Italia. GLI OCCHI DELLA MEMORIA E NEL VENTRE DELLA BALENA BIANCA
Tonino Filomena, per gli amici solo Tonino, attraverso il proprio disincantato scrivere continua a stregare i suoi lettori. Anche se con ritardo (colpa mia) riesco a leggere i suoi ultimi lavori letterari. Due libri del tutto diversi ma entrambi colmi di genuina e verace passione.
Il primo tomo “Gli occhi della memoria” a mio dire non è solo una personale e romantica testimonianza degli sessanta vissuti nella sua Maruggio. Tonino è autore, narratore e protagonista. Apre il primo capitolo osservando le gesta di un bimbo che l’autore vuole descrivere umile, scalzo e malnutrito. Ovviamente quel piccolo rappresenta un’intera generazione italiana. Il bimbo cambia casa, il papà si trasferisce nel quartiere popolare sito nei pressi della Chiesa principale del paese. Per lui quella piccola abitazione non è solo dignitosa, ma è una reggia. In quella casa il bimbo vede sua madre destreggiarsi con faccende domestiche, la vede difendere i propri figli dal gelo e dalla calura. L’amore che riceve della madre trasforma l’umile casa in un vero maniero. Più tardi il piccolo divenuto ormai adolescente apprende del nuovo miracolo economico italiano. Ma il ragazzo vede la sua Maruggio come prima, peggio di prima. Forse anche il miracolo economico si è fermato ad Eboli. Il ragazzo non gioca più con le formiche, desidera imparare, studiare, leggere. Si, leggere. Il giovane è alla perenne ricerca di libri che non trova, che non rintraccerà mai facilmente. (Questo sarà il cruccio della sua vita). Tuttavia gli anni sessanta per Campomarino di Maruggio rappresentano lo sviluppo del turismo di massa. Erano gli anni di Celentano, Boby Solo, Ornella Vanoni, i Dik, Dik. Alla radio si ascoltava l’intramontabile “Bandiera Gialla”. Scompaiono le balere. Appaiono Beatels e Rolling Stones. Dalla vivace Piazza del Popolo si nota la prima 500 e qualche Lambretta. Al cinema Arena e grazie al buon Erminio si gustano i film del momento. I giovani leggono Topolino, Tira e Molla e Capitan Miki. L’autore non manca di citare il dramma del “Vajont”, la contestazione studentesca e operaia del sessantotto. Nasce la Filodrammatica Maruggese. Il Commendatore Pietro Spina organizza i primi eventi canori maruggesi. A quei tempi anche l’alta moda era di casa in quel di Maruggio. Difatti Don Pierino era un sarto di grande classe e raffinatezza. Creava abiti su misura finanche per Mister Volare, alias Domenico Modugno. Tonino descrive i mitici anni sessanta vissuti in un volenteroso paese sostenuto da contadini, artigiani e da qualche impavido pioniere del commercio. Già a quei tempi la politica locale, come quella nazionale, guardava più ai personali interessi che a quelli dei propri elettori. Coloro che non sono politicamente prevenuti e conoscono Tonino, possono apprezzare la l’obbiettività storico-intellettuale che concede nelle ultime pagine de “Gli occhi della memoria”. L’autore non risparmia critiche a nessuna fazione politica di quel tempo che lui stesso sinteticamente, ma con grande e reale effetto descrive: “loro furono i gattopardi, i leoni, in seguito saranno sostituiti da sciacalli, iene e pecore”. Tonino conclude la storia dei suoi anni sessanta annunciando i colori del decennio successivo. Brigate rosse, brigate nere, le stelle a strisce del primo uomo sulla luna. Come lui stesso scrive: “il bambino delle formiche s’è fatto grande” e già pregusta la sua università di Bari. In Italia, perciò anche a Maruggio, la balena bianca (potenza democristiana) è al potere, Tonino nel secondo libro ci racconta un decennio (anni settanta) colmo di abusi che avrebbero di fatto contribuito per fini di partito e personali a svuotare le tasche delle future generazioni. Infatti l’odierna crisi economica è anche figlia di quella balena bianca un tempo sostenuta dalla gran parte degli italiani. Nel dicembre del 2012 Tonino Filomena presenta il suo: “Nel ventre della balena bianca”.
Il giovane Tonino è uno studente universitario, frequenta il corso di scienze politiche all’università di Bari. Per lui la politica non è un affare personale o di massa, per lui, cresciuto ai confini, ai margini della periferia, la politica è vita. Per lui, maturato alla perenne ricerca di libri, la politica è soprattutto cultura. Un giorno stanco dei soliti schemi di città, improvvisamente decide di rientrare a Maruggio. Giunto in paese, si reca a Campomarino, lentamente si lascia alle spalle la spiaggia e con i piedi colmi di calda e dorata sabbia, raggiunge l’estremità del molo. Guarda con attenzione l’azzurro orizzonte del suo mare. Vede uno spruzzo d’acqua raggiungere idealmente la sua coscienza. Immediatamente realizza che non è possibile. Ma un secondo spruzzo lo smentisce. È una piccola balena, si avvicina, vorrebbe ammaliarlo, affascinarlo, inghiottirlo, ma lui non ci sta. E alla stessa stregua di Ulisse in balia delle sirene decide di difendersi. Comprende che quel mammifero marino sarà il suo nemico politico dei prossimi anni. Non è Moby Dik, anzi, peggio ancora. È Moby Diccì. Quella balena nei prossimi anni e del tutto indisturbata inghiottirà, si nutrirà di fondi pubblici e non solo. Moby Diccì, in nome del suo presente, sarà in grado di annientare il futuro di tutti noi. Al dott. Tonino Filomena il merito d’aver avuto il coraggio di dettagliare circostanze e d’accompagnare ogni avvenimento da nomi e cognomi.
Giovanni Lafirenze