Italia. LA PUGLIA, TRA EMIGRAZIONE E INTERNAZIONALIZZAZIONE

8 agosto 2013

LA PUGLIA, TRA EMIGRAZIONE E INTERNAZIONALIZZAZIONE

Il Progetto “Ospitalità: dalla Terra dei Messapi al Salento – Educational Tour” convoglia opinion leaders puntando sul marketing territoriale e sulla comunicazione integrata

di Tiziana Grassi Goffredo Palmerini

CELLINO SAN MARCO (Brindisi) – Si è conclusa nei giorni scorsi, con grande successo e attenzione da parte delle Istituzioni, del mondo diplomatico e dei media, la Settimana di promozione della Puglia nel mondo “Ospitalità: dalla Terra dei Messapi al Salento” – svoltasi dal 27 luglio al 3 agosto – con l’organizzazione di un Educational Tour volto alla scoperta e alla valorizzazione del territorio salentino, sempre più mèta – per il suo patrimonio storico, architettonico, artistico, culturale, paesaggistico ed enogastronomico – d’un turismo appassionato al quale si uniscono i pugliesi emigrati nel mondo con i loro “Viaggi del Ritorno”, per quel sempre vivo senso d’appartenenza e orgoglio delle proprie radici. Un mix che nella Settimana pugliese ha richiamato a Cellino San Marco, in provincia di Brindisi, l’attenzione di opinion leaders e personalità della cultura, della diplomazia e dell’imprenditoria internazionale. Già l’emblematico titolo del Progetto, “Ospitalità: dalla Terra dei Messapi al Basso Salento”, rimanda ad una delle più connotative caratteristiche di questa terra le cui origini magnogreche – nel segno d’una dimensione migratoria e culturale che sin dal VIII sec. a.C. presentava quel fenomeno della mescolanza di elementi etnici comune a quasi tutte le colonie greche – evocano e conferiscono humus, in risonanza, al radicato senso dell’ospitalità della gente di Puglia. Caratteristica storico-identitaria di apertura all’Altro, allo “Straniero”, o all’Ospite – a seconda della prospettiva e delle categorie di osservazione ontologico-ermeneutiche adottate – che, dal passato al presente, vedono in colui che arriva da un Altrove, una straordinaria occasione per esprimere un “comportamento mentale” capace di ampliare la propria ‘visione del mondo’, richiamandosi a quella legge etica e morale non scritta, eppure sempre presente, del valore sacrale dell’Ospitalità.

Caratteristica autorevolmente confermata, molti secoli dopo, dalla Presidenza della Repubblica che il 10 maggio 2000 ha conferito alla Puglia la Medaglia d’Oro al Merito Civile – onorificenza che si tributa a Città, Comuni,  Province,  Regioni, decorate con Medaglie al Merito Civile, a fronte di specifici atti di straordinaria abnegazione delle comunità durante la guerra, le calamità naturali o altre tragedie – con una motivazione che rende orgogliosi tutti i Pugliesi, in Italia e nel mondo: “In occasione dei massicci e ripetuti episodi di immigrazione clandestina, l’intera popolazione della Puglia dava prova collettiva di civismo e di forza morale. Con straordinaria abnegazione privati cittadini, comuni, province e Istituzioni offrivano il loro determinante contributo e incondizionato impegno in soccorso dei numerosissimi profughi arrivati sulle loro coste in condizioni disperate. Operando generosamente per accorrere in aiuto dei più deboli, la Comunità tutta offriva alla Nazione splendido esempio di grande solidarietà sociale e nobile spirito di sacrificio”. Un’onorificenza emblematica alla comunità pugliese che, estensivamente, per il suo credo nell’Accoglienza e nell’Ospitalità, diviene assimilabile, sul piano della scala valoriale degli universali ideali etici e solidaristici, alla straordinaria comunità di Lampedusa, che non a caso Papa Francesco – nella forte simbologia d’ogni sua azione – ha scelto come mèta della sua prima visita, scagliandosi contro “la globalizzazione dell’indifferenza” e rendendo quel lembo di terra affacciata sul Mediterraneo non più l’ultima frontiera d’Italia, ma la prima tappa del suo primo viaggio. Il gesto pregnante di un Pontefice “rivoluzionario” ci indica – nel suo costante invito alla compartecipazione inclusiva verso l’Altro – l’unica via possibile per abitare il cambiamento verso una società “mondiale”, più aperta e solidale. L’unica via per saper autenticamente essere al mondo. In questo senso, la solennità della motivazione che nel 2000 ha accompagnato il prestigioso riconoscimento decorando la Puglia con la Medaglia d’Oro al Merito Civile, nel dare misura d’una non comune vocazione culturale e comportamentale di questa regione, non è meno significante della solennità del patrimonio di cui la regione è portatrice sotto molteplici e ulteriori aspetti, tutti ugualmente incardinati nel suo denso, fecondo, archetipico genius loci.

