IL PORTO DI PESCARA COME L’ILVA DI TARANTO
Quando si crea una guerra tra poveri, sempre lor signori ci guadagnano. Con il conflitto di diritti imprescindibili e Costituzionalmente garantiti, come la salubrità ed il lavoro, ci rimette è sempre il Cittadino qualunque. Quel Cittadino che con il suo lavoro e le sue privazioni, paga le tasse per mantenere lor signori.
Il dragaggio del porto di Pescara è già costato oltre 4 milioni di euro, riducendo alla fame la marineria (e le loro famiglie) di Pescara. Sono stati persi oltre 70 posti di lavoro. Verranno ma riconquistati?
Il 1° febbraio il Sindaco Mascia, il Presidente della Provincia Testa e quello Regionale Chiodi, hanno definito “legittima” la protesta della marineria e che non avrebbero lasciato nulla di intentato per far ripartire i lavori di dragaggio del porto.
Cari Signori, non si lascia nulla di intentato per la salvaguardia e la tutela del lavoratore SEMPRE, e non dopo “legittime” manifestazioni. Non si può ridurre alla fame chi lavora per mantenere onerose Istituzioni, con ancor più onerose indennità e stipendi di funzionari che non “funzionano”.
Non interessa a nessuno il problema “burocratico”; non interessa a nessuno che è sempre stata alta l’attenzione (però vicino alle elezioni); non interessa a nessuno svolgere incontri per capire … è inutile chiudere la stalla quando i buoi sono scappati.
Adesso, subito, no domani, è necessario terminare i lavori di dragaggio (lavori che dovrebbero essere svolti ogni anno) e pensare ad un rilancio di tutta la marineria Pescarese che si troverà a fare i conti con un anno (e più) di mancato lavoro e reddito, con tutte le conseguenze morali e materiali.
Sino al 24 e 25 febbraio avremo l’interesse di tutti i candidati. DOPO? Dovremmo aspettare le prossime elezioni Regionali?
Intanto non si permette di lavorare e di sopravvivere.
Stefano Flajani
Segretario Cantone Abruzzo