Renzi e l’Europa
di Fabio GHIA
A maggio sono previste le elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo.
Tutti presi dall’imprescindibilità della quotidianità delle dinamiche distruttive, di Governo quanto dell’opposizione, della nostra Italia, poco interessa quanto molto subdolamente Salvini e Grillo e di sponda pure Berlusconi, non perdono occasione per incuneare nella trafitta mente degli italiani le anticipazioni su quella che si anticipa una campagna elettorale senza sbocchi e deleteria ai fini Europei. Grillo insiste sul referendum per uscire dall’Euro, sulla grande truffa del Fiscal Compact, proposta come tagli e tasse per decine di miliardi di euro l’anno, il circuito vizioso della partecipazione italiana al fondo “salva stati” al solo fine di rigenerare il debito pubblico attraverso i contributi alle banche, etc. Tutte ipotesi basate sul concetto distruttivo e orientate a un impoverimento di quanto rimasto di buono in Italia. Salvini, fregandosene completamente delle accuse di assenteismo mossegli dai parlamentari europei cui è iscritto, ha messo a punto con Marine Le Pen (l’esponente francese della Destra oltranzista) una strategia comune per una battaglia da intraprendere insieme nel nuovo Parlamento europeo, basata su: “contro l’euro che è uno strumento criminale, contro l’invasione islamica, contro un’immigrazione incontrollata”. E il buon Berlusconi che, tra le aperture avute da Renzi e la mannaia della condanna che potrebbe diventare esecutiva per i servizi sociali, ancora non ha scelto se proclamarsi, come da sempre, europeista, o fare della sua visione negativa sull’euro la bandiera di Forza Italia per le elezioni. Il PD, d’altra parte tra l’incudine di Letta e il martello di Renzi non ha ancora avuto il tempo di capire che il 25 maggio si andrà a votare, non solo ma anche che a breve inizia il semestre di Presidenza Europea.
Un suggerimento a Renzi, quindi, visto che lui di tempo da dedicare a queste cose non ne ha, è bene darglielo.
La politica di un Paese come l’Italia deve avere orizzonti a tutto tondo. Non solo, quindi, la Presidenza del Consiglio Europeo, che sarà assunta dall’Italia per il periodo luglio – dicembre 2014, rappresenta un momento in cui farci riconoscere come protagonisti in Europa con una degna leadership, ma serve anche per rilanciare in nome dell’Europa le questioni regionali che ci interessano maggiormente sotto il profilo economico e della sicurezza nazionale. Il Mediterraneo innanzitutto, con i suoi gradi problemi sulla stabilizzazione dell’area e l’immigrazione clandestina. La sponda sud e il Medio Oriente, con particolare attenzione alla Libia in procinto di finire definitivamente in mano ai “Gruppi islamici combattenti in Libia” (Al-Jama’a al-Islamiyyah al-Muqatilah bi-Libya), e alla Siria che esce da Ginevra 2 ancora più divisa nelle sue contrapposizioni interne! Ma anche le politiche europee di partenariato e sviluppo oltre che con i paesi del sud del mediterraneo, con cui c’è un impellente bisogno di riaprire i collegamenti a supporto delle economie locali, anche con i paesi dell’Est: l’Ucraina ne è un emblematico esempio su cui l’Europa sino ad oggi ha chiuso entrambi gli occhi.
C’è anche da chiedersi però quali sono i motivi della disaffezione della stragrande maggioranza degli italiani dalle problematiche comunitarie, nonché la causa principale della sempre maggiore propensione all’astensionismo degli italiani. Sicuramente influisce in misura ancora maggiore l’insofferenza per l’incapacità dei Governi nazionali e locali a creare occupazione, e l’Italia ne è maestra, ad affrontare i dovuti tagli sulla spesa pubblica, così come a recuperare risorse per portare il debito pubblico su livelli accettabili (al di sotto del 100%, anziché l’Attuale 132%), diminuire il cuneo fiscale per limitare la disoccupazione e rilanciare la produttività, lottare realmente contro la corruzione dilagante, scuotere la classe politica, vista come autoreferenziale e inamovibile e insensibile all’urlo di disperazione lanciato anche da quelle migliaia di imprese e le decine di migliaia di giovani laureati emigrati all’estero.
