Caserma Berardi: nessuna polemica con l’Arcivescovo Forte sola necessaria chiarezza sul futuro di una struttura importante per Chieti

 

Il Sindaco di Chieti, Umberto Di Primio, ha emesso la seguente nota.

 

«L’ho detto e ribadito a chiare lettere, in questi ultimi mesi, che non esiste alcun progetto per la Caserma Berardi di un centro di prima accoglienza per immigrati.

 

Né esiste da parte di sua eccellenza l’Arcivescovo di Chieti, che ho voluto sentire telefonicamente questa mattina, alcuna iniziativa che vada in tal senso. Nessuna polemica, dunque, con padre Bruno, nei confronti del quale continuo ad esprimere profonda stima ed apprezzamento per la sua missione pastorale.

 

Ciò nonostante, senza infingimenti, ribadisco la mia totale contrarietà a che nella nostra città venga aperto un centro di prima accoglienza per immigrati. Non è un problema di mancanza di sensibilità, ma è impensabile, allo stato attuale inesistente, che un progetto del genere possa essere proposto da chicchessia nel sito della Caserma Berardi.

 

Se certa sinistra ritiene che l’accoglienza corrisponda alla tolleranza senza regole, che l’azione umanitaria corrisponda ad un permissivismo e un lassismo delle istituzioni, da parte mia ritengo, invece, che se per davvero si vuole dare una risposta al fenomeno dei migranti, lo si fa, innanzitutto, battendo i pugni sui tavoli dell’Europa.

 

Bruxelles deve comprendere che il Mediterraneo non è il confine dell’Italia con il sud del mondo, ma è il confine dell’Europa con quella parte di mondo che urla la propria emergenza umanitaria e che non merita illusioni ma la concretezza delle azioni di aiuto e sostegno, per quelle popolazioni, direttamente nei loro paesi d’origine. Bandendo, dunque, ogni forma di ipocrisia e di interessato perbenismo, ribadisco il mio fermo no alla possibilità che Chieti sia sede di un Cto.

 

Per la Caserma Berardi, bene già richiesto dal Comune insieme all’ex Ospedale militare, l’utilizzo che l’Amministrazione immagina è quello di uno straordinario contenitore da destinare a funzioni pubbliche, incompatibili evidentemente, con la presenza degli immigrati.

 

Aspettiamo, quindi, il 13 febbraio – temine ultimo dato dall’Agenzia del Demanio al Ministero della Difesa per pronunciarsi sul futuro delle caserme – e, se come tutti auspichiamo, tali strutture militari verranno conferite al patrimonio comunale, non mancherò di aprire un grande confronto con la città per individuare il futuro che vorremo dare a quei siti. In tal senso, oltre alla già nominata cittadella della pubblica amministrazione, penso alla collocazione degli uffici giudiziari, alla biblioteca provinciale, al problema degli spazi della Questura, ad una migliore organizzazione delle caserme dei Carabinieri, così come agli spazi per i giovani e del mondo associativo nonché, come più volte sostenuto dal Consigliere delegato Cavallo, ad uffici per la protezione civile».