Nel 2011 le assunzioni di dipendenti domestiche italiane riguardavano il 3,73% del totale delle assunzioni, nell’anno 2012 l’8,62%, nel 2013 il 9,26%.
ASSISTENTI DOMESTICI A ROMA: TRIPLICATE IN SOLI DUE ANNI LE DONNE ITALIANE
Il 16% dei lavoratori registrati all’INPS sono dipendenti delle famiglie del Lazio, anche se la maggior parte di loro (89%) presta servizio nella provincia di Roma. L’85% dei lavoratori è di sesso femminile
L’indagine Censis del 2013, condotta presso un campione di 1500 collaboratori domestici individuati su tutto il territorio nazionale, consente di approfondire le caratteristiche di questo universo sempre più rilevante di lavoratori. Prevalentemente donne (82,4%) e di età intermedia, tra i 36 e 50 anni (56,8%), la maggioranza dei collaboratori che lavora presso le famiglie sono migranti (77,3% del totale), sebbene la loro presenza sul territorio sia abbastanza diversificata. Mentre infatti al Nord e al Centro è quasi esclusiva (al Nord sono stranieri l’81,4% dei collaboratori e al Centro l’81,7%), al Sud si registra una significativa incidenza di italiani, pari al 35,7%.
IL CONVEGNO – E’ stato questo il punto di partenza iniziale del convegno organizzato in occasione del 30° anniversario dalla sua fondazione, dall’ASSINDATCOLF- Associazione Nazionale tra i Datori di Lavoro Domestico – con il Patrocinio della Camera dei Deputati, che si è svolto ieri a Roma presso Palazzo Montecitorio. Diverse le voci esperte in materia intervenute durante l’incontro e tra loro figura Luigi Enrico Golzio, Direttore Scuola Dottorato Fondazione Universitaria “Marco Biagi” e Professore nell’Università di Modena e Reggio Emilia.
“Nell’economiadel Paese,edinparticolarediquelladellafamiglia,illavorodomesticostadiventandosemprepiù rilevante – afferma Renzo Gardella, Presidente ASSINDATCOLF –Ilsettoreèin espansionee contaoltre1.500.000lavoratoriealtrettantidatoridi lavoro.InunWelfarecheloStatononriescepiùagarantireinunmodouniversale,sivuoleevidenziarechel’assistenzaasoggettinonautosufficienti,bambinie anziani,rendegravoso perle famigliel’oneredell’autogestione.Perquantociriguarda,quindi,questoConvegnolo vogliamoconsiderarenon un puntodi arrivo,ma un vero e propriopuntodi partenzaperiprossimianni”.
“Oltre agli obiettivi interni, quali la celebrazione del 30° dalla costituzione e la volontà di far conoscere di più l’Associazione e le Sue attività – spiega il Dott. Andrea Zini, Vice Presidente Assindatcolf – abbiamo voluto toccare il tema sociale, che non è primario nella nostra missione, ma è fondamentale per poter capire tutte le dinamiche del settore e, in parte, anche le dinamiche sociali della evoluzione della società italiana, di cui le famiglie sono il nucleo primario. In questo studio abbiamo voluto inserire anche una domanda concreta di aiuto che le famiglie datrici di lavoro incessantemente ci segnalano: la gravosità dell’assistenza ai familiari non autosufficienti. Sia per il tempo che per la spesa che i singoli nuclei debbono sostenere”.
DATI NAZIONALI –Nell’ultimo decennio tutta l’area dei servizi di cura e assistenza per le famiglie ha costituito per il nostro Paese un incredibile bacino di crescita occupazionale. Il numero effettivo dei collaboratori che, con formule e modalità diverse, prestano la loro attività presso le famiglie è passato da poco più di un milione del 2001 agli attuali 1 milione 655 mila (+53%). Nel 2011 quasi 2 milioni 600 mila famiglie (il 10,4% del totale) si sono rivolte al mercato, per acquistare servizi di collaborazione, di assistenza ad anziani o altre persone non autosufficienti e di baby sitting.
La maggior parte dei collaboratori famigliari presta assistenza ad almeno una persona adulta bisognosa di cure (60,2%), in massima parte anziani al di sopra dei 75 anni. Nelle attività di assistenza alla persona sono molto più coinvolti i collaboratori stranieri (68,1%) rispetto ai loro colleghi italiani che lo fanno nel 33,3% dei casi. La maggioranza proviene dai paese dell’Est Europa (complessivamente il 55,4%), e il particolare dalla Romania (primo paese di origine), Ucraina (primo paese di provenienza dei collaboratori che operano al Sud). Ma anche le Filippine costituiscono un bacino importante di offerta di lavoro, visto che ben il 7,8% proviene da quest’area.
I dati rivelano che l’83,4% degli assistenti famigliari svolge attività di governo della casa (pulizie, spesa, piccole commissioni, ecc.), il 54,8% assistenza semplice alla persona, il 29,4% assistenza di base a persone non autosufficienti, il 18,3% accudisce i bambini e il 15,3% effettua invece un’assistenza più specialistica alla persona, che potremmo definire “avanzata”. I collaboratori di origine straniera, inoltre, non solo sono più versatili, ma sono anche molto più presenti nell’assistenza alle persone. Mediamente, i collaboratori familiari svolgono questo lavoro da 8 anni e hanno intrapreso il percorso professionale all’età di 33,7 anni. Nel 2009, l’esperienza media era pari a 7 anni.
