PRECISAZIONE DEL RETTORE SU QUOTA DI PREMIALITÀ ATENEO DI TERAMO
Teramo, 1 febbraio 2013 – In riferimento alle notizie odierne sugli organi di stampa, e in particolare a quelle relative alle quote premiali (quote aggiuntive al finanziamento ordinario attribuite dal Ministero ai singoli atenei in base alla valutazione della ricerca e della didattica) che vedrebbero, in valori assoluti e anche in considerazione della sua piccola dimensione, l’Università di Teramo nella parte bassa della graduatoria della premialità, il rettore dell’Università di Teramo, Luciano D’Amico, sottolinea che:
«Il significato da attribuire alla quota premiale deve essere ricercato non nei valori assoluti ma nell’incidenza relativa sul finanziamento storico (ordinario) che riflette la diversa dimensione degli atenei.
Leggendo l’incidenza relativa della premialità riferita all’Università di Roma “La Sapienza” – che in termini finanziari è 21 volte più grande dell’Università di Teramo – il valore oscilla, secondo le diverse modalità di calcolo, tra un minimo di 12,9% e un massimo di 15,5%, mentre per quanto riguarda l’Università di Teramo il valore oscilla tra un minimo di 11,4% e un massimo di 14%. La comparazione in termini relativi con gli altri Atenei italiani non evidenzia scostamenti rilevanti nei risultati conseguiti dall’Ateneo di Teramo rispetto al sistema universitario nazionale».
«Inoltre, la considerazione dei soli valori assoluti – aggiunge il Rettore – oltre che nella valutazione della premialità può indurre in errore anche nella valutazione delle strategie di assicurazione della qualità, sulla base delle quali verranno certificati gli accreditamenti (i cosiddetti bollini blu).
È infatti ragionevole che possa risultare premiante la politica di forte specializzazione da sempre perseguita dall’Ateneo di Teramo, piuttosto che la strategia orientata prevalentemente al raggiungimento di grandi dimensioni che da sole non offrono necessariamente garanzia di qualità della ricerca e di efficacia della didattica».