Genius loci come identità fondativa che nutre il Sé di una comunità, come le radici fondanti che strutturano e plasmano la ‘visione del mondo’ di un popolo. Come l’identità pugliese, che può vantare una stratificata e impareggiabile storia millenaria contrassegnata dall’architettura barocca a Lecce e in tutta l’area salentina, sviluppatasi per un secolo e mezzo a partire dalla fine del XVI secolo, oggi inserita nelle “Tentative Lists” dell’UNESCO in attesa che le città del Salento entrino a far parte del Patrimonio dell’Umanità. Come le importanti tracce gotiche della Basilica di Santa Caterina d’Alessandria a Galatina, accanto alla quale spicca il Romanico pugliese, che raggiunse il suo massimo splendore tra XI e XIII secolo. Come l’impareggiabile impronta della Magna Grecia, custodita nel Museo Archeologico Nazionale di Taranto, che si fregia d’una collezione di manufatti dell’epoca tra le più grandi, tra cui i famosi Ori. Come la Valle d’Itria con i suoi caratteristici trulli di Alberobello, le tipiche abitazioni in pietra a forma di cono. O la superba rete castellare sveva, dove Castel del Monte è ambita mèta turistico-culturale. Come pure, cambiando scenario, il patrimonio paesaggistico e naturalistico della Puglia, che vanta due Parchi nazionali e diverse aree marine protette, insieme alle famose Grotte di Castellana, all’arcipelago delle Tremiti a largo della costa garganica, al Golfo di Taranto, che vede oggi ritornare i delfini nelle proprie acque, grazie a un progetto di ricerca scientifica universitaria di valorizzazione della flora e della fauna nel Mar Ionio denominato “I delfini di Taranto”, premiato all’ultimo Big Blu, Salone internazionale della Nautica e del Mare tenutosi a Roma nel febbraio 2013. Dal mare alla terra: la Puglia e le sue distese di olivi millenari, paesaggi oggi considerati “monumenti” e pertanto candidati all’UNESCO a diventare parte del “Patrimonio Mondiale dell’Umanità”, ma da sempre fonte di reddito agricolo e testimonianza storico-culturale e ambientale di questa regione, fino a diventare “cifra” estetico-antropologica non meno dei caratteristici e inconfondibili ‘muretti a secco’ di Puglia, tra i primi esempi di manufatto umano, presenti in tutte le culture del pianeta per delimitare poderi, uliveti e vigneti, e qui punteggiati da rigogliosi grappoli di fichi d’India giallo-arancione o sanguigno rosso porpora, caratterizzando il paesaggio pugliese e, con esso, il Mediterraneo di cui questa regione è sempre più decisivo e splendente baricentro geografico-culturale.

Opportunamente ispirato a tale sfaccettato e ricco patrimonio identitario, il Progetto “Ospitalità: dalla Terra dei Messapi al Salento” vede tra i propri obiettivi quello d’accrescere l’offerta turistica in Puglia attraverso l’organizzazione dell’Educational Tour che, ideato e realizzato dal Comune di Cellino San Marco e da alcune località delle province di Brindisi e Lecce, ha promosso la valorizzazione del territorio salentino, peraltro già molto apprezzato in Italia e all’estero. L’Ambasciatore della Repubblica d’Albania, Neritan Ceka, il critico d’arte Vittorio Sgarbi, il cantante Al Bano Carrisi, il critico musicale Mario Luzzatto Fegiz, la giornalista scrittrice e studiosa di emigrazione, Tiziana Grassi, di origini tarantine, sono stati tra gli ospiti invitati a questa iniziativa di respiro culturale internazionale, accomunati da un vivo, partecipe interesse per il Salento e le sue potenzialità. Un’iniziativa organizzata in concomitanza della festa patronale nota anche come “Festa dell’Emigrante” di Cellino San Marco, con i festeggiamenti del Patrono, San Marco appunto, che ha visto ritornare nei luoghi natii – come antica tradizione d’ogni terra di emigrazione – numerosi cellinesi sparsi nel mondo. Un gesto di grande sensibilità ed attenzione da parte della Municipalità di Cellino San Marco verso la propria comunità che risiede all’estero. L’Emigrazione e le “Feste del Ritorno”, densa e ampliante categoria antropologica: perché l’emigrazione – e lo sa bene chi quest’esperienza performativa la porta sulla propria pelle attraverso il tempo, lo spazio e le generazioni – è stata in passato per gli Italiani, come lo è oggi per gli immigrati, un lungo cammino fatto di ‘viaggi’, nella duplice dimensione materiale e spirituale. Viaggi interiori, che assumono il significato – nella navigazione a vista dell’esistenza umana – di ‘cartografia dell’anima’, inquieta e palpitante bussola di orientamento verso nuove mappe migranti cognitivo-esperienziali.

