Il Giornale, Nannipieri su Olivetti e Comunità

Vedendo l’anteprima della fiction Rai dedicata ad Adriano Olivetti con Luca Zingaretti, in onda su Rai Uno il 28 e 29 ottobre, il saggista Luca Nannipieri parla (male) del film  oggi sulquotidiano Il GiornaleIn allegato il pdf dell’articolo integrale. Qui sotto i tratti salienti dell’articolo di Nannipieri:

Finora né il cinema né la televisione aveva provato ad avvicinarsi alla figura di Adriano Olivetti.  Questo straordinario imprenditore e intellettuale è stato infatti una delle personalità più problematiche di tutto il Novecento. [….] Al grande pubblico la sua vicenda e la sua rivoluzionaria utopia sono tuttora in gran parte sconosciute. Per colmare questo vuoto che dura da sessantanni, è stata prodotta da Luca Barbareschi e Rai Fiction una miniserie in due puntate che andrà in onda su Rai Uno, in prima serata il 28 e 29 ottobre, dal titolo significativo Adriano Olivetti. La forza di un sogno. [….] Ma l’immagine di Olivetti della fiction è troppo umanitaria e conciliante per essere vicina al vero.

Il punto infatti è questo: Olivetti è stato una figura profondamente divisiva. I suoi testi capitali, da L’ordine politico delle Comunità, scritto in esilio in Svizzera nel 1945, fino a Società Stato Comunità del 1952, sono libri per niente buonisti: in essi Olivetti chiede che lo Stato si trasformi traumaticamente affinché le comunità locali possano essere libere di organizzarsi e vivere. Teorizza la frantumazione dello Stato in comunità di appartenenza in anni in cui era forte invece l’impeto opposto, ovvero quello nazionalista e unificante. Oltre ad aprire le Edizioni di Comunità, una casa editrice in cui pubblica i suoi interventi e alcuni classici della teologia e del pensiero, fonda nel 1947 il Movimento Comunità. Dunque mentre i Costituenti stavano approvando la Costituzione che voleva l’Italia una e indivisibile, lui creava un movimento che si diffonderà in Piemonte e che chiedeva una rivisitazione federalista del paese, al punto da affermare: <<Noi chiediamo in tutta Italia la costituzione di nuove unità organiche politiche e amministrative: le Comunità concrete>>; <<Nella società delle Comunità si considerano autonome e indipendenti sia le attività individuali, sia quelle collettive: le organizzazioni economiche si costituiscono in complessi autonomi aventi statuto giuridico differenziato, i sindacati sono organizzati dal basso fuori da qualsiasi intervento o influenza statale>>. Al di là del fatto che Olivetti non catalizzò il consenso delle masse (alle elezioni politiche del 1958 otterrà solo un seggio di deputato per se stesso), che cosa sono queste dichiarazioni se non un disegno politico scompaginante e per nulla conciliante? [….]

La miniserie della Rai va più che bene per sensibilizzare l’attenzione degli spettatori, ma aver creato una figura sempre pronta ad aiutare gli altri, una Madre Teresa in giacca e cravatta, non dà merito della tumultuosa complessità di Olivetti, le cui opere principali – su tutte,L’ordine politico delle Comunità – sono colpevolmente fuori catalogo da anni.

Elisabetta Schiavi