Corropoli. RIPOLI: Una grande occasione persa, per questa estate.

Corropoli, 27 luglio 2013 – Una terza campagna di scavi archeologici a Ripoli* dopo le due consecutive realizzate nel 2011 e 2012, questa estate non ci sarà. Il motivo è la carenza dei fondi pubblici che costringe sempre più il Ministero per i Beni e le Attività Culturali a ridurre lo sforzo per l’esercizio dell’attività di tutela.

E’ sicuramente un peccato poiché tale battuta d’arresto rallenta l’attività scientifica, che peraltro coinvolge molti professionisti in diversi centri di ricerca italiani (Chieti, Roma, Como, Lecce, Firenze), e non consentirà ai tanti turisti, oltre che agli studiosi, di poter vivere un’esperienza eccezionale, ossia assistere da vicino alle attività di scavo archeologico. Nelle precedenti due estati, infatti, il famoso sito preistorico di Ripoli ha attirato un numero considerevole di persone che, grazie all’approccio innovativo del “cantiere aperto”, hanno potuto accedere, in sicurezza, all’area archeologica per rendersi conto direttamente di quanto stesse avvenendo.

Questa estate molte persone, non vedendo gli archeologi al lavoro, si chiederanno se trattasi del classico caso di cantiere archeologico avviato con entusiasmo e per il quale non resta ora che rassegnarsi, costernarsi, indignarsi e trovare il modo di gettare la spugna con gran dignità.

Ci corre, pertanto, l’obbligo e il piacere di informare la pubblica opinione sul percorso avviato, dopo una pausa di quaranta anni e grazie al Comune di Corropoli, alla Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Abruzzo e a Italico-Centro Ricerca per Fare, Conservare e Valorizzare l’Arte (onlus), così da meglio far comprendere le sue potenzialità ai fini di una seria tutela e valorizzazione di una indiscutibile eccellenza del neolitico italiano.

Anche se quest’anno, pertanto, non sarà possibile visitare il cantiere di scavo (diretto da Andrea Pessina, Soprintendente per i Beni Archeologi della Toscana), gli esperti sono comunque al lavoro presso i laboratori dove vengono condotte diverse indagini, sia antropologiche che archeobotaniche e archeozoologiche, nonché la datazione radiometrica.

I nuovi dati, anche se ancora in fase di elaborazione, già però confermano l’intatto potenziale dell’area archeologica e ampliano l’importanza di Ripoli per la preistoria italiana.

Essi sono, per esempio, di grandissimo interesse per la storia dell’agricoltura in Abruzzo e in tutta l’Italia centrale, poiché documentano l’esistenza di sistemi agricoli estremamente sviluppati.

Con l’esperienza del “cantiere aperto”, vera occasione persa per quest’estate, abbiamo inteso di dare così la massima visibilità alle attività scientifiche, mentre si realizzano, offrendo altresì una possibilità concreta di apertura e dialogo con tutte la Amministrazioni locali (Regione, Provincia, Comuni), ma anche al mondo della scuola e universitario, gli ordini professionali, le associazioni pubbliche e private che operano nel settore, strutture preposte alla promozione del turismo, i cittadini, i turisti e tutti quelli che in qualche modo sono interessati al settore culturale e alla crescente economia ad esso collegato. Mentre, quindi, le indagini continuano nei laboratori di ricerca e oltre quaranta docenti delle scuole del territorio hanno manifestato l’interesse a partecipare a un corso introduttivo sulla ceramica di Ripoli, nonché è in preparazione un convegno internazionale di studi, cogliamo l’occasione per invitare la Regione Abruzzo, la Provincia di Teramo e la Fondazione Tercas a cogliere la valenza culturale, economica e sociale della proposta progettuale di recupero e valorizzazione di Ripoli, inviata ad essi nell’aprile del 2012. In tempi segnati da profondi cambiamenti socio-economici, rivolgiamo altresì un appello alle sane e più lungimiranti forze imprenditoriali e associative per costruire insieme una sinergia, così da non perdere un’occasione ancora più grande, ossia quella di accellerare l’emersione di una delle poche eccellenze di cui disponiamo e che merita veramente di essere compresa profondamente e sostenuta. L’auspicio è che le istituzioni locali e le imprese aiutino sempre più se stesse grazie all’investimento in cultura. Una delle sfide che non possono non essere accettate è rappresentata, infatti, dal tornare a produrre ricchezza nella bellezza, accordando economia e territorio.

Dott. Maurilio Migliorati e Prof. Dino Di Berardino

Italico-Centro Ricerca per Fare, Conservare e Valorizzare l’Arte (onlus)

info@italico.org

www.facebook.com/ripoli.cultura

* Il famoso villaggio archeologico di Ripoli è uno dei più importanti siti preistorici italiani (databile tra il 5200 e il 4000 a.C. circa) e ha dato il nome alla “Cultura di Ripoli”, una cultura neolitica che – diffusa tra Abruzzo,

Marche e Lazio – può essere considerata uno dei tratti più peculiari del patrimonio archeologico dell’Abruzzo.