Abruzzo. WWF: A tutta cava! L’Abruzzo rischia di perdere 10 milioni di metri cubi al prossimo comitato V.I.A. del 21 febbraio
18 FEBBRAIO 2013
A tutta cava! L’Abruzzo rischia di perdere 10 milioni di metri cubi al
prossimo comitato V.I.A. del 21 febbraio
Province di Chieti e Pescara le più interessate seguite da L’Aquila e
Teramo.
Il WWF: pazzesco decidere il futuro del territorio senza piano cave
e in un unico giorno.
L’Abruzzo rischia di perdere 10 milioni di metri cubi del suo
territorio
il prossimo 21 febbraio. Al comitato Valutazione di Impatto Ambientale
convocato per quel giorno su ben 30 interventi all’ordine del giorno 21
sono progetti di cave. Il WWF, con un faticoso lavoro sul sito internet
della Regione, possibile solo a chi ha maturato lunga esperienza nel
settore e certamente non al semplice cittadino, ha provato a sommare le
richieste dei cavatori per ogni singolo intervento. Prendendo in
considerazione 20 dei 21 progetti (uno non è stato rintracciato) si
arriva all’incredibile cifra di 9.835.817 metri cubi di nuovi possibili
scavi in quella che a parole dovrebbe essere la regione verde d’Europa!
La parte del leone la farebbe la provincia di Chieti con oltre 6 milioni
di mc e mezzo (6.593.906, più i metri cubi di una cava a Paglieta di cui
non è stato possibile risalire all’entità della richiesta), seguita
dalla provincia di Pescara con 2.212.121 metri cubi, dalla provincia di
L’Aquila con 607.000 mc e dalla Provincia di Teramo con 599.726 mc.
Il progetto più rilevante è quello proposto dalla società DAS per
l’ampliamento di una cava a Civitaluparella per l’incredibile
ammontare
di quasi 4 milioni di metri cubi di calcare da estrarre (per la
precisione 3.764.502 mc). Si ricorda che questa società si è vista
recentemente sequestrare una cava proprio a Civitaluparella (la stessa?)
dal Corpo Forestale dello Stato che ha contestato addirittura l’assenza
delle autorizzazioni dal 2009 e il mancato ripristino ambientale
stabilito dal vincolo paesaggistico cui la zona è sottoposta!
A seguire, in ordine di entità dell’intervento, vi è la cava della
Laterlite a Lentella con una richiesta di scavo per 2.670.422 mc (di cui
1.960.000 di materiale utile). Anche in questo caso ricordiamo che
recentemente il Comitato VIA ha già rilasciato un’autorizzazione “in
sanatoria” avendo la Ditta proceduto ad avanzare una richiesta di
autorizzazione nello stesso comune a scavo già effettuato (!).
Tra gli altri interventi di grande entità si segnalano la nuova cava
proposta dalla G.T.V. Inerti a S. Benedetto in Perillis (per 520.000 mc)
posta in un’area ad elevatissimo valore paesaggistico in cima alle
svolte di Popoli, l’intervento della T.I.S.A.M. a Turrivalignani per
600.000 mc di argilla (prossimo ad un Sito di Interesse Comunitario),
quello della Lafarge Gessi ad Abbateggio (per 1.300.000 mc di cui
1.095.000 utili) e quello della DAELI a Civitella del Tronto (per
196.595 mc), in un territorio letteralmente crivellato dalle cave.
Dichiara Luciano Di Tizio, presidente del WWF Abruzzo “Il WWF non ha più
aggettivi per descrivere la situazione del comparto cave nella nostra
regione e delle procedure di valutazione ambientale che vengono seguite
in Abruzzo. Come si fa a valutare tutti questi interventi senza avere un
quadro d’insieme che ci dica quali sono i reali fabbisogni e che
indichi
chiaramente le soluzioni alternative che pure ci sono? Ricordiamo che
l’Italia è largamente inadempiente per quanto riguarda il recupero e il
riutilizzo degli inerti, con un misero 10% rispetto al 90% della
Danimarca e degli altri paesi del nord Europa. L’Abruzzo doveva
redigere
il Piano cave dal 1983: quest’anno malediciamo 30 anni di deregulation
estrattiva che ci consegna un territorio martoriato da centinaia di
cave, gran parte delle quali non recuperate. E’ veramente sconfortante
che il Consiglio Regionale abbia annullato la sacrosanta moratoria che
aveva bloccato quest’assalto al territorio. In convegni e sedi
istituzionali sentiamo da anni pomposi appelli circa i danni per la
collettività derivanti dal consumo del suolo: parole vuote e ipocrite.
Non ci resta che scrivere alla Commissione Europea per verificare se è
possibile in un unico giorno definire il destino di così tante aree
senza valutare l’effetto cumulo sia dei diversi interventi in
discussione sia di questi con le cave già presenti sul territorio”.
Si allega la convocazione del Comitato V.I.A.