Per contro è anche vero, che la risposta fornita negli ultimi anni, da un’Europa a guida tedesca, alla crisi economica ha danneggiato l’affidabilità delle Istituzioni Europee, mentre l’Italia ha perso in poco più di due anni l’8% di Pil. L’Unione Europea è divenuta quindi, in particolare per l’italiano medio, un’entità talmente astratta che il solo parlare di argomenti comunitari invoca una sola e unica domanda: ma chi è questa Unione Europea che sembra tanto premere sull’Italia per farla andare in default, così come è stato per la Grecia? Le istituzioni UE appaiono inaccessibili al cittadino a causa della complessità del loro funzionamento: tra Parlamento, Consiglio UE, Commissione, Consiglio Europeo, Eurogruppo, Ecofin, la Banca Centrale Europea, la Corte di Giustizia e ben 38 Agenzie UE (del tipo FRONTEX) e 6 Autorità di Vigilanza, certamente non è facile comprendere di che cosa si stia veramente parlando. Quante volte la classe politica si è “trincerata” dietro l’Europa? “Ce lo chiede l’Europa” (Riforma pensioni), “Lo dobbiamo fare per l’UE” (fiscal compact), etc.. Per non parlare poi del complesso decisionale interno che va dai trattati comunitari al decisionismo intergovernativo del Consiglio Europeo. Così come c’è un’UE a 28, una Eurozona a 17, e tante altre burocratiche varianti da allontanare qualsiasi essere raziocinante tenti di comprenderne i meccanismi.
Nella sostanza, anche l’Europa esprime una tale complessità burocratica organizzativa, che si rischia veramente uno stallo istituzionale.
Per l’Europa si tratta, dunque, di rilegittimare democraticamente le istituzioni europee rendendole elettive, così come valutare e proporre una riorganizzazione per ridurre il “deficit democratico” e incidere sulla semplificazione organizzativa e, quindi, andare verso un’organizzazione UE meno complessa e più vicino alle esigenze dei popoli. Problema molto sentito dai cittadini, ma su cui nessuno, dico nessuno ha il coraggio di iniziarne a parlare.
Se questo potrebbe essere valido ai fini programmatici per le prossime elezioni, altrettanto deve essere se inteso come programma di Governo per la Presidenza Consiglio Europeo. Si, perché in definitiva è sempre in ragione e per conto del popolo che questi illustri politici, siano essi premier o parlamentari, andranno a Bruxelles a portare avanti le loro istanze!
Come si è detto il problema non interessa solo aspetti economici, su cui la maggior parte si orienta. Neppure tra le forze tradizionalmente più europeiste, purtroppo, si è parlato mai di queste tematiche. La maggior parte delle forze politiche si orienta sempre di più sul proporre di denunciare il Fiscal Compact, perché negoziato su premesse macroeconomiche errate, o di rafforzare la nostra sovranità monetaria accrescendo il carattere “pubblico” anziché “privato” (dl IMU-Bankitalia del Governo Letta) della Banca d’Italia. Perché, invece non rilanciare una vera politica comunitaria per l’immigrazione, l’integrazione energetica e delle infrastrutture?
Ecco quindi che la visione di un’Europa più unita e maggiormente ben funzionante non è più solo un obiettivo programmatico per le elezioni del Parlamento Ue, ma assurge addirittura a faro ispiratore per la prossima azione di Governo di Matteo Renzi. Senza dilungarmi oltre, mi preme rilevare quanto sia importante acquisire una visione strategica che vada al di là del giornaliero contenzioso e/o pettegolezzo nazionale. Proprio per le elezioni, con molta leziosità, la stragrande maggioranza dei politici anti-europea ama proporsi al pubblico nel lessico populista il termine di lesa “sovranità” italiana. Senza pensare che molto, troppo spesso, in passato è stato proprio il Governo e il Parlamento italiano a ledere la sovranità e la dignità del Paese. Quando si abbandonano i nostri Sottufficiali di Marina nelle mani della giustizia indiana, scoprendo solo dopo due anni che si sarebbe potuti intervenire con strumenti quali l’Arbitrato internazionale obbligatorio (previsto dalle Nazioni Unite e dalla normativa internazionale), tramite il quale si sarebbe potuto riportare immediatamente sotto il controllo della giurisdizione italiana i due Sottufficiali; o se si cancella l’esecuzione di cattura internazionale per un terrorista condannato all’ergastolo, quale è Cesare Battisti; o ancora si decide per la fornitura di F35 o di pattugliatori da assegnare alla Guardia di Finanza con finanziamenti UE; ecco, con ogni probabilità è in queste circostanze che è più appropriato parlare di “lesa sovranità italiana”.
Speriamo solo, dunque, che il Premier e Segretario del PD Renzi, sia per le prossime elezioni del “maggio europeo”, sia per il semestre italiano al Consiglio, trovi rimedio al difetto interpretativo della “sovranità italiana” e impronti la propria azione in un’ottica omnicomprensiva che ridia la giusta dignità al popolo italiano e l’appropriata leadership a un’Italia degnamente inserita nel contesto europeo.