Ricostruzione, la Cna: serve una “tassa di scopo”
La confederazione artigiana avverte: fondi certi o sarà mobilitazione generale
PESCARA – Unire le forze per tenere alto il livello di attenzione del governo sulla ricostruzione della città dell’Aquila e dei comuni del cratere, mettendo da parte sterili personalismi e ricorrendo anche a strumenti straordinari, come una specifica “tassa di scopo”. Tutto ciò mentre il mondo della politica, al di là delle differenze di colore, deve affrontare con senso di coesione la partita della ricostruzione in Parlamento, per una soluzione definitiva del “nodo aquilano”. Lo affermano i direttori della Cna regionale e provinciale dell’Aquila, Graziano Di Costanzo e Agostino Del Re, in risposta alla mancata previsione di risorse aggiuntive per la ricostruzione nella prossima Legge di stabilità, varata dall’esecutivo ed ora all’esame dei due rami del Parlamento. «A causa degli impegni disattesi dal governo, la confederazione degli artigiani e delle Pmi non esclude il ricorso a un’azione di protesta importante – dicono Di Costanzo e Del Re – in difesa del futuro del capoluogo abruzzese. Se la crisi economica ha rallentato i tempi della ricostruzione, occorre uno strumento che faccia superare lo scoglio del blocco dei finanziamenti: si chiama “tassa di scopo” e non è possibile attendere altro tempo per introdurla». «Gli italiani, che ben conoscono il valore della solidarietà, nonostante le difficoltà legate al particolare momento di crisi – aggiungono – saprebbero accettare questo piccolo sacrificio». Oltre a misure certe per il reperimento di fondi, la Cna invoca anche il coinvolgimento di importanti attori della vita cittadina: «Occorre lavorare al coinvolgimento dell’università, che potrebbe elevare il livello qualitativo del recupero edilizio. Nella città cantiere più grande d’Europa si potrebbe sperimentare la realizzazione di un “distretto della ricostruzione”, ovvero una rete di attività volte ad accompagnare il recupero edilizio sotto vari punti di vista, come l’utilizzo di nuovi materiali e nuove tecnologie, oltre alla sperimentazione di tecniche di restauro adeguate a un sito di straordinario valore storico-architettonico, generando così prospettive di crescita professionali». «Per superare questa impasse, che sta soffocando il tessuto produttivo – concludono – bisogna iniziare a vedere nella ricostruzione, non solo materiale, un volano orientato a rivitalizzare l’economia dell’artigianato e delle Pmi, da sempre spina dorsale del nostro sistema produttivo».
24/10/2013