A Onna, tra le pietre illuminate dal sole della speranza, le case “impacchettate”, i ritardi e un vecchio libro di storia
27 ottobre 2013 alle ore 19.47
L’AQUILA – Pomeriggio di fine ottobre a Onna. Il sole della speranza illumina le pietre del dolore. Breve viaggio, ricco di emozioni, nel cuore del vecchio borgo martoriato. Da un lato della strada il simbolo della volontà di rinascita e della solidarietà internazionale:”Casa Onna” e la “Casa della cultura”. Dall’altro lato le ferite ancora dolorosamente aperte: case ridotte ad un cumulo di macerie, altre “impacchettate”, e in fondo alla via il cartello “Zona Rossa”. Guardarsi intorno e avvertire l’assenza. Pesante il sacrificio di vite umane. Quaranta persone sono morte nell’infernale notte del 6 aprile 2009.
Il caporedattore del Centro Giustino Parisse, che ha perso i due figli, ha scritto:”Quella storia non è finita, ma solo sospesa. Il tempo non chiuderà le ferite. I figli di questa terra strappati alla luce non saranno dimenticati. L’albero tornerà a fiorire e a dare i frutti. Tocca a noi. Onna, il paese che c’era e che ci sarà”. La ripresa, ripensando alle parole di Benigni,riportate dal “Centro”, quando nell’agosto del 2009 fu ad Onna: ”Dante insegna che per andare in paradiso è necessario passare dall’inferno. Voi avete vissuto l’inferno. Grazie per la gioia che mi avete dato e per la possibilità di passare attraverso questa morsa di dolore. La scoperta più grande della vita è capire che il dolore può essere trasformato in gioia: dobbiamo riuscire a portare il dolore sulle spalle con gioia”.
Vicino a “Casa Onna” c’è una signora vestita di nero. La saluto. E’ una donna molto cortese. Scambio quattro chiacchiere con lei sul post-terremoto. Aspetta il marito. ”Stiamo portando via le ultime cose dalla casa che sarà abbattuta”, mi dice. Di fronte c’è un’altra casa tenuta insieme da cavi di acciaio. E’ così da quattro anni. Onna non ha effettivamente goduto dei” privilegi “ tanto sbandierati all’indomani del catastrofico sisma. I tedeschi sì che hanno sostenuto e continuano a sostenere questa comunità. Atti concreti di umanità contro le atrocità mostruose dei nazisti, che ad Onna l’11 giugno 1944 trucidarono 17 persone (3 erano donne). C’è una lapide che ricorda l’eccidio. E’ stata rimessa sulla facciata della Casa dei Martiri di Onna “imbracata” dopo le gravi lesioni provocate dal sisma.
La rinascita difficile, tra ritardi e promesse non mantenute. La signora spiega: ”Inizialmente debbo dire che c’è stata molta attenzione per Onna. Ora un po’ meno”. Ripensando ancora a Benigni e alla sua visita del 2009: ” Controlleremo che le promesse vengano mantenute: se le cose non accadono, urlate e chiedete”. Le parole di Benigni sono oggi di grande attualità, purtroppo. Nel frattempo arriva il marito della cortese interlocutrice . “La casa non è crollata completamente perché avevo fatto dei lavori di consolidamento, utilizzando i metodi di una volta”. Ci mostra i bulloni che stringono le staffe di ferro da una parte e dall’altra dell’edificio. ”Ho messo 84 in tutto”, precisa. ”Siete scappati in tempo?”, chiediamo .”Dal terremoto non si scappa. E di notte è ancora peggio” . Diventa triste. “Vede quell’edificio in fondo alla strada, tenuto in piedi dalle impalcature di legno? Accanto c’era la casa dove mio figlio dormiva con la nonna. L’abitazione è crollata. Mio figlio aveva 20 anni. E’ morto. Aveva solo venti anni”, ripete. La moglie non ci aveva minimamente accennato al lutto che l’aveva colpita così intimamente. Dolore tenuto dignitosamente dentro. Privato.
Abbiamo ripensato alla maledetta notte del 6 aprile 2009 ed ai giorni immediatamente successivi, quando i colleghi inviati della Rai chiamavano in redazione a Pescara, dicendo con grande ammirazione: ” Mimmo, con quanta dignità la gente abruzzese sta affrontando questa tragedia ! Ammirevoli. Niente isterismi e tanta voglia di ripartire subito!” Ripartenza che, non per colpa degli aquilani, ha avuto e continua ad avere molti rallentamenti. Ingiustificati. A Onna parlano le pietre del dolore, le case devastate dal sisma. A terra, tra le sterpaglie, un vecchio libro di storia. Acqua,sole e neve l’hanno danneggiato, ma non l’hanno distrutto. Qualcuno l’ha perso o l’ha lasciato volutamente in quel punto .Non è un luogo isolato. E’ ben visibile. Nessuno se l’è portato via. La storia non scompare e non si ruba. Ladri della memoria non possono e non debbono esserci. La storia rimane, per sempre. Come Onna “che c’era e che ci sarà”, ha scritto Parisse.
Domenico Logozzo