La variabile della regolarità contrattuale divide, di fatto, l’Italia in due: nel Nord, dove l’inadempienza totale si limita a casi marginali (riguarda il 9,9% dei lavoratori) e in quasi la metà dei casi le famiglie rispettano per intero le regole esistenti (47,3%); dall’altro, il Centro e il Sud, accomunati dalla scarsa percentuale di rapporti di lavoro “totalmente regolari” (interessano il 23,3% dei collaboratori al Centro e il 23,7% al Sud) e entrambi caratterizzati dalla presenza di un sommerso molto diffuso. In particolare, al Sud c’è una percentuale altissima di “nero” totale (nel 53,9% dei casi non c’è alcun pagamento di contributi), al Centro questa è più bassa (33,9%) ma si aggiunge a un’area altrettanto ampia di irregolarità parziale (35,6%), casi nei quali le famiglie versano solo parte dei contributi.
Appare evidente che solo una lavoratrice su tre è in regola. Le assistenti italiane con condizioni contrattuali totalmente regolari sono il 26,4% contro il 36,9% delle assistenti straniere. Il 20,5% delle assistenti italiane ha condizioni contrattuali parzialmente irregolari contro il 42,9% delle assistenti straniere. Sono soprattutto le assistenti italiane quelle con condizioni di totale irregolarità, con un 53,1% contro il 20,2% delle assistenti straniere.
DATI LOCALI – Dall’analisi dei dati pervenuti dalla sede di Roma, l’associazione rileva che se nel 2011 le assunzioni di dipendenti domestiche italiane riguardavano il 3,73% del totale delle assunzioni, nell’anno 2012 tale dato si è quasi triplicato: l’8,62% delle assunzioni effettuate durante l’anno riguardava lavoratrici italiane. Il trend si è mantenuto nell’anno 2013, dove fino a settembre, l’ASSINDATCOLF ha registrato che sul totale delle assunzioni il 9,26% era per personale di nazionalità italiana. L’idea che per molte di queste lavoratrici l’ingresso nel settore non è momentaneo, ma con carattere di stabilità, lo si riscontra nella richiesta di partecipazione delle stesse a corsi di formazione organizzati a vario titolo sia per le mansioni domestiche sia per il lavoro di cura agli anziani e ai bambini.
Il 16% dei lavoratori registrati all’INPS sono dipendenti delle famiglie del Lazio, anche se la maggior parte di loro (89%) presta servizio nella provincia di Roma. Sono donne (85%) la maggior parte dei lavoratori del comparto, d’altronde è l’unico settore in cui le donne sono prevalenti rispetto agli uomini. La crisi occupazionale degli ultimi anni ha comportato un aumento della manodopera italiana nel settore, anche se più dell’80% dei rapporti di lavoro il dipendente è di nazionalità straniera. La comunità più consistente è quella dell’Europa dell’Est, Romania ed Ucraina, ma si riscontra anche una forte presenza di lavoratori di origine filippina.
Trattandosi nella maggior parte di lavoratori stranieri, anche se hanno un titolo di studio, difficilmente questo viene riconosciuto in Italia. Molte delle lavoratrici ucraine o russe sono in possesso di un titolo di studio di scuola superiore, altre volte sono addirittura laureate. Sappiamo anche che molte di loro nel loro Paese erano professoresse. La figura più richiesta, inoltre, è la colf non convivente, che percepisce un compenso annuale al lordo dei contributi Inps di 7.800,00/9500,00 euro; la maggior parte dei contratti è compreso tra le 25 e le 30 ore settimanali. Oltre al centro di Roma, si rileva una consistente richiesta di personale domestico anche nella zona di Roma Nord con i quartieri Cassia, Trieste, Salario, Parioli. Nella Sezione di Roma le lavoratrici addette all’assistenza delle persone non autosufficienti rappresenta il 20,74% del personale assunto dalle famiglie datrici di lavoro, con una retribuzione media mensile conforme alle tariffe sindacali. Si registra comunque un continuo trend di crescita del 20-25% l’anno per tale figura professionale.
“Attualmente nella città di Roma – spiega Paola Mandarini, Delegato Sezione Roma – l’unico programma di aiuto e sostegno alle persone fragili e non autosufficienti è il progetto Home Care-Premium riservato ai dipendenti e pensionati utenti dell’Inps Gestione Dipendenti Pubblici. E’ inoltre attivo il registro degli assistenti familiari, con lo scopo di facilitare, agli anziani e alle loro famiglie, la ricerca di personale formato al lavoro di cura. Nel Lazio, infine, si registra uno strano caso: la durata media di un rapporto di lavoro è di due anni, come se avessero una “data di scadenza”. Ma con piacere ascoltiamo storie di rapporti molto duraturi, alcuni addirittura trentennali, come quello della bambina ormai mamma ed affermata professionista, che si adopera per la domanda di pensione della sua tata. Oppure quelli di tante signore che diventano “nonne” dei figli dei propri collaboratori, aiutandoli ad esempio nei compiti e nello studio della lingua”.
—
Salvo Cagnazzo