la voglia energica di alzare la voce per difendere l’immagine di “chi ha sempre lavorato con spirito del dovere, di chi con attenzione al prossimo non vieta né un caffè né una birra a nessuno, non potendo chiedere al cliente il certificato del casellario giudiziale”. “Stante l’inadeguatezza della norma e l’importanza del reinserimento sociale come capire un atto simile predisposto dall’Autorità?” Sono queste le parole che emergono dal web e che rimandano ad una riflessione sul sistema giustizia concepito in Italia, tra coloro che urtano contro vecchi ed obsoleti sistemi punitivi e chi rincorre un modello quasi utopico di equità sociale. In realtà la normativa di riferimento, Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza, art. 100, approvato con regio decreto del 1931, dispone il potere non punitivo ma cautelare del Questore di sospendere la licenza di un esercizio pubblico qualora nello stesso siano avvenuti tumulti o gravi disordini, o che sia abituale ritrovo di persone pregiudicate o pericolose o che, comunque, costituisca un pericolo per l’ordine pubblico, per la moralità pubblica e il buon costume o per la sicurezza dei cittadini.”. Se da un lato, l’attività di controllo amministrativa può configurarsi come attività di prevenzione, dall’altro è ipotizzabile il rischio di far patire all’incolpevole gestore una mancanza di tutela del proprio diritto soggettivo. Il rischio di subire cioè un concreto danno economico, derivante dal mancato guadagno dei 15 giorni di chiusura, come nella fattispecie concreta, ed un tangibile danno di immagine in quanto la rappresentazione del locale diventa indebitamente l’equivalenza di un allarme sociale.

“Né al Bar del quartiere della Gammarana né in quello di Sant’Atto, si sono registrati mai episodi di agitazione individuale o collettiva, risse o gravi disordini” hanno confessato i titolari, scossi ma decisi a riprendere la propria attività con la discrezione ed il sorriso di sempre. “A seguito delle due settimane di ferie “forzate”, continueranno a svolgere le loro serate all’insegna della condivisione e della buona musica, realizzando spettacoli che abbracciano tutti i generi e le varie espressioni dell’arte. E’ stato questo il nostro impegno finora  e proseguiremo così sperando di vedere apprezzato il nostro lavoro”.

Un aperitivo che farà da aggregazione domenica 27 maggio sarà l’oggetto della festa di riapertura almeno di quello di Sant’Atto. “La musica conquista l’anima, penetra nelle stanze del nostro locale e restituisce un pensiero nuovo dalla finestra, un pensiero che domani potrebbe essere persino capace di cambiare la società. E’ questo il mio augurio” conclude uno dei due titolari. “Ed il proprio dovere che ciascuno lo faccia per principio e per la propria dignità”.

Documento a firma di un gruppo di sostenitori e clienti del Bar di Sant’Atto.