Durante i 7 giorni del Progetto “Ospitalità: dalla Terra dei Messapi al Salento – Educational Tour”, gli ospiti sono stati accompagnati in percorsi che hanno spaziato dalle visite al sito archeologico di Muro Tenente, a Mesagne, alle Colonne Romane di Brindisi, dai trulli di Alberobello al Barocco di Lecce, dal Museo Messapico di Cavallino al Parco Naturale Regionale “Costa Otranto – Santa Maria di Leuca”, infine accolti nelle lussureggianti Tenute di Al Bano Carrisi – prestigioso testimonial internazionale della Puglia – tra eleganti filari di ulivi in prospettiva, vini prodotti dallo stesso Al Bano, piscine e ottima cucina locale. Un Progetto, dunque, che sullo sfondo dell’innato senso d’accoglienza e ospitalità di questa terra, ha tenuto necessariamente conto di ogni aspetto di Marketing integrato del Turismo, per in buon esito dell’interessante iniziativa di promozione della Puglia e del Salento in particolare. Ma il successo di questa “Settimana pugliese” non è stato solo il frutto d’un attento, lavoro organizzativo di servuction, branding o concept test. Il patrimonio storico-architettonico, culturale, paesaggistico ed enogastronomico di un luogo, con la matura offerta di servizi ricettivi, pur con il proprio imprescindibile status attrattivo, da solo non può avere potere aggregante. L’appeal di un luogo – come gli studiosi di Geografia umana osservano, in ordine al complesso rapporto tra Uomo e territorio – è espresso certamente nella storia e nella cultura d’uno specifico spazio geografico, di un’area, d’un sito, di una regione. Ma il valore aggiunto che ne determina la visibilità, l’ulteriore slancio proattivo, la sua peculiare vocazione attrattiva, in definitiva il successo e la fama, risiedono in maniera rilevante nel capitale umano che quel luogo esprime; ovvero nelle persone che, con le proprie empatiche capacità relazionali, la cura e l’attenzione nei rapporti con l’Altro, hanno spiccata vocazione a saper mettere in comunicazione autentica ed emozionale persone e situazioni. Sollecitando, favorendo e vivificando scambi, collaborazioni, convergenze, adesioni e quindi propulsive sinergie, in un clima di genuina ed avvolgente accoglienza, per la quale è piacevole “sentirsi a casa”. Li chiamano “facilitatori”: sono persone speciali e preziose – tanto più in una società contemporanea contrassegnata dalla moltitudine di “linguaggi” e quindi obbligata a coerenti interpretazioni – perché, nel loro essere partecipi e informati sulle culture e sullo specifico professionale dei singoli ospiti, ma soprattutto dei nativi a cui spesso appartengono, accolgono l’evento, lo vivificano e lo ottimizzano, osservando con attenzione il contesto di riferimento, cogliendo bisogni e aspettative dell’Altro – espresse ed inespresse – e hanno cura di ogni partecipante affinché, singolarmente e insieme, tutti possano sentirsi veramente dentro le cose, parte e protagonisti.

Un ruolo cruciale, dunque, che va ben oltre quello delle formali “Pubbliche Relazioni” e che, in occasione di questa intensa “Settimana pugliese”, è stato svolto con particolare eleganza e competenza, nel raccordo inter-relazionale, sia dalla docente di Piano e Canto, concertista e direttore d’Orchestra di fama internazionale, Aksinja Gioia Xhoja, co-organizzatrice della “Settimana pugliese” e prezioso trait d’union tra il Comune di Cellino San Marco e l’Ambasciatore d’Albania, Neritan Ceka, sia dal valente Sottufficiale dei Carabinieri Angelo Giovanni Capoccia, originario di Squinzano, in provincia di Lecce. Insieme ai numerosi rappresentanti della Municipalità di Cellino San Marco, il Brigadiere Capoccia – grazie alla sua trentennale esperienza nell’Arma, dedicata con slancio e competenza all’organizzazione d’importanti eventi istituzionali – per la sua solare “pugliesità” e in una generosa e volontaria opera di facilitatore” di rapporti tra gli Ospiti presenti, ha contribuito a fare gli onori di casa all’Ospite d’onore, l’Ambasciatore d’Albania Neritan Ceka, insigne docente e archeologo di fama mondiale.

L’Ambasciatore così si è espresso sulla manifestazione pugliese e sulla sua multiforme valenza antropologico-culturale, quasi evocando un antico e nuovo “Patto di Fratellanza” tra le due sponde dell’Adriatico, in una prospettiva di rapporti bilaterali tutti da promuovere o accrescere: “La Puglia era, ed è, la regione italiana più conosciuta in Albania. Dall’altra sponda, quando noi pensiamo all’Italia, la prima cosa che ci viene in mente è la Puglia. Abbiamo sempre avuto contatti con voi. Dell’arrivo – nei decenni scorsi – delle navi cariche di migliaia di profughi albanesi si conserva l’immagine indelebile, encomiabile e commovente delle vostre coste che ci hanno accolto con amorevole solidarietà e senso civico. Pugliesi sono stati i primi italiani ad aprire imprese da noi. Non è un caso, infatti, che l’unica rappresentanza diplomatica-commerciale rappresentativa dell’Italia in Albania sia pugliese. Una rappresentanza, attraverso la Camera di Commercio, che rappresenta tutta l’Italia, con sede a Tirana. Si tratta quasi di una sorta di propulsiva ‘missione’ diplomatica di vostri validi imprenditori. E i principali investimenti da noi sono pugliesi. Con l’Italia, con la Puglia in particolare, c’è una collaborazione luminosa in corso anche nel settore culturale, con l’Università di Bari, con il Politecnico, che ha realizzato studi sull’Urbanistica di Tirana, con studenti albanesi, e l’Università di Lecce, con la Facoltà di Archeologia e una Scuola di Specializzazione frequentata da tanti albanesi. Queste propulsive sinergie, dal settore scientifico a quello culturale e commerciale, sono diventate le nuove condizioni per più sistematiche collaborazioni che vanno verso il grande Progetto di Macroregione Ionico-Adriatica: progetti che vedono la partecipazione dell’Unione Europea e che aprono prospettive di rapporti sempre più forti tra le nostre due sponde nel campo dell’Energia, del Turismo, dell’Agricoltura, della Cultura scientifico-universitaria. E penso anche al grande Progetto TAP, Trans-Adriatic Pipeline, volto alla costruzione di un nuovo gasdotto che connetterà Italia e Grecia via Albania, permettendo l’afflusso di gas naturale proveniente dalla zona del Caucaso, del Mar Caspio, e, potenzialmente, del Medio Oriente. Un gasdotto che arriverà in Puglia indirizzandosi verso diversi settori e Paesi rappresentati da numerosi vice ministri esteri. Ma ci sono altri importanti legami tra la Puglia e l’Albania, e mi riferisco all’Istituto di Agronomia Mediterranea che ci vede interagire grazie alle simili e favorevoli condizioni climatico-agronomiche.”

