Questa prima sentenza potrebbe scongiurare la perdita di una delle istituzioni culturali più importanti d’Abruzzo dall’indiscusso prestigio artistico, fucina di talenti, tanto più preziosa in tempi di crisi perché diventa simbolo della necessità di continuare a coltivare tutto quanto noi italiani abbiamo di unico, non imitabile, impossibile da contraffare e, quindi, ancora spendibile sul piano dell’identità:
quel “made in italy” che tutti ci invidiamo e che, nonostante la crisi, mantiene alto il brand del Paese.
Da avvocato rifletto sulla portata civile di quanto ha sancito il Tribunale del Lazio: lo Stato deve mantenere gli impegni che assume con i cittadini, con le associazioni, con i presidi amministrativi e territoriali. Un richiamo severo alla coerenza e al rispetto delle regole in un momento in cui quello stesso Stato chiede ai cittadini rigore e sacrifici.
Una bella giornata che ci insegna una cosa: non bisogna abbassare la guardia e ora meno che mai. Chi come noi ha combattuto questa battaglia sin dalla prima ora, spesso incompresi anche da amici e rappresentanti istituzionali di altri territori che hanno letto la difesa dell’Istituto Braga come una battaglia di campanile o come una impossibile causa perché in tempi di tagli non si può presidiare la cultura, oggi ha un motivo in più per non mollare.
Dal Braga e dalla sua dirigenza arriva forte un messaggio: ci sono molti modi per difendere un’idea Quello scelto dal Braga, rivendicare il proprio valore senza negare quello degli altri e continuare a battersi per l’affermazione di principi che sono sacrosanti per tutti,
lo condividiamo in pieno. Lunga vita al Braga. Noi continueremo ad esserci.
24 Gennaio 2014
Manola Di Pasquale