Però la natura si vendica e restituisce all’uomo il danno che le è stato arrecato, vedi le catastrofi ambientali che quasi giornalmente avvengono nel pianeta.
Voglio illustrare le stragi sulla fauna, la ferocia dell’uomo su alcuni animali.
I governi delle nazioni dove avvengono le stragi, giustificano queste mattanze, perché sono fonte di reddito.
L’uccisione dei cetacei o balena pilota, in Danimarca, nelle Isole Faroe, è una tradizione molto antica che risale a 1200 anni fa ed è necessario per la sopravvivenza.Dai cetacei si ricava cibo, ma anche grasso, ed altro.
In Giappone, al largo di Taiji, tutti gli anni si uccidono circa 20.000 delfini, la maggior parte prenotati dalle industrie alimentari e dai ristoranti. Gli esemplari migliori vengono inviati ai delfinari e ai circhi acquatici.
Le stragi della focain Canada, ma si sta estendendo anche in Svezia, in Finlandia e nel Regno Unito. I motivi dell’uccisione dei cuccioli di foca sono principalmente per le loro pellicce e secondariamente per i loro genitali, molto apprezzati nei mercati asiatici in quanto considerati afrodisiaci. Oltre il 95% delle foche uccise non hanno più di tre mesi di età, in quanto la loro pelliccia è più pregiata.
L’elefante africano è un animale a rischio di estinzione. In Kenya, il problema del bracconaggio contro gli elefanti, è particolarmente grave.
Gli elefanti sono uccisi per il commercio delle loro zanne che è esploso negli ultimi anni, a causa della crescente domanda globale di avorio, in particolare in Cina e Thailandia. Entro il 2025 gli elefanti africani potrebbero estinguersi.
Il rinoceronte di Sumatra ha sofferto molto per la perdita dell’habitat. Le foreste in cui viveva, infatti, sono state abbattute per ricavarne legname o per fare spazio alle coltivazioni. I bracconieri, per recuperare i suoi corni di grandissimo valore nella medicina tradizionale cinese,sono i principali responsabili della loro mattanza.
Sempre per colpa dell’uomo, ci sono Animali a rischio di estinzione, per l’inquinamento delle acque e del suolo, specialmente per i pesticidi.
Il coccodrillo cubano, l’avvoltoio indiano, lo jiangzhu o “maiale di fiume” chevive nel fiume Yangtze, in Cina, il panda gigantesimbolo del WWF (World Wildlife Fund), vive nelle regioni montuose del Sichuan, in Cina.
Mi ha fatto riflettere la notizia sulKopi Luwak, cioè il caffè della civetta o zibetto delle palme, in Indonesia.
Il Luwak, è un carnivoro della famiglia dei Viverridi, che si nutre anche di una pianta del genere Coffea,(pianta del caffè),che produce dei frutti simili alle ciliege e contengono ognuno due semi.
Gli enzimi digestivi del Luwako Zibetto, intaccano la parte esterna dei semi, eliminando parte delle proteine che conferiscono il sapore amaro.
La caratteristica organolettica principale che distingue il Kopi Luwak consiste, infatti, in una minore percezione del gusto amaro e un retrogusto di cioccolato.
I semi, chicchi di caffè, parzialmente digeriti ed espulsi con le loro feci, vengono raccolti nel terreno, privati dell’involucro esterno e tostati.
Questo caffè ha un aroma diverso da quelli normali, perché ottenuti direttamente dai frutti raccolti sulla pianta.
Ecco che l’uomo ha sfruttato a suo vantaggio questa occasione.
Numerosi Luwak, zibetto asiatico delle palme, vengono strappati dalla loro vita selvatica,per essere ingabbiati e trasformati in esclusivi mangiatori di chicchi di bacche di caffè,che vengono regolarmente defecati e nelle gabbie, la quantità aumenta, perché non abbandonata sul terreno.
Questo caffè, il Kopi Luwak, ha un primato, è il caffè più costoso al mondo.
Il suo prezzo varia da 500 a 900 euro al kg, e una tazzina di questo caffè può superare anche i 10€.
Il danno sugli animali è evidente, una sofferenza…, per l’alimentazione insufficiente, le carenze vitaminiche, il maltrattamento, la privazione della libertà, lo scarso esercizio fisico e l’autolesionismo.
Ci sono varie organizzazioni che stanno contrastando questi maltrattamenti subiti dagli animali per la produzione del caffè, ma sono abbastanza scettico che si ottenga un successo.
E’ necessario cambiare l’avidità umana.
Luciano Pellegrini agnpell@libero.it
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