INCONTRO SUL PROBLEMA DEI CINGHIALI AD OFENA
Sostenuta dall’Ente Parco l’opzione dei recinti di cattura
Assergi (05 settembre 2013) – Organizzato dal Sindaco, Mauro Castagna, e intensamente partecipato da agricoltori e rappresentanti di svariati Enti tra cui Regione, Provincia, Parco Gran Sasso-Laga, Comuni ed associazioni di categoria, l’incontro che si è tenuto ieri ad Ofena sul problema del sovrannumero dei cinghiali, ha consentito alle diverse parti interessate di chiarire le rispettive posizioni e, in particolare all’Ente Parco, di ribadire e di sostenere la validità della strategia per il contenimento della specie adottata dallo stesso Ente attraverso i recinti di cattura.
Per una soluzione del problema, infatti, l’Ente Parco ha evidenziato – per bocca del Direttore Marcello Maranella, e dei referenti del Servizio Scientifico che si occupano del problema, Federico Striglioni e Pina Leone – la replicabilità del modello sperimentato con successo ad Amatrice, comune in cui, prima dell’avvio delle catture, vigeva una situazione di emergenza per molti versi analoga a quella di Ofena, con l’unica differenza che qui, i campi coltivati si trovano fuori dai confini dell’area protetta.
Nel comune laziale, attraverso un lungo ed articolato percorso partecipativo tra Ente, agricoltori ed Amministratori, si è pervenuti ad un consorzio cooperativo tra imprese agricole che oggi gestisce in piena autonomia tutta la filiera: dalla cattura alla macellazione alla vendita, con efficaci ricadute occupazionali. In tal modo, da annoso problema, il cinghiale è divenuta una risorsa per il territorio.
Sono 8.000 i cinghiali catturati dall’avvio delle operazioni di cattura nel Parco Gran Sasso – Laga, un dato che non si discosta dai dati di altre aree protette che utilizzano il metodo del selecontrollo, metodo che l’Ente giudica meno idoneo alle proprie esigenze di tutela di persone ed animali, in un territorio fortemente antropizzato e frequentato turisticamente. Dati alla mano, dunque, l’opzione dei recinti di cattura resta perseguibile per efficacia, economicità e sicurezza e, non ultimo, per il beneficio economico che può derivare ai territori dall’avvio di una filiera legata alla lavorazione e alla commercializzazione della carni di cinghiale.
A tal proposito l’Ente Parco si è detto disponibile ad ampliare il percorso partecipativo ai portatori d’interesse territoriali e a mettere a disposizione dell’Amministrazione Provinciale le proprie strumentazioni, competenze e maestranze, per una sperimentazione dei recinti di cattura fuori dai confini dell’area protetta, verificando la replicabilità del modello di Amatrice sul territorio di Ofena e gettare le basi per l’avvio di una filiera che faccia tesoro della disponibilità del mattatoio di Castel del Monte.
«E’ un primo grande risultato – sottolinea Maranella – che alla fine di un’assemblea inizialmente tesa e problematica, sei agricoltori abbiano dato la loro disponibilità ad ospitare i chiusini nei campi di loro proprietà, accogliendo l’invito del Parco a creare occasioni di incontro con il Consorzio amatriciano e proseguire nella pianificazione delle azioni».