Mercante: Teramo lavoro, anche noi tutti a casa!
Prima di tutto voglio esprimere la mia solidarietà ai 110 dipendenti della società in house Teramo Lavoro rimasti a casa dall’inizio dell’anno. So benissimo che in questi frangenti la vicinanza serva a poco, ma in cuor mio sento di non avere la coscienza sporca per aver esperito nel mio incarico istituzionale, insieme agli altri colleghi di opposizione, tutte le iniziative possibili e di mia conoscenza volte a salvaguardare il posto di lavoro delle persone coinvolte.
La realtà è abbastanza cruda e amara da digerire. I continui tagli ai trasferimenti da parte dello stato e della regione stanno svuotando sempre più le casse dell’ente Provincia lasciando contemporaneamente in capo allo stesso lo svolgimento di numerose funzioni, quali i centri per l’impiego, la manutenzione della rete stradale, l’edilizia scolastica.. In pratica una soppressione decisa per asfissia non conseguente ad una vera riforma strutturale con equa ripartizione delle funzioni e dei dipendenti ai comuni e alla regioni che avrebbe richiesto più tempo e forse più responsabilità politiche, evitando nel contempo vuote contrapposizioni campanilistiche e ridicole missioni propagandistiche di primi cittadini verso la capitale.
In verità per la giunta provinciale a firma Catarra le responsabilità sulla cattiva gestione e sulla mancanza di risorse in bilancio per pagare gli stipendi sono pesanti e riconducibili a spese ed elargizioni decise troppo spesso con faciloneria e forse con “familismo amorale”. Mi riferisco in modo particolare a quelle relative al suo staff personale, ai premi dei dirigenti, agli aumenti d’indennità a pioggia, alla figura non necessaria del direttore generale, alle spille d’oro, cravatte griffate ecc.. Per non parlare di quelle relative agli innumerevoli viaggi all’estero dei componenti della giunta con persone al seguito oggetto peraltro di una mia richiesta di atti depositata ben tre mesi fa e rimasta ancora oggi inevasa contro regolamento per opera, o meglio non opera del fido dirigente Di Liberatore.
Viene da chiedersi a questo punto quale sia la ratio della conservazione fino a scadenza naturale di un ente che di fatto è già estinto, perché se lo scopo è quello sempre più malcelato di garantire poltroncina e riflettori ad una decina di amministratori ed una ventina di consiglieri, non sarebbe da escludere un gesto serio da parte di tutti noi che comporti lo scioglimento del consiglio provinciale ed il ritorno di ognuno verso le propria dimora.
Teramo 05 Gennaio 2013-01-05 Riccardo Mercante
Consigliere Provinciale Indipendente