Pescara. Commemorazione del poeta Franco Castellini (Pescara, martedì 22 ottobre, ore 17.30)

La Fondazione Accademia D’Abruzzo, in collaborazione con la Fondazione
Pescarabruzzo e le Edizioni Tracce, organizza la commemorazione della
scomparsa del poeta Franco Castellini, che si svolgerà martedì 22 ottobre,
alle ore 17.30, presso la Sala Convegni della Fondazione Pescarabruzzo, in
Corso Umberto I 83, a Pescara.

Saluti: Edgardo Bucciarelli (Presidente Fondazione Accademia
d’Abruzzo), Nicola Mattoscio (Presidente Fondazione Pescarabruzzo) e
Nicoletta Di Gregorio (Presidente Onorario delle Edizioni Tracce).
Testimonianze: Giorgio Bàrberi Squarotti (Critico Letterario e Poeta –
Università di Torino) e Ubaldo Giacomucci (Presidente Edizioni Tracce).
Nel corso della commemorazione, Emanuela D’Agostino e Franca Minnucci
declameranno alcune poesie tratte dall’ultima silloge di Franco
Castellini “L’oro della sera” (Edizioni Tracce-Fondazione
Pescarabruzzo, 2013).

Dall’introduzione al libro a cura di Giorgio Bàrberi Squarotti:
Franco ha scritto moltissime poesie, che hanno un’originalità e esemplarità
singolare, unica. I suoi testi partono da un’emozione, da un’impressione,
da un’occasione di vita o di riflessione o di memoria o di affetti, per
concludersi nella domanda fondamentale di ogni poesia che non sia soltanto
esercitazione o superbia o vanità o moda: questo, in questi versi, io ho
descritto o raccontato o colto come a verità della vita, ma, dopo, si deve
andare un poco oltre ancora, e chiedersi…
È una domanda drammatica; e la poesia di Franco, proprio per questo
assillante pensiero, ha una grandiosa espansione, e indaga gli anni
dell’esistenza e interroga tanti luoghi e persone ed eventi, con la più
strenua ansia dell’anima.
… Il discorso di Franco è, sì, rigoroso, ma intriso, al tempo stesso, di
pietà per i troppi errori umani.
La verifica della degradazione dei tempi ha come riscontro il senso
addolorato del male che a se stessi gli uomini fanno con la loro
inconsapevolezza di verità e di bellezza.
Castellini è, in alternativa rispetto a questo amplissimo ventaglio di
variazioni poetiche, anche un purissimo lirico, che, tuttavia, piega tanto
spesso alla sapienza del gioco. Penso a un testo come E mentre il corpo,
che inizia con un neologismo suggestivo (e allora è il caso di ricordare
che Franco è anche un difensore valorosissimo della nostra lingua, in
questa tetra stagione di ignoranza della parola fino all’incapacità di
comunicare efficacemente e seriamente): “E mentre il corpo / lucertolava
al sole e i biondi capelli e il seno / fremevano alla brezza del mare, / i
miei pensieri si perdevano / così nel lento morire della sera. / E, come
fantasmi impavidi / sull’orizzonte di un cielo indaco / le idee
cadevano sudate / sulla sabbia di un insolito ottobre”. È la visione di
beltà più preziosa, fatta com’è di stupore e di ironia. La liricità di
Castellini si nutre di queste doppiezze suasive, con l’eco appena di
malinconia, che si fa più profonda in un altro testo esempla
re: “Seduto sulla riva della sera / tra cigli lassi per l’ora tarda, /
langue la visione mia del giorno / carica di luci e ombre / come un sole
coperto da strati di nuvole. / // Passo la notte coricato sul fianco. /
Torna il colore di un’alba / e il desiderio / delle minute foglie di
primavera. / / Rinasce il giorno come un sorriso / di bimbo e, come da
quel sorso di vita / sgorgasse una lacrima pura, / in me si spalanca
l’infinito e lieve / respiro tutta quell’aria intorno”.
Sono versi di una splendida grazia, un dono sicuro. Potrei citare tanti
altri punti e aspetti della lunga vicenda poetica di Castellini. Ma questo
vuole essere soprattutto l’omaggio più riverente e commosso a chi tanto ci
ha saputo dare.

… E da quelle prime bozze degli anni quaranta, ottanta, novanta, fino ai
primi dell’anno duemila, ho cercato di inseguire il momento creativo
riferito al tempo in cui l’animo mi aveva già suggerito; ho inteso
mantenere la più verosimile veste di allora, cercando di non modificare
contenuto e stesura del verso tanto ché levità di pensiero, freschezza,
spontaneità e fantasia sono perlopiù lo specchio d’allora!
E questa potrebbe essere la mia ultima pubblicazione anche se confesso di
avere già pronti altri lavori. Credo rimarranno così senza una veste
tipografica in quanto non intendo liberarli dal mio limbo letterario.
“L’oro della sera”, poesia scritta il 28 Novembre 2011, non solo apre alla
lettura di questa raccolta, ma è anche il titolo stesso della
pubblicazione.
Quanto riportato potrà non piacere.
Il mio pensiero però, così volutamente declinato nel tempo in maniera tanto
rigorosa, è un modo aperto, semplice e piano per riascoltarmi così senza
paure e frontiere.
Franco Castellini