“E poi c’è Al Bano!, – ha continuato S.E. Neritan Ceka un “ambasciatore” di Puglia straordinario e amatissimo da tutti noi albanesi. Dunque posso dire che sono molto forti e profondi i legami, anche umani, tra la Puglia e il nostro Paese, come conferma la presenza di migliaia di cittadini italiani da noi, tutti totalmente integrati nella nostra vita economica, sociale e politica. Trovo importante e significativo anche il fatto che tutti gli albanesi che arrivano in Italia passino, prima di arrivare nei vari luoghi di destinazione migratoria, dalla vostra accogliente regione, grazie a traghetti che ogni sera partono da e verso l’Albania. Quindi sono maturi i tempi per liberarci con consapevolezza dagli stereotipi del passato, da quell’epoca “da film del Novecento” con gli albanesi migranti stipati sulle navi verso l’Italia. La Puglia è una terra di paradiso dove l’attività umana è perfetta, tutta la terrà è lavorata con cura, le città sono pulite, in ordine, Cellino San Marco è un piccolo museo a cielo aperto con la sua architettura, e il calore della sua gente. Si sente nell’aria, ed è piacevole notarlo, questo facile e naturale contatto umano che c’è qui da voi. E’ emozionante vedere al tramonto, nelle stradine dei vostri paesi, passeggiando su quelle pietre bianche di antica eleganza, la gente che con amore porta le sedie davanti alla propria porta e quando tu passi davanti alle loro case ti dice ancora, accompagnandolo con un sorriso, un caloroso <Buonasera!>. Questo piace molto ai turisti che tutto il giorno sono in contatto con la modernità, con la velocità. Anche le feste, come questa a cui ho partecipato in questi giorni in onore del Santo patrono locale … Che meravigliosa partecipazione corale! E che emozione vedere tutte quelle accurate e gradevolissime luminarie, ascoltare la banda in processione per il paese, vedere quanta autentica e fervente partecipazione c’è stata nella comunità cellinese. Trovo questa coesione umana un valore straordinario del Sud, un valore che manca nelle grandi città, dove ormai si vede soprattutto gente distratta e di corsa che porta in giro il suo cane”.

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Ma da chi è partita l’idea e, soprattutto, come il Comune di Cellino San Marco si è attrezzato per una “Settimana pugliese” con la programmazione così  ben articolata? Lo chiediamo all’Assessore ai Servizi Sociali del Comune di Cellino San Marco, Gabriele Elia, ideatore ed organizzatore del Progetto “Ospitalità: dalla Terra dei Messapi al Salento – Educational Tour”, che ci risponde tra un saluto e l’altro dei suoi concittadini in festa: “Mi permetta, dottoressa Grassi, di ringraziare in questa occasione tutti coloro che hanno contribuito al successo di questa iniziativa. A cominciare da lei, per la sua presenza come giornalista e come pugliese, studiosa particolarmente attenta alle dinamiche sociali del nostro territorio; quindi l’Ambasciatore d’Albania Neritan Ceka; il Maestro Al Bano; il Brigadiere dei Carabinieri, Angelo Giovanni Capoccia, che si è generosamente prodigato per la riuscita di questo evento mettendo in relazione – con il suo non comune garbo – persone, Istituzioni e situazioni, pur egli non avendo – e questo gli fa molto onore, tanto da volerlo segnalare ai suoi Superiori – alcun incarico all’interno dell’iniziativa; il prof. Vittorio Sgarbi e il prof. Mario Luttazzo Fegiz. Desidero infine ringraziare tutta la comunità cellinese per la calorosa accoglienza che ha riservato a questa iniziativa. E’ stato importante vedere come tutti – ospiti e gente del luogo – hanno risposto con entusiasmo a questo Progetto “Ospitalità”. E penso alla meravigliosa sinergia con la Regione Puglia, una collaborazione che conferma quanto sia prezioso e proficuo che le Istituzioni “parlino” tra loro a beneficio dell’intera collettività, dando risposte concrete. Quindi il mio più sentito ringraziamento va all’Assessore Regionale al Mediterraneo, Cultura e Turismo, dottoressa Silvia Godelli, al dirigente regionale del Servizio Turismo, dottoressa Antonietta Riccio, e naturalmente al Sindaco di Cellino San Marco, Francesco Cascione, per lo slancio, il rigore e la passione che dedica al suo mandato istituzionale. Per rispondere alla sua domanda, ritengo che il dovere d’un amministratore sia quello di saper “intercettare” e attingere qualunque tipo di finanziamento pubblico, specie quelli europei che, non dimentichiamolo!, sono soldi pubblici, quindi anche nostri, di noi italiani. I finanziamenti europei sono il futuro, a fronte di bilanci “lacrime e sangue” con cui oggi si confrontano tutte le Amministrazioni locali. Penso che questa sia la prima azione che un buon Amministratore deve fare a beneficio della propria comunità di cui ha la fiducia, che è un inestimabile valore. Noi, come Comune di Cellino San Marco, abbiamo saputo dei finanziamenti che proponeva la Regione Puglia per progetti di promozione e valorizzazione della nostra regione, e li abbiamo presi di petto, delineando e strutturando questo Progetto di “Ospitalità” che facesse conoscere lo straordinario patrimonio storico-culturale che abbiamo, e che lo facesse conoscere a opinion leaders come lei, ovvero a persone che hanno l’opportunità, per le proprie competenze professionali, di rafforzare il pensiero di tanti, facendolo conoscere magari a chi desidera progettare un viaggio in questa zona, tra distese di olivi e due mari meravigliosi, quali sono l’Adriatico e lo Ionio.

