Chieti. Il Sindaco tra i fondatori del Nuovo Centrodestra.
alcune riflessioni del Sindaco di Chieti, Umberto Di Primio, fra i fondatori del Nuovo Centrodestra.
«Oggi si chiude una pagina importante della mia storia politica. Ho scelto di non partecipare alla rifondazione di Forza Italia. Non è stato né facile, né indolore decidere e ciò nonostante avessi da subito dichiarato d’essere più vicino alle posizioni di Alfano, con la speranza di mantenere unito il partito, piuttosto che agli estremismi barricaderi di certi “falchi”.
Ho fatto una scelta cosciente e di intima coerenza. Il mio partito era il PdL, qualcuno ha deciso di “scioglierlo” per dar vita ad un nuovo partito, “FI”. A questo punto mi sento libero di stare con chi è più vicino ai miei ideali, ai valori di riferimento di sempre, al mondo che vorrei per l’oggi e per il quale, da amministratore locale, lavoro quotidianamente.
Ho dunque scelto di non entrare in FI per dare vita, con gli amici di sempre e con nuovi amici, ad un nuovo soggetto politico il cui nome è “Nuovo Centro Destra”.
L’ho fatto sapendo di dover rendere conto e dare risposte a chi ha creduto e crede in me come sindaco e a chi ha seguito ed ha condiviso con me l’esperienza in politica dai tempi della destra nazionale a quelli della destra di governo nella casa dei moderati.
Ho deciso però, anche grazie all’esperienza da sindaco, nel momento in cui è stato archiviato il PdL, che era arrivato il momento di tornare a parlare di futuro bandendo i personalismi ed i particolarismi della politica (di cd, quanto di cs) per affermare la supremazia del bene comune. Dai personalismi all’interesse della comunità, dai particolarismi agli interessi generali sconfiggendo la crisi e guardando al futuro.
Ho scelto dunque di dare vita al Nuovo Centro Destra anche perché non tolleravo più i servilismi, l’irresponsabilità di chi ha cercato vigliaccamente la vendetta usando Berlusconi (alla fine con l’avallo di Berlusconi) e di chi ha anteposto interessi personali alla ricerca della unità del PdL (potevamo diventare PdL/FI con anime diverse ma uniti).
La mia decisione è priva di sentimenti di ostilità e rivalsa nei confronti di coloro che oggi hanno fatto una scelta diversa e con i quali ho condiviso il percorso politico/partitico sino ad oggi.
Sono convinto che il Paese ha bisogno di un raggruppamento di partiti e movimenti moderati di centro destra che si contrapponga alle vecchie logiche del centrosinistra classista e settario ed all’emergente pericoloso e dissacratorio populismo grillino. Dunque, partendo dai territori e dalla politica dal basso, insieme agli amministratori come me, ai tanti moderati, ai parlamentari che hanno aderito ai nuovi gruppi, l’obiettivo è dare vita ad un soggetto politico di riferimento per tutti i moderati, un nuovo partito di centro destra, responsabile, pluralista, inclusivo, pronto all’ascolto ed aperto al dialogo, europeista e difensore delle ragioni degli italiani e non dei banchieri, dei burocrati e tecnocrati bruxelliani.
Abbiamo mezzi, idee, progetti, forza, determinazione e voglia per costruire il futuro dell’Italia. Abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti gli italiani di buona volontà che credono ancora in questo nostro Paese, che credono e vogliono il centro destra al governo e non vogliono che a guidarlo sia la solita sinistra, sempre la stessa, anche se oggi si fa il lifting assumendo sembianze renziane.
Siamo rispettosi di tutti e di ogni idea, ma abbiamo la presunzione di dire che a differenza di altri (Fini) noi non lasciamo il partito, né giriamo le spalle agli elettori. Il PdL da oggi, per volontà di poche persone chiuse in una stanza, non esiste più. Oggi, infatti, il Consiglio Nazionale ha ratificato “il ritorno al passato” senza poter decidere alcunché e dando vita ad un nuovo-vecchio partito senza averne dichiarato linee politiche, strategie e progetti per il futuro. Non sono andato con FLI allora, non vado con FI oggi.
Chi sta tra la gente, chi ogni giorno si confronta con il Paese reale, chi non vuole una deriva a sinistra del Paese, penso soprattutto agli amministratori locali, oggi ha la possibilità di contribuire concretamente a costruire un soggetto politico, un nuovo movimento, Nuovo Centro Destra, cui affidare il compito di scrivere il futuro di questo Paese. È anche e forse soprattutto per questo che ho scelto di stare con gli innovatori, con il Nuovo Centro Destra.
Sono convinto che con chi oggi celebra la rifondazione di FI, con la Lega, con i centristi che guardano e stanno storicamente con il centro destra, dovremo costruire una nuova area, una forte federazione di movimenti e partiti di centro destra per battere le sinistre ed i neopopulisti grillini.
Il nostro compito è dare agli italiani la possibilità di poter scegliere all’interno del centro destra il partito che meglio interpreta le proprie idee e bisogni. È necessario quindi costruire una grande coalizione moderna, innovatrice, capace di traghettare il Paese verso il domani ed aggiornare le idee, la storia, le battaglie i progetti della destra, del centro destra storico ed europeista italiano.
L’Italia non può permettersi più di vivere nella incertezza, nell’instabilità e con i ricatti da parte di chicchessia, anche quando vi sono ragioni per protestare. Il centro destra italiano non può morire a causa del “fuoco amico”.
Ai populismi dilaganti, che trovano giustamente (ma demagogicamente) albergo nella disperazione e nelle difficoltà quotidiane che affrontano le famiglie, dobbiamo porre un freno, dando alla gente le risposte che si aspetta dalla politica e soprattutto dobbiamo fare questo utilizzando il “vocabolario del fare” che appartiene al centro destra.
Dobbiamo riaccendere la luce del futuro per le nuove generazioni, dobbiamo dare subito risposte responsabili e concrete in tema di economia e occupazione per un reale rilancio del Paese.
Non mi piacciono le larghe intese, preferirei una larga vittoria del centro destra. Ma per vincere ancora, anzi, per tornare a vincere, bisogna costruire solide basi da cementare attraverso riforme che ridiano forza e voce agli elettori, iniziando con la riforma elettorale e con quella istituzionale; con un modello di solidarismo capace di aiutare i più deboli e con l’obiettivo di cancellare gli squilibri sociali del Paese; con una riforma della pubblica amministrazione che abbatta (tagli per davvero) le spese inutili e superflue, che comunque non possiamo più permetterci, e renda la P.A. più efficiente e vicina ai cittadini ed alle imprese, iniziando dalla lotta decisa alla corruzione e, quindi, anche alla criminalità (spesso collusa con P.A. e politica) ed al malaffare, zavorre (prezzi) che il nostro Paese non può più tollerare, pagare e portarsi dietro; con una riforma del mondo del lavoro capace di far ripartire il Paese, risanando una economia debole ed aiutando le imprese (e quindi i lavoratori) attraverso una riduzione della tassazione (se si tagliano le spese si può), la sburocratizzazione e la semplificazione delle procedure per avviare le attività produttive e attraverso la riduzione del costo del lavoro, vero freno disincentivante per l’occupazione; con un atteggiamento nuovo nei confronti dell’Europa, schiena dritta per rinegoziare la posizione ed i rapporti tra l’Italia e l’Europa perché gli Stati Uniti d’Europa siano una opportunità e non un ulteriore problema per noi (i temi: economia e debito, l’Italia vale quanto Francia, Germania o Spagna, tecnocrazia bruxellese, limite insormontabile a volte, immigrazione problema europeo, etc.). Europeisti sempre, eurozerbini mai più.
Non sono uno che rinnega il proprio passato, ma rifuggo le operazioni di reviviscenza e/o riesumazione di simboli e partiti. Voglio che le mie/nostre radici valoriali e culturali affondino profondamente nella storia del centrodestra politico italiano e nel partito popolare europeo (faranno lo stesso gli amici di FI?), ma voglio continuare ad avere lo sguardo fisso verso il futuro (il calendario della vita va oltre il novembre 2013). Insomma, prendiamo in mano il nostro destino e scriviamo il nostro futuro. Con questa idea voglio continuare a fare politica nel centro destra e con Nuovo Centro Destra.
I partiti personali, i partiti col leader carismatico appartengono ad una pagina della storia che ormai è stata girata. È arrivato il momento di scrivere pagine nuove della storia del centrodestra politico italiano ed europeo. Partendo da questi punti (non gli unici) e da quanto annunciato programmaticamente da Angelino Alfano, ora più che mai è il momento della politica dell’ascolto e dell’inclusione per arricchire ed ampliare idee e progetti per risollevare l’Italia.
Da domani bisogna organizzarsi ed organizzare NCD sul territorio per farne conoscere le idee, i progetti e gli obiettivi e per spiegare ai nostri elettori, innanzitutto, la scelta che abbiamo fatto. Io sono pronto alla sfida con spirito di servizio e nel nome del bene comune.»