Lettere

L’Aquila. BEPPE GRILLO, NON AVRAI IL MIO VOTO. Di Emanuela Medoro

BEPPE GRILLO, NON AVRAI IL MIO VOTO

Emanuela Medoro

Gent. direttore, è un argomento di attualità

Signor Grillo, rispetto le opinioni dei 25% di italiani che lo hanno votato, hanno avuto parecchie ragioni valide per farlo. I suoi neo eletti sono giovani, hanno lauree recenti, si sentono duri e puri e vogliono cambiare il modo di fare politica. Per farlo, però, ci vuole molto di più di un quarto dei consensi degli elettori. In attesa che i suoi dipendenti raggiungano la maggioranza necessaria per governare da soli,  ritengo utile chiarirci le idee sul disegno politico del M5S.

“Senza di me violenza per le strade”, sue parole   riportate dalla stampa nazionale. “Se la situazione non cambia, questa volta scorre sangue”, dichiarava in una trasmissione televisiva un piccolo imprenditore del nord-est, che, deluso dalle politiche delle leghe  pasticcione e poco efficienti, ha votato M5S. Prospettive orripilanti, da  repubbliche sudamericane.

La sua democrazia diffusa dovrebbe agire con dichiarazioni dirette dei cittadini manifestate attraverso il web. Ciò significa che lei priverebbe la democrazia rappresentativa  degli strumenti tradizionali. Idea profondamente discutibile, anzi anch’essa orripilante, considerando  la gestione carismatica, anzi dittatoriale del M5S, in cui decidono tutto un paio di capi che non devono rendere conto a nessuno. Se il partito funziona in questo modo, secondo lei anche tutto il resto dovrà funzionare così. Mi sbaglio?

A ciò si aggiunge la brillante idea seguente:  “Gli eletti M5S al parlamento sono dipendenti a progetto.” Solo due di essi, eletti rappresentanti dai gruppi per la camera ed il senato,  sono autorizzati a parlare in nome del M5S, dopo aver concordato che cosa dire con i capi del movimento, esterni al gruppo degli eletti.  Articolo 67 della Costituzione: “Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato.” Per quali misteriose vie si può arrivare da questo articolo del testo fondante della repubblica italiana   all’idea di dipendenti a progetto, francamente mi riesce un po’ duro da capire.

Lei ci fa sapere anche che i media ed i giornali, succubi delle vecchie strutture del potere politico, economico e finanziario,  vogliono distruggere il suo movimento, farlo a brandelli per poter continuare indisturbati le loro politiche a difesa di interessi particolari.  Pertanto, meglio farne a meno, non servono.  Anche questa ipotesi è francamente orripilante.

Quando si incominciò a parlare di costi della politica, parlamento troppo numeroso, stipendi e prebende esageratamente oltre la media europea, Gianfranco Fini,  che di politica se ne intende, lanciò un ammonimento che allora sembrava ozioso, oggi un po’ meno, anzi sembra una profezia: “Attenzione al discorso dei costi, oggi si parla di costi  della politica,  domani qualcuno parlerà dei costi della democrazia”.

Aggiungo, per concludere, che mi vergognerei profondamente se l’Italia non fosse più parte dell’ Europa e dell’euro.

Signor Beppe Grillo, negli anni ’80 mi piacevano i suoi discorsetti, era un clown divertente, ironico, fortemente comunicativo. Oggi,  lei  non mi piace proprio più, i suoi vaffa days mi ripugnano, e per fortuna ho buona compagnia. Pertanto si dimentichi subito il sogno del 100%, non lo avrà. Tenga conto anche di questa mia modesta idea, se glielo consente la sbornia di felicità proveniente dal suo 25%: consideri, per piacere, il 75% che non  lo ha votato. Sono una di quel 75% e non la voterò mai, anzi, forzando la mia buona educazione,  le auguro subito un bel vaffa.

emedoro@gmail.com

L’Aquila 11 marzo, 2013.

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