Cultura & Società

Verona. AL VINITALY SLOW FOOD SCEGLIE IL MONTEPULCIANO D’ABRUZZO

AL VINITALY SLOW FOOD SCEGLIE IL MONTEPULCIANO D’ABRUZZO

Il Direttore Editoriale Bolasco: “una monografia su un grande vino”

Mannheimer: “il 92% degli italiani lo conosce e uno su tre lo beve”


Chiudere i politici in un conclave per tre giorni senza né cibo né acqua sperando che facciano un governo, ma lasciare liberi i viticoltori di migliorare la qualità di un vino che conquista sempre più italiani e che in un anno, grazie alla campagna portata avanti dai Consorzi di Tutela abruzzesi, ha incrementato ancor più la sua qualità e le sua diffusione e il suo potenziale di crescita. Questa mattina (lunedì 7 aprile) nel Padiglione 11 del Vinitaly di Verona, alla presenza dell’Assessore Regionale alle Politiche Agricole Mauro Febbo, si è aperta con una battuta del professor Renato Mannheimer la presentazione del libro che Slow Food dedicherà, con un grosso progetto editoriale in dirittura d’arrivo, proprio al “Montepulciano d’Abruzzo: un grande vino”, curato nella prefazione dal fondatore dell’associazione Carlo Petrini. Dopo il Barolo, Slow Food ha scelto dunque il vitigno bacche rosse abruzzese per il secondo volume tematico, perché “questo è un territorio vivo – ha detto durante l’incontro il Direttore Editoriale di Slow Food Marco Bolascoè ormai un’avanguardia italiana come dimostrato nel campo della gastronomia da Niko Romito che sta cambiando la concezione stessa della cucina. Abbiamo quindi deciso – ha proseguito – di raccontare i Montepuliciano d’Abruzzo, al plurale, perché si tratta di un regione che custodisce in maniera naturale una grande biodiversità e la biodiversità è quella ricchezza che rende unico un prodotto”.

Per il Presidente del Consorzio dei Vini d’Abruzzo Tonino Verna, cui si è associato nelle parole anche quello delle Colline Teramane Alessandro Nicodemi, la scelta di Slow Food “è un’ulteriore difesa e tutela di un prodotto doc dalle false etichettature. Il fatto che un’autorità mondiale nel settore dell’economia e dell’agroalimentare abbia scelto il Montepulciano d’Abruzzo è la dimostrazione che la collaborazione nata tra consorzi produttori e istituzioni sta dando i suoi risultati e ora siamo a un punto di svolta per continuare a crescere”. Sono infatti stati i Consorzi, nell’ultimo anno, a promuovere una campagna di diffusione del vino abruzzese che, come dimostrato dai dati presentati da Mannheimer, ha raggiunto “la metà della popolazione italiana che – ha spiegato – l’ha apprezzata nell’87% de casi. Nonostante le difficoltà dovute alla crisi in un anno la conoscenza del Montepulciano d’Abruzzo è salita dal 90 al 92% con un italiano su tre abituato a consumarlo quotidianamente. L’Abruzzo e il Montepulciano – ha proseguito Mannheimer – stanno mettendo insieme qualità e comunicazione. Questo vino, che vive una forte spinta nell’esportazione, è un patrimonio del Paese e ha ampi spazi di miglioramento”.

Una scelta mirata dunque quella di Slow Food per un vino “capace di trasmettere i valori del territorio trascinandosi dietro le storie di vita, lavoro e territorio”, ha aggiunto Bolasco. Cinque capitoli dedicati al vitigno autoctono abruzzese dunque, incentrato sugli “aspetti storico culturali di una regione – ha spiegato Fabio Giavedone, curatore del progetto editoriale nonché curatore della guida Slow WineCinque macrozone dell’Abruzzo che vanno dal Tronto a Vasto fatto di storie e testimonianze che raccontano la storia di questo grande vino”.

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