I Fiumi Saline e Alento escono per decreto dai Siti Nazionali per le
Bonifiche.
Il WWF: dopo 10 anni solo uno scaricabarile tra enti, non sono cambiati
i livelli di inquinamento. Il Ministero dell’Ambiente ha fallito, di
bonifiche solo lievi tracce.
I fiumi Saline ed Alento escono dall’elenco dei Siti Nazionali per le
Bonifiche diventando Siti di interesse regionale. Il Ministero
dell’Ambiente ha varato recentemente un decreto, in pubblicazione in
Gazzetta Ufficiale, con cui vengono riclassificati i Siti di Interesse
Nazionale per le Bonifiche. Dei 57 siti rimangono di competenza
nazionale (S.I.N.) 36 aree, tra cui Bussi, mentre gli altri vengono
declassati a siti di competenza regionale (S.I.R.). Tra questi ultimi,
appunto, il Saline-Alento.
L’ormai ex Sito Nazionale per le Bonifiche Saline-Alento fu perimetrato
con decreto del Ministero dell’Ambiente nel 2003. In questi 10 anni si
sono riscontrate gravissime inadempienze degli enti locali
nell’attuazione delle procedure di legge per le bonifiche e delle
indicazioni del Ministero dell’Ambiente. L’ARTA ha impiegato 4 anni
per
produrre la caratterizzazione del sito che ha dimostrato un inquinamento
diffuso dei terreni e delle falde, con rifiuti interrati fino a 5 metri
di profondità e presenza di diossina, idrocarburi e altre sostanze
pericolose. Il Comune di Montesilvano in 10 anni è riuscito solo a
definire la messa in sicurezza d’emergenza (!) della discarica di Villa
Carmine. In questi anni lungo i due fiumi sono stati calati interventi
da parte di enti pubblici senza porsi il minimo problema della presenza
del sito per le bonifiche e delle stringenti norme di sicurezza. E’ il
caso del Porto di Francavilla al Mare, bloccato durante la costruzione
dal Ministero solo grazie alla segnalazione del WWF. Nessuno, a partire
dal Comitato VIA della Regione, che approvò il progetto, si era accorto
che l’opera ricadeva nel SIN. In questi anni, nonostante
l’accertata
presenza di diossina nei terreni e le plurime segnalazioni del WWF e
della stessa regione, le ASL non hanno assicurato alcun controllo
specifico. Oggi, grazie allo studio SENTIERI dell’Istituto Superiore di
Sanità sappiamo che nei siti inquinati vi sono effetti gravi sulla
salute dei cittadini; incredibilmente, i siti abruzzesi non sono neanche
rientrati nello studio!
Dichiara Augusto De Sanctis, referente acque del WWF Abruzzo “Siamo
davanti ad clamoroso fallimento di tutte le istituzioni dello Stato, da
quelle nazionali a quelle locali. Il Ministero dell’Ambiente è, per
legge, il responsabile ultimo di questa situazione in quanto il D.lgs
152/2006 individua nel ministero l’organo competente per le procedure
di
bonifica nei Siti Nazionali. In 10 anni non è riuscito a condurre in
porto nelle aree pubbliche neanche mezza bonifica. A malapena si è
tentato qualche intervento di messa in sicurezza che, come ha dimostrato
la recente inchiesta di Report, si è tradotto in micro-progetti di
facciata del tutto inutili ed inefficaci, in alcuni casi anche
imbarazzanti, con teli di protezione strappati e immersi
nell’immondizia. Nel frattempo le sponde dell’Alento e del Saline
continuano ad essere discariche abusive di rifiuti di ogni tipo, come
dimostrano i sopralluoghi che abbiamo svolto negli ultimi giorni.”
Dichiara Luciano Di Tizio, presidente del WWF Abruzzo “In 10 anni gli
enti locali e le forze di polizia non sono riuscite a stroncare questo
fenomeno, quando già nel 2004 il WWF in Conferenza dei Servizi
denunciava la questione e la necessità di attuare controlli, anche con
videocamere. Questo decreto sancisce, come detto, un fallimento dello
Stato e, come al solito, senza un’assunzione di responsabilità per
l’assenza di risultati. Uno scaricabarile in piena regole sulla testa
delle persone e dell’ambiente, visto che l’inquinamento accertato
resta.
Ora, con un mero tratto di penna, la “palla” passa alla Regione Abruzzo
che è largamente impreparata, per stessa ammissione dei dirigenti del
settore rifiuti, a gestire situazioni così complesse. Auspichiamo che
gli uffici regionali siano fortemente potenziati per affrontare come si
deve la questione. L’unica consolazione è che sono rimasti i pochi
fondi
stanziati dal Ministero, peraltro largamente insufficienti. Il confronto
sul tema delle bonifiche con paesi come la Germania e l’Olanda segnala
il vero spread, quello di civiltà, tra i paesi visto che lì lo Stato ha
investito miliardi di euro per procedere alle bonifiche e ad assicurare
un’alta qualità dell’ambiente e e della vita ai cittadini. Qui lo
Stato
è capace solo di finanziare grandi opere come il Ponte sullo Stretto e
il TAV che si rivelano solo grandi affari per pochi.”