Il senso di accoglienza è costitutiva parte di noi, abbiamo ottime strutture ricettive. Quindi aspettiamo tutti, con gioia, presto, sia a Cellino San Marco, sia in tutta la Puglia, che hanno in sé una vocazione turistico-rurale con un potenziale altissimo. Certo, solo sapendo sviluppare un efficace e accurato marketing territoriale di cui questa “Settimana” è stata solo l’inizio di un percorso. Ritengo sia questa la prospettiva che può attrarre tanta gente, anche dall’estero, e di cui potrebbe giovarsi la nostra bella terra, sia sul piano sociale che territoriale. Ecco perché questo “Educational Tour”, dal titolo emblematico che abbiamo scelto proprio pensando a un percorso conoscitivo, può validamente testimoniare che questo magnifico territorio salentino si sta sempre più valorizzando – come merita – ma il cui potenziale è ancora tutto da esprimere al meglio. Per questo, tra gli obiettivi e la filosofia di Progetto, ho voluto seguire il filo rosso della vocazione locale, turistica appunto, raccordando Regione, Province e Comuni che, insieme, possono davvero fare tanto per valorizzarlo nelle sue varie e molteplici espressioni. Un territorio – voglio ricordare – che deve evitare qualsiasi minaccia che lo possa calpestare, e penso alla Centrale di Cerano, a 20 chilometri da qui, con impianti fotovoltaici che hanno ingiustamente deturpato le terre dei nostri contadini. Il mio desiderio, che affido a lei e a tutti i suoi colleghi giornalisti, è che il senso di ospitalità che contraddistingue la Puglia goda di una sempre più ampia diffusione anche attraverso il ‘passaparola’ di chi viene e resta abbagliato da tanta bellezza culturale e paesaggistica, desiderando così ritornare nella nostra regione, ma anche in tutta l’Italia, che è un territorio sano, marchiato in alcune sue aree, ma sano. E tale deve rimanere. Il turismo è il simbolo di questa nostra vocazione all’ospitalità e ne siamo orgogliosi. Orgogliosi anche di aver voluto giustamente far coincidere questa “Settimana di promozione pugliese” con la Festa patronale, che è molto sentita qui, sia da chi ci vive, sia da coloro che sono emigrati ma che, potendo, ogni anno ritornano con piacere alle proprie origini e radici di esistenza. Non a caso la Festa di San Marco è chiamata anche laFesta dell’Emigrante”, che custodisce affetti, passioni, tradizioni, nostalgia e profondo senso di appartenenza. A proposito dell’emigrare vorrei aggiungere che è amaro spesso ascoltare che il nostro Paese è povero e quindi si è costretti ad andare via. Sì, purtroppo anche questo è vero, si è costretti a partire. Ma nel mio piccolo dico che se è necessario andare via per inseguire la propria vocazione che qui magari non viene valorizzata, è altrettanto fondamentale che le competenze acquisite altrove siano poi riportate nella propria terra di origine, per aiutarla a crescere con il contributo delle idee di tutti. Proprio per questo ripeto il mio ringraziamento sentito all’Assessore Regionale al Turismo della Puglia, Silvia Godelli, che ha dato l’opportunità al nostro territorio di perseguire obiettivi importantissimi all’interno di un percorso di indispensabile sviluppo del territorio tutto da costruire. Tutti insieme”.

