Il recente rilancio, operato da Brucchi con il solito dispiego di mezzi, del progetto per il Nuovo Teatro, è davvero singolare. Ci saremmo aspettati un mea culpa,o quantomeno un accenno alla disastrosa conduzione del precedente project financing, miseramente naufragato tra i guai giudiziari della ditta appaltatrice e l’annullamento di una democratica raccolta di firme, vanificata da tardivi regolamenti referendari…Niente di tutto ciò: il primo cittadino, dopo un imbarazzato silenzio di quasi due anni, ha deciso che il teatro torna ad essere una priorità, che va costruito dov’era, e che le disponibilità economiche ci sono tutte.
Viene a questo punto da chiedersi se non fosse possibile praticare prima tale soluzione, anziché perdere inutilmente 8 anni dietro ad un’idea faraonica partorita- è bene ricordarlo- da un’iniziativa privata.
La vicenda, di per se assai triste, è però emblematica del modo di procedere dell’Amministrazione in materia di pianificazione urbanistica. Nessuna seria programmazione, nessuna progettualità, nessuna precisa idea di città. Solo una navigazione a vista, fatta di occasionali interventi la cui attuabilità è dettata dalla finanza di progetto, dagli interessi e dalle convenienze di operatori immobiliari piuttosto che dalla conclamatapubblica utilità.
Nell’affaire teatro abbiamo rischiato non poco: la cementificazione dell’area del vecchio stadio comunale, nonostante su tale operazione i teramani avessero posto un sostanziale veto.
Con l’idea dell’arretramento della stazione per fini meramente speculativi, la Giunta si sta muovendo sulla stessa falsariga: parcheggi, immobili a destinazione commerciale o residenziale, zero vantaggi per la cittadinanza. Ci preme sottolineare come in tutti e due i casi il M5S abbia presentato delle controproposte chiaramente ispirate alla sola ricerca di soluzioni vantaggiose per la collettività.
Come non ricordare poi la realizzazione dell’Ipogeo, manufatto di singolare bruttezza, inutile costoso ed autoreferenziale, capace con la sua sgraziata sagoma di occludere la storica visuale prospettica che collegava visivamente Corso S.Giorgio e Viale Bovio. Se l’amministrazione si è dedicata con commovente dedizione a a tale opera, si è scordata del tutto del Castello Della Monica, gioiello architettonico di indubbio pregio, tornato in auge solo grazie alla disinteressato e meritorio volontariato di alcune associazioni private.
Il sindaco si sta distinguendo, complice l’Ater, anche nel campo dell’housing sociale: non è ancora certa la modalità di intervento sull’edilizia popolare di Via Longo, ma i segnali di una prossima demolizione degli immobili ci sono tutti. Invece, questa è la nostra idea, poteva essere praticato, a costi sicuramente ridotti un recupero edilizio, come quello proposto a suo tempo, settembre 2010, dai redattori della rivista il Corbezzolo, che prevede per gli immobili in questione la dotazione di ascensori, piccoli aumenti di superfici ed il miglioramento dell’efficienza energetica.
Potremmo inoltre citare, a proposito di scelte infelici, il progressivo smantellamento degli ultimi locali della sede università di Via Crucioli, che con la loro presenza in centro assicuravano un piccolo ma significativo indotto per commercianti e ristoratori.
Anche in periferia si è riusciti a fare danni: sono anni che il Comitato di quartiere Gammarana, ovviamente inascoltato, chiede con forza una modifica del tracciato dello svincolo del lotto zero.
Chiudiamo questa breve disamina citando l’oggetto misterioso per eccellenza: l’ex manicomio, di proprietà ASL. Ci piacerebbe conoscere quali sono, se ci sono, le idee del solitamente vulcanico Brucchi in proposito. Sono state tante nel corso degli anni le proposte per l’impiego. Ma tutto tace, in attesa , presumiamo, dell’ennesima operazione speculativa…
L’amministrazione si è quindi distinta per una conduzione confusa ed episodica della pianificazione territoriale , arrivando, per l’infelicità di certe soluzioni, a rivaleggiare con le giunte che tra gli anni 50 e 70 ci hanno regalato autentici scempi urbanistici, quali l’abbattimento del vecchio Teatro e la realizzazione degli enormi palazzoni fuori scala in pieno centro storico.
Ci piace affermare che le nostre idee e posizioni in materia di governo del territorio sono di segno opposto e si fondano sulla valorizzazione del patrimonio edilizio esistente, sulla partecipazione democratica ai temi urbanistici più rilevanti, o la salvaguardia degli spazi verdi, la riduzione del traffico al potenziamento del trasporto pubblico alla promozione dell’efficienza energetica.
Sembrano quanto mai attuali le parole di Peppino Impastato, che riportiamo nella speranza che siano foriere di una nuova sensibilità nel futuro governo della nostra città: “All’esistenza di orrendi palazzi sorti all’improvviso, con tutto il loro squallore, da operazioni speculative, ci si abitua con pronta facilità, si mettono le tendine alle finestre, le piante sul davanzale, e presto ci si dimentica di come erano quei luoghi prima, ed ogni cosa, per il solo fatto che è così, pare dover essere così da sempre e per sempre. È per questo che bisognerebbe educare la gente alla bellezza: perché in uomini e donne non si insinui più l’abitudine e la rassegnazione ma rimangano sempre vivi la curiosità e lo stupore“.
Il portavoce del gruppo urbanistica del M5S di Teramo, Paolo Carnovale