Italia

ANIMALI, BRAMBILLA: “ORA CHIUDERE TUTTI I DELFINARI, SOSTENERE MIA PROPOSTA DI LEGGE E PETIZIONE LAV”

“La casa dei cetacei è il mare e lì devono stare