USA. Votare PD vuole dire tornare all’instabilitá del 2006, di Dom Serafini
Votare PD vuole dire tornare all’instabilitá del 2006
di Dom Serafini
Caro direttore, a proposito della lettera di Eugenio Marino, responsabile nazionale del PD all’estero (“AmericaOggi”, sabato 16 febbraio), bisogna ricordare che il Governo di Romano Prodi ci ha portato nel 2006 anche il Senatore di Chicago Renato Turano (eletto all’estero), Clemente Mastella, Fausto Bertinotti e Gianni Riotta al Tg1. Un governo instabile controllato dalla sinistra estrema, infatti é crollato dopo soli due anni.
Gli elettori italiani in Nord e Centro America hanno capito lo sbaglio e, nel 2008, vi hanno posto rimedio con due candidati del PDL eletti al Parlamento che hanno lavorato per una legislatura completa.
Ora, Marino propone di farci tornare al 2006? É logico che critichi le liste indipendenti. Infatti, il problema del PD é la Lista Monti, con i candidati della destra che dovranno fare i conti con gli alleati PD dell’estrema sinistra. Un altro problema per il PD é il Movimento 5 Stelle (M5S) che porterá via i voti dei radical chic.
A proposito delle liste “indipendenti”, se le esaminiamo bene, queste non lo sono piú di tanto. Quella di Monti, in particolare, é un potpourrí di candidati di destra. Mentre, per quanto riguarda il M5S, il leader, il comico Beppe Grillo, non ha esitato a cacciare gli eletti con la sua lista a causa di piccole indiscrezioni o per mancanza di ubbidienza totale e ora si é prefisso di far chiamare i suoi futuri eletti al Parlamento: “cittadini”, come durante il Regime del Terrore ai tempi della Rivouzione Francese.
Come nel 2006, votare PD significa quindi votare con il rischio di dare instabilitá all’Italia ed eleggere al Nord e Centro America alcuni candidati ricchi che non badano a spese per farsi eleggere.
* Candidato alla Camera con il PDL Centrodestra