Esce a settembre per Edizioni Clandestine il libro Le lacrime di Teheran, scritto a quattro mani dalla modella e attivista canadese-iraniana Nazanin Afshin-Jam, presidentessa dell’organizzazione umanitaria Stop Child Executions, e da Susan McClelland, scrittrice e giornalista canadese famosa a livello internazionale per le sue inchieste sulla violazione dei diritti umani.
Le lacrime di Teheran è l’avventura commovente e impressionante di due giovani donne che portano lo stesso nome, Nazanin. Una vissuta in Canada, istruita e giunta all’apice della carriera, l’altra ancora adolescente, curda condannata a morte in Iran per avere ucciso l’uomo che aveva tentato di violentarla. Una semplice e-mail cambierà le loro vite per sempre.
Le organizzazioni umanitarie sono purtroppo testimoni di numerosi abusi dei diritti umani, e non solo in Iran. Troppo spesso assistiamo a condanne capitali di minorenni nei paesi islamici. E troppo spesso demandiamo ad altri ciò che ognuno di noi potrebbe fare: che sia manifestare per la fine di una guerra, porre fine allo stupro delle donne alla luce del sole, scongiurare la condanna a morte di minorenni per attività sessuali fuori dal matrimonio, omosessualità, crimini commessi sotto minaccia o per necessità quali il traffico di stupefacenti.
«Io non intendevo uniformarmi a coloro che levavano le mani in segno di resa», afferma Nazanin Afshin-Jam, «intendevo fare qualcosa, qualsiasi cosa perché il mondo fosse migliore.»
È così, dal momento in cui è stata coinvolta nel caso della giovane omonima Nazanin Fatehi, ha dedicato gran parte del suo tempo a cercare di far cessare la pena capitale sui minori. Ancora oggi l’organizzazione presieduta dalla modella e attivista preme sui politici, sulle organizzazioni non governative e su tutti coloro che, in qualche modo, possono indurre i governi oppressivi a commutare le loro intollerabili sentenze e a bandire l’esecuzione dei bambini.
Nazanin Fatehi è stata risparmiata, anche se di lei si sono pian piano perse le tracce. Tuttora, nei bracci della morte iraniani, ci sarebbero più di 150 ragazzi. Nel febbraio del 2012 gli ufficiali iraniani hanno annunciato che il nuovo codice penale non prevede esecuzioni per i minori di diciotto anni. Eppure, per quanto la pena di morte sia stata rimossa per i casi di traffico di droga, negli omicidi resta una facoltà dei giudici. Anche l’età della responsabilità criminale non è cambiata.
Disse Albert Einstein: «Il mondo è un luogo pericoloso, non tanto a causa dei pochi che commettono azioni malvagie, quanto per i molti che rivolgono altrove lo sguardo senza intervenire».
Questo libro vuole essere non solo una testimonianza, ma anche una preghiera affinché tutti intraprendano utili e significative battaglie a favore della libertà. Ogni singola persona può cambiare il mondo, spegnendo goccia dopo goccia il devastante incendio delle ingiustizie perpetrate ovunque.