Un percorso, quello dell’accoglienza e dell’ospitalità, già  in atto e da sviluppare, al quale da tempo sta dando un considerevole contributo Al Bano Carrisi, uno dei più entusiasti e convinti testimonial pugliesi, ”ambasciatore” per eccellenza di questa regione. L’artista ha collaborato attivamente alla realizzazione della “Settimana di promozione pugliese nel mondo” e da volitivo uomo del Sud, alla luce della sua ampia “visione” di cittadino del mondo, così riflette: “Credo che la Puglia sia una delle più belle regioni d’Italia, e non lo dico solo da orgoglioso pugliese, ma da persona che gira tutto il mondo. E mi auguro vivamente che ciò che Dio ha creato l’uomo rispetti. E mi riferisco agli scempi ambientali di cui ogni giorno leggiamo sulle cronache. La nostra vocazione è terra di accoglienza, abbiamo grandi vini, ottimi oli, eccellente artigianato, quindi non vedo perché cerchino di introdurre l’industria che con noi non c’entra niente. Non dimentichiamo gli 800 chilometri di coste e di spiagge che ci rendono una delle regioni italiane con maggiore sviluppo costiero. A pochi passi da noi ci sono l’isola di Malta e l’isola greca di Corfù, che vivono di turismo per undici mesi all’anno, mentre qui da noi viviamo il nostro patrimonio naturale solo per un mese! Allora, io dico, programmiamo meglio questa nostra Puglia, non dimenticando il Miracolo di San Nicola, venerato tanto in Puglia quanto in Russia. Questa regione, oltre ad avere antiche radici con ascendenze spagnole, francesi e turche, è figlia della gloriosa Magna Grecia. Vivifichiamo allora queste radici culturali e di identità e puntiamo con determinazione e spirito d’intraprendenza sul turismo, un turismo alto, eliminando le sacche di delinquenza, che pure ci sono. A tutti i miei connazionali, anche all’estero, rivolgo un caloroso invito e dico Venite!, godetevi la Puglia, qui mangiate bene e bevete meglio! E fate l’amore con la natura! E a proposito di connazionali all’estero, pensando agli emigrati e ai milioni di oriundi, a loro voglio mandare il mio saluto affettuoso dicendo che sono i migliori Italiani, semplicemente perché vivono e s’alimentano di Nostalgia, quello struggente nostos che è rimpianto per la casa natìa, humus nella lontananza, “preservativo” contro i mali di questa nazione, che ne ha tanti. Riappropriamoci delle nostre radici, della nostra identità, del nostro orgoglio. E penso ai cinesi, agli spagnoli, ai francesi, che difendono con vigore la loro identità pur vivendo fuori dai luoghi di origine. Negli anni ‘30 e ‘40 del Novecento l’Italia vantava un grande peso culturale e sociale in America. Ritorniamo a quella pagina della nostra storia e, nella circolazione di pensieri, idee e progetti che possono unire le “due Italie”, custodiamo e valorizziamo tutto il nostro prezioso patrimonio”.

Il tracciato di sviluppo della Puglia, nelle appassionate parole di Marina Del Foro, illuminato Assessore comunale di Cellino San Marco, conferma quanto le Istituzioni locali, oggi, possano essere “dentro” i processi sociali, contribuendo a delineare orizzonti di crescita, avvicinandosi ai bisogni/desideri della comunità in maniera capiente, determinata e pragmatica: “Ho voluto appoggiare con piacere questo Progetto sull’Ospitalità nel Salento perché è doveroso, per chi si occupa della cosa pubblica, rivalutare e valorizzare questa realtà, tenendo conto dei Patti di Stabilità. Grazie all’ “Area Vasta” brindisina, più Comuni si sono messi insieme e, puntando sulla crescita locale, hanno potuto attingere ai Fondi Europei. Personalmente, come Assessore all’Urbanistica, grazie a questi Fondi, ho potuto realizzare per Cellino un articolato piano di riqualificazione urbana che oggi vede il centro storico pedonalizzato e valorizzato da un elegante basolato, in sostituzione di un improbabile asfalto. Tra i progetti intrapresi e portati a compimento annovero la Biblioteca Multimediale, l’efficientamento energetico, la riqualificazione delle periferie, che sono importanti sul piano del tessuto sociale di una comunità, quanto e più dei centri storici di cui mi occupo, e mi occuperò sempre, con grande determinazione propulsiva. Abbiamo lavorato anche alla realizzazione di un Orto urbano per i cittadini di Cellino, con giochi per bambini in plastica riciclata. E siamo impegnati nei lavori di un ampio viale che collegherà la periferia al centro. Tutte realtà che devono “parlare” tra loro, interagendo. Desidero che dalla Puglia, dall’Italia, dall’estero vengano a vedere una realtà come questa, che offre un tipo di turismo diverso e più ampio di quello esclusivamente balneare. Cellino San Marco è al centro, tra Brindisi e Lecce, al centro tra l’Adriatico e lo Ionio, e al centro d’una campagna prossima al mare. Siamo pronti ad accogliere, promuovendo una ricettività ampia, fatta non solo di turismo locale. In questo senso è importantissima la personalità di Al Bano, nostro illustre e amato concittadino celebrato in tutto il mondo, che è una forte “attrattiva”, anche per le prestigiose iniziative culturali e musicali che generosamente offre alla sua e nostra terra. Il Salento è stata una scoperta tardiva dal punto di vista turistico. Ma ora è arrivato il momento di condividere. Tutti. E di ottimizzare la ricettività. Chi viene in questa spettacolare zona della Puglia resterà incantato dall’ambiente e dalla sua gente meravigliosa. Cose che rendono magici questi luoghi, anche per l’effetto moltiplicatore dato dal connubio tra campagna e mare, tra le tradizioni enogastronomiche e le tracce storico-culturali, difficili da trovare altrove in maniera così concentrata. In questo percorso di sviluppo, ripeto, il futuro è dato dall’Unione Europea e dai fondi messi a disposizione per la valorizzazione dei contesti territoriali. I finanziamenti ci sono, il problema sta nello snodo delle Regioni, nei passaggi molto burocratizzati che comportano lentezze e spesso determinano che le risorse a disposizione tornino indietro. Ma l’Unione Europea fa bene, alla luce dei finanziamenti erogati per i progetti proposti, ad esigere una rendicontazione rigorosissima sui costi, sulla qualità dell’attuazione dei progetti, sul rispetto dei tempi di realizzazione. I cittadini spesso non sono a conoscenza di queste importanti opportunità europee, e penso anche ai giovani che hanno idee e progetti da realizzare. Insieme si possono creare piattaforme proattive in cui le Istituzioni – come sta già avvenendo – si avvicinino sempre più alle istanze della collettività verso processi di matura operatività”.

Prima di lasciare Cellino San Marco – sull’eco di questi interventi che da angolazioni diverse indicano  pragmaticamente nuovi orizzonti per la Puglia e sulle note della locale banda musicale che s’ode in lontananza mentre accompagna in processione la statua del Santo Patrono – veniamo invitati ad una visita in Comune dove, per la “Settimana sull’Ospitalità nel Salento”, in alcune sale è allestita un’interessante mostra fotografica e documentale sull’Emigrazione cellinese nel mondo. L’iniziativa, nell’ambito del Progetto “Cilinari – la storia simu Nui” , collegata a due “Calendari della Memoria” 2011 e 2012 , tematizza il senso d’Appartenenza e Identità di questa comunità. Categorie di osservazione partecipante che ben ha saputo cogliere Angelo Arcobelli, presidente dell’Associazione Culturale “Res Publica Cilinara”, impegnata nella “promozione del territorio e dell’identità cellinese”, vivace ideatore di numerose iniziative improntate alla valorizzazione dello spazio-vissuto cellinese. Queste fotografie-documento – raccolte dall’instancabile Arcobelli grazie a un lungo lavoro di ricerca che ha coinvolto e motivato tutti i cellinesi, dopo un non facile lavoro di persuasione sulla valenza e la necessità di condividere tracce di memoria individuale e collettiva, per evitare il rischio della dimenticanza storica – raccontano di donne e uomini partiti cento anni fa da un paesino del Sud verso nuovi e inesplorati campi di possibilità, costretti a varcare l’oceano alla ricerca di lavoro e dignità. Donne e uomini i cui figli e nipoti – parte di quegli 80 milioni di oriundi dell’altra Italia sparsi in ogni angolo del pianeta – oggi tornano d’estate a Cellino San Marco con l’orgoglio delle proprie origini italiane, per riempire tasselli di storia dell’emigrazione che attraverso il tempo e le generazioni lascia ineludibili segni di lacerante, complessa e doppia identità, tra luoghi di nascita e d’adozione. Donne e uomini che tornano, magari per acquistare la casa dei nonni emigrati, onorandone così una storia privata, che diventa Storia, fatta di coraggio, orgoglio, sogni e conquiste.

Tornano avendo messo da parte, per un anno intero, l’impegnativa cifra per il biglietto aereo dalle Americhe  verso l’Italia. E tornano portando con sé, come privatissimo bagaglio esperienziale, tutto quel nostos, quella voglia di Ritorno che con l’arrivo dell’estate Cellino San Marco, al pari di paesi e città d’Italia che hanno conosciuto l’epopea della Grande Emigrazione, coltiva e onora all’insegna dell’orgoglio e di antichi legami con la terra madre. Il “ritorno in patria” delle comunità solo geograficamente lontane dal Belpaese, quando le case lasciate nei luoghi d’origine e le strade riprendono vita con il rientro degli emigrati in vacanza, quando i dialetti del Sud si fondono con gli intercalari del Nord e strascichi di “broccolino”, quando feste di famiglia, matrimoni e battesimi, vengono programmati in funzione del ritorno dei familiari, quando sagre, feste popolari o religiose riannodano rapporti, affetti e relazioni, si rinsaldano sentimenti, punteggiando – ieri come oggi – origini, identità e appartenenza. Un portato che è archetipo fondativo, vivificante e strutturante dell’Io collettivo italiano, spesso più coltivato nell’Altrove che da chi è restato. Come per Mina Manca Spencer, docente di Letteratura italiana negli Stati Uniti, originaria di Cellino San Marco: dove un doppio cognome italo-americano, un doppio passaporto e una doppia cittadinanza partecipano e condensano tutta l’essenza di un vissuto migratorio nutrito di Nostalgia e determinazione nel mantenere vivi i legami con le proprie origini, tramandandole ai propri figli “americani”, insieme al mai sopito desiderio di Ritorno.

