Cultura & Società

La voce della cantante romana Elisabetta Antonini racconta al Kabala la Beat Generation

 

Giovedì 20 febbraio, presso il jazz club pescarese, ad accompagnare l’artista, una “all star band” formata da Francesco Bearzatti al sax tenore, Francesco Puglisi al contrabbasso, Alessandro Paternesi alla batteria e Luca Mannunza al pianoforte.

 

Si corre sulla “route 66” presso il jazz club Kabala di Pescara. La madre di tutte le strade, un viaggio partito alla fine degli anni 40’, quando, tra gli altri, Jeak Kerouac, Neal Cassady, Allen Ginsberg a New York danno vita ad un movimento artistico, poetico e letterario: la Beat Generation. Un racconto affidato alla “alla star band” della cantante romana Elisabetta Antonini che giovedì 20 febbraio (ore 20.45 presso il Caffè Letterario in via delle Caserme a Pescara, ingresso riservato ai soci, info e prenotazioni 085 64243; 347 2410622; 393 3327289), ci condurrà  nuovamente su quelle strade percorse dalla generazione Beat.

Una generazione sconfitta da una società che con i suoi schemi e le sue costrizioni e’ opprimente ed ecco l’impellente necessità di muoversi lungo l’America da est ad ovest, in una fuga che vuol significare ribellione e voglia di cambiare.  Per mutare quel significato da Beat inteso come sconfitta, a beat inteso come ottimismo. In tutto questo c’è il jazz, eccome, quei viaggi, quelle storie, quei sogni sono profondamente pieni di jazz, di quella musica che è un potente inno alla libertà.

Giovedì 20 febbraio i grandi nomi della musica italiana Francesco Bearzatti (sax tenore clarinetto), Luca Mannutza (pianoforte), Francesco Puglisi (contrabbasso), e Alessandro Paternisi (batteria), sono al Kabala per riproporre, in un’anteprima abruzzese, quella storia. Elisabetta Antonini, tra le voci più apprezzate del panorama italiano, insieme ai suoi compagni di palco, restituira’ al pubblico un mondo sonoro ad hoc: dal bebop al funk, passando per i colori della West Coast, l’improvvisazione pura e l’avanguardia degli anni ’60. Tutto accompagnato da registrazioni d’epoca delle voci degli autori stessi, montate in sequenze che diventano parte integrante della struttura dei brani.

“L’idea è nata dopo una serata che mi chiesero di fare in omaggio a Fernanda Pivano, traduttrice ed amica di molti personaggi chiave del mondo beat – dice Elisabetta Antonini – certo, avevo già letto diverse cose, ma in occasione di quello spettacolo ho potuto conoscere meglio questo universo e da lì è partito tutto. E’ un live di ispirazione letteraria, per questo ho inserito le voci dei protagonisti dell’epoca, ma, sicuramente, non è un cantare su queste registrazioni. A volte queste voci sono stranianti, a volte sono di commento, a volte prendono la strada di una fitta conversazione, gli inserti vocali fanno parte della struttura dei brani. I pezzi richiamano sonorità della West Coast, ma non solo e c’è ovviamente, una  forte dominante jazz. Non è uno spettacolo sperimentale come viene inteso nella musica contemporanea, piuttosto è un mondo sonoro ispirato a quei luoghi, a quei personaggi”.

Il live è anche un progetto discografico di Elisabetta Antonini “The Beat Goes On” (nome di un famoso saggio di Fernanda Pivano). Una produzione Candid Records, un’etichetta internazionale che per la prima volta inserisce un’artista italiana nel suo catalogo e che distribuisce il disco, appena uscito, in tutto il mondo.

 

 

 

 

 

 

 

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