Le associazioni rispondono a recenti infondate affermazioni Combustibili fossili e balle spaziali
Le associazioni rispondono a recenti infondate affermazioni
Combustibili fossili e balle spaziali
Ultimamente l’Abruzzo è costretto ad ascoltare affermazioni di imprenditori che paiono ibernati dagli anni ’60, e per nostra sfortuna catapultati nel ventunesimo secolo senza che nessuno li abbia aggiornati. Ciò che maggiormente inquieta è l’agenda economica, suicida, che costoro parrebbero voler portare avanti.
L’ultima di tali esternazioni è quella del Cavaliere del Lavoro Cesare Puccioni di Federchimica che, riferendosi ai combustibili fossili, ne decanta le virtù taumatologiche in senso di fabbisogno energetico e posti di lavoro. Eppure basterebbe un salto dietro l’angolo, in Basilicata, per scoprire che persino là dove c’è il più grande giacimento a terra d’Europa, con produzioni enormemente maggiori di quelle attuali o ipotizzabili in Abruzzo, l’agenda economica langue in una delle peggiori crisi dello stivale, c’è una emigrazione da record e si patisce tutto l’armamentario negativo che questa industria si trascina.
Ricordiamo per l’ennesima volta che gli idrocarburi estratti in Italia non garantiscono una reale risposta al fabbisogno energetico, per la loro esiguità e perché non sono proprietà dello Stato, e quindi possono essere venduti al miglior offerente dal privato petroliere, come le leggi e le direttive UE chiaramente dicono. Solo per coltivazioni a terra ci sarebbe una piccolissima parte destinata ad alleggerire il prezzo carburanti attraverso una card, nel caso si superi la franchigia esente dalle royalty: 20mila tonnellate per il petrolio e 24milioni di metri cubi standard per il gas. L’Abruzzo ha però produzioni che non hanno mai superato questa franchigia, se non raramente e per quantità risibili.
É bene sapere che l’Abruzzo per gli 8 progetti di produzione/coltivazione a terra e i 7 a mare, nel 2013 ha ricevuto l’astronomica cifra di 77.689 euro di royalty! Provate a dividere per il numero degli abitanti e avrete una idea del “vantaggio” dato alla regione dagli idrocarburi.
Sul tema del fabbisogno energetico e delle nostre produzioni nazionali, l’unica vergogna non sta nelle giuste rimostranze dei cittadini, decisamente contrari alle fonti fossili, ma nella caparbia determinazione di una politica assente o collusa, che attraverso incentivi e condizioni favorevoli punta in maniera incomprensibile ancora oggi su una industria morente che necessiterebbe di una urgente riconversione in senso “green”, di cui irresponsabilmente nessuno si cura.
Invece di puntare a potenziare l’efficenza energetica in un ottica di risparmio, uno dei settori economicamente più strategici anche per un reale rilancio dell’economia (si vedano le dichiarazioni, reperibili sul web, dello stesso Squinzi) siamo oggi ancora pericolosamente dipendenti da fonti energetiche fossili, di cui, a dispetto delle fantasiose congetture di tanto in tanto propagandate per vere, l’Italia è sostanzialmente sprovvista. Raschiare il fondo del barile, tanto più in presenza di cambiamenti climatici i cui effetti si stanno ormai facendo sentire anche nel nostro Paese, è sbagliato e pericoloso.
L’Abruzzo, il 13 aprile 2013, con la più grande manifestazione mai svolta nella regione, ha detto NO ad Ombrina e alle fonti fossili in genere e SI ad uno sviluppo economico diverso tale da garantire un futuro migliore a noi stessi e ai nostri figli. Una scelta corale che nessun interesse di bottega e di parte potrà mai mettere in discussione.
ARCI, Associazione b&b “Parco Majella Costa Trabocchi”, Centro Internazionale Crocevia, Comitato Difesa Beni Comuni, Gestione Partecipata dei Territori, Italia Nostra, Legambiente, WWF