O come nella testimonianza di Mario Diomete sulla locale Festa patronale di San Marco – “un appuntamento mai mancato in 40 anni di emigrazione”, dichiara con orgoglio – egli che da Cellino è andato a Milano, un “figlio” dell’emigrazione interna al Paese, avvenuta durante gli anni ’70 del Novecento. Tanto da stimolargli ricordi intensi: “… I festeggiamenti, che si svolgevano in diversi giorni, avevano il momento cruciale nella Processione, seguita dalle autorità civili (Sindaco, Maresciallo con i Carabinieri in alta uniforme) e religiose … Si percorrevano le vie del paese e per questa occasione le case venivano tinteggiate e abbellite. Durante il passaggio della statua del Santo venivano spalancate le porte per “la benedizione”. La statua, che è molto pesante, veniva portata a spalla dai cittadini che facevano a gara per recarla in processione, in particolare gli emigrati. Dopo la Processione, una volta riposta la statua del Santo sul baldacchino della chiesa, rigorosamente adorno di luci e fiori, si assisteva con grande devozione alla Santa Messa. Talvolta c’era la presenza del Vescovo della diocesi di Brindisi. A tal proposito, desidero evidenziare con gioia che, da tre anni a questa parte, il parroco Don Cosimo, un grande Parroco, ha introdotto, secondo il mio modesto parere, un’iniziativa bellissima: quella di celebrare la Santa Messa in piazza. Stimola cittadini e fedeli ad una partecipazione più sentita. Un Parroco che è riuscito a portare la Chiesa in piazza! Una grande emozione per tutti! Altri ricordi sono quelli dei tavolini in piazza, allestiti dai bar adiacenti, dove mangiavo noccioline insieme agli amici o ai parenti, bevendo un bel bicchiere di bibita fresca, mentre s’ascoltava la banda che eseguiva brani di musica classica o sinfonica. E mi emozionava tanto vedere le persone anziane così concentrate nell’ascolto … Ma arriviamo agli anni ’80 e ’90 del secolo scorso, quando per volere del Parroco di allora venne introdotta un’importante novità devozionale: oltre a San Marco Evangelista iniziò ad essere festeggiata d’estate anche Santa Caterina d’Alessandria, compatrona di Cellino, che abitualmente veniva festeggiata a novembre, con una grande fiera detta “Te li Cappotti”, una tradizione ancora oggi  molto seguita e dedicata alla vendita di cappotti bellissimi, per cui in tanti vengono apposta da tutto il Sud e non solo. E così vennero accomunate le due Feste patronali, proprio per permettere agli emigrati tornati in paese per le vacanze di poter rendere omaggio ai propri Santi patroni. Un segno che trovo di grande sensibilità, da parte di Cellino, verso noi emigrati, e che ci fa capire che non siamo dimenticati. Anzi, che i nostri concittadini tengono a noi, anche se per un anno siamo lontani. Non bisogna ovviamente dimenticare il momento cruciale dei fuochi pirotecnici, che negli anni sono stati arricchiti nella loro bellezza e straordinarietà, e che attualmente vengono fatti alla fine della Processione, alla presenza delle statue dei Santi. E questa è una cosa molto bella e suggestiva. Ci sono tanti altri aspetti di questa Festa patronale che non vorrei tralasciare, per esempio il grande mercato, le bancarelle, la gente del paese e di quelli limitrofi, ma quello che più tengo a sottolineare, è il rispetto dei valori e delle tradizioni che qui si vive in maniera molto forte. Anche se purtroppo, in questi ultimi anni, sarà per questo sciagurato e troppo lungo periodo di crisi economica, vedo diversi miei compaesani con il viso sempre più triste. Come, lo sono anch’io, da emigrato”. Anche questo è Puglia, terra di idee, di brezze emozionali ed orizzonti di progetto. Brezze che attraversano terra e mare. Tra Storia e Futuro. In un “viaggio” pugliese – fuori e dentro di noi – dopo il quale non saremo più gli stessi. Una “terra filosofica”, rigenerativa dunque, dove finalmente poterci liberare dell’assordante e bulimico ‘rumore’ del qui e ora, tornando a pensare – magari all’ombra di un ulivo secolare –  idealisticamente la realtà. Nel segno di una nuova, antica Humanitas ancora tutta da vivere e riscoprire.

Tiziana Grassi è nata a Taranto e vive a Roma. Giornalista, scrittrice e studiosa di fenomeni migratori. Già autrice per Rai International di programmi di servizio per gli Italiani all’estero, attualmente collabora al programma radiofonico “Un libro per l’Europa” della Commissione Europea, Rappresentanza in Italia, e alla programmazione culturale per l’Ambasciata d’Austria a Roma.

Goffredo Palmerini è nato e vive a L’Aquila. Nella città Capoluogo d’Abruzzo è stato amministratore civico e vice Sindaco per quasi trent’anni. Scrive su numerose testate italiane all’estero e agenzie internazionali per molte delle quali è collaboratore. Scrittore, studioso dell’emigrazione italiana, è componente del Consiglio Regionale Abruzzesi nel Mondo ed esponente di prestigiose istituzioni culturali.