“Chiusura delle Comunità Montane: I piccoli Comuni e la montagna abruzzese condannati all’isolamento”
Sul Bollettino della Regione Abruzzo del 16 gennaio è stata pubblicata la Legge Regionale n° 1/2013 che ha per oggetto: “Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 17 dicembre 1997, n. 143 (Norme in materia di riordino territoriale dei Comuni. Mutamenti delle circoscrizioni, delle denominazioni e delle sedi comunali. Istituzione di nuovi Comuni, Unioni, Fusioni), disposizioni in materia di riassetto degli enti del territorio montano e norme in materia di politiche di sviluppo della montagna abruzzese”.
Proposta dall’Assessore Regionale Carlo Masci, la Legge è stata ampiamente discussa in seno alla 1° Commissione Regionale permanente Enti Locali, che l’ha respinta, e contestata da Associazioni, Sindacati e Presidenti delle Comunità Montane che hanno messo in evidenza, nel corso delle varie audizioni, i gravi che la sua attuazione provocherà , ai Piccoli Comuni e alla Montagna Abruzzese.
Già dal 1° gennaio 2013, i Piccoli Comuni, in ossequio al D.lgs 138/2011, si sono associati tra di loro per gestire almeno tre funzioni fondamentali e i servizi comunali correlati.
Nella quasi totalità i Piccoli Comuni Abruzzesi hanno scelto la forma della Convenzione ex art. D.lgs n. 267/2000 al posto delle Unioni dei Comuni, visto che le Unioni garantiscono pienamente il raggiungimento degli obiettivi prefissati dal legislatore quali economicità, efficacia ed efficienza nella gestione dei servizi alla collettività.
In Abruzzo un ruolo determinante nella gestione associata dei servizi comunali, soprattutto per quanto attiene i servizi sociali, è stato esercitato Comunità Montane che hanno garantito, che hanno garantito un servizio qualificato e capillare.
In un momento così delicato per i Piccoli Comuni la Regione Abruzzo avrebbe dovuto mantenere in vita le Comunità Montane e sostenere la loro insostituibile attività negli ambiti montani, a sostegno delle comunità dei piccoli ambiti.
E’ una decisione incomprensibile, se si pensa che solo nel 2009, in attuazione alla Legge Regionale n. 10/2008, si è proceduto al riordino delle Comunità Montane decidendo di mantenerle in vita, contrariamente a quello che avveniva in altre regioni, sostenendo economicamente le stesse in un periodo di lungo commissariamento, ad oggi ancora da definirsi, con un costo di circa 20 Milioni di Euro, mentre, mentre oggi le stesse Comunità Montane vengono liquidate in nome della Spending Review (D.L. n. 95/2012), che però
non viene applicata alla lettera visto che all’art. 9, comma 1 bis, vieta tassativamente alle Regioni di sopprimere gli Enti che gestiscono funzioni amministrative comunali socio assistenziali, come le Comunità Montane che in Abruzzo sono Enti Capofila degli Ambiti Territoriali Sociali inseriti nel Piano Sociale Regionale 2011-2013 e gestiscono servizi comunali a favore di anziani, minori e disabili.
La legge che taglia le Comunità Montane va inoltre a creare un vuoto legislativo spaventoso per quanto riguarda il collocamento del personale dipendente ( nelle 11 Comunità Montane Abruzzesi lavorano circa 70 unità). La Regione non ha assunto alcun impegno concreto per la loro collocazione, mettendo così a rischio posti di lavoro e famiglie che hanno investito nei territori montani abruzzesi e che ad una certa età dovranno fare le valigie, come nel dopoguerra, e abbandonare la terra d’origine.
Con questa Legge la Regione Abruzzo, pur di mostrare interesse verso il territorio montano, benché consapevole che la quasi totalità dei Piccoli Comuni Abruzzesi hanno scelto quale forma associata per la gestione delle funzioni fondamentali e dei servizi comunali la Convenzione, ha deciso di sostenere la forma delle Unioni di Comuni da effettuarsi in tempi record, poco più in due mesi e mezzo, senza alcuna garanzia di sostegno per le stesse, promuovendo contestualmente una legge per la Montagna in cui si prevedono risorse ed incentivi pensando, così, per l’ennesima volta, di “illudere” i cittadini delle Aree interne della nostra Regione.
“ Questi sono i fatti – sottolinea con amarezza Arturo Scopino nella sua qualità di referente regionale dell’Associazione Nazionale Piccoli Comuni d’Italia– , i cittadini abruzzesi devono sapere cioè che tra qualche mese i servizi essenziali per le fasce più deboli , erogati da anni dalle Comunità Montane non saranno più erogati. Devono sapere che sono state abolite dal 2008 le indennità e i gettoni di presenza per gli Amministratori delle Comunità Montane che, nel corso degli anni sono rimasti ai loro posti onorando gli impegni assunti a favore dei rispettivi territori, mentre sono rimasti invariate le indennità, i gettoni ed i benefit degli Amministratori Regionali.
Questa legge – conclude Arturo Scopino – proposta dall’Assessore Regionale Carlo Masci, che dimostra così di non conoscere la Montagna Abruzzese ed i suoi problemi, forse perché abita a ridosso del mare, è stata votata da vari Consiglieri Regionali che provengono da Comuni montani, Montagna che viene “evocata” da tanto, troppo tempo, solo in occasione delle consultazioni elettorali e poi puntualmente dimenticata ed abbandonata a se stessa”.