Costantini (Mov139): “Dossier UE sull’Aquila: il resoconto di una mia denuncia presentata 4 anni fa”

Costantini (Mov139): “Dossier UE sull’Aquila: il resoconto di una mia denuncia presentata 4 anni fa”

«La conferenza stampa di ieri, con la quale è stato presentato il dossier UE sembra la fotocopia di una mia conferenza stampa del maggio 2010, relativa allo scandalo del Progetto C.A.S.E.». E’ quanto dichiara Carlo Costantini, consigliere regionale Mov139 commentando il rapporto dell’europarlamentare danese Soren Sondergaard sull’utilizzo dei fondi europei, citato in un articolo di Repubblica, nel quale si denunciano i costi esorbitanti, la scarsa qualità degli edifici, i legami del crimine organizzato con le imprese appaltatrici. Costantini prosegue: «E’  esattamente quello che denunciavo quasi quattro anni fa (l’intervento che ha generato l’aggressione giudiziaria nei miei confronti è del febbraio 2010). Quattro anni passati a difendermi da denunce penali e da una richiesta civile di danni di 2 milioni di euro, nell’impossibilità di disporre dei documenti che provavano il fondamento delle mie denunce, ottenuti solo dopo un’ulteriore causa al TAR. Oggi posso dire di aver vinto su tutta la linea».

«I procedimenti penali avviati a mio carico -spiega il consigliere regionale –  dopo le denunce per diffamazione, sono stati archiviati, nonostante le opposizioni dei “denuncianti” ed anche la causa civile si è conclusa dinanzi al Tribunale di Pavia con il rigetto della domanda con la quale avevano chiesto la mia condanna al risarcimento di 2 milioni di euro di danni.  Tutti – anche i politici aquilani del PD che per anni hanno fatto gli struzzi, lasciandomi completamente solo – oggi devono riconoscere che quando ho denunciato il Progetto C.a.s.e. come il più grande sperpero di denaro pubblico degli ultimi anni non stavo diffamando nessuno».

«Stavo semplicemente dicendo la verità – rimarca Costantini- cercando disperatamente di fare in modo che quei soldi finissero nell’economia sana aquilana e non nei conti della criminalità organizzata, che in quei cantieri ha avuto l’accesso che ai cittadini ed ai giornalisti era impedito dalle camionette dell’esercito. Prima, grazie alle norme che consentono ancora oggi di firmare i contratti di appalto in attesa di certificati antimafia che spesso, proprio per questo, arrivano quando gli appalti sono finiti. Poi, grazie alla sanatoria di centinaia di subappalti illegali, ottenuta con una semplice ordinanza di protezione civile».

«Oggi ho il rammarico che tutto questo impegno, tutti questi sacrifici, anche di ordine personale ed economico, non sono serviti a niente – conclude- . Ma so di aver fatto fino in fondo il mio dovere, mentre non sono certo che tutti gli altri, inclusi quelli che oggi si disimpegnano in interrogazioni parlamentari, possano affermare lo stesso».

L’Aquila, 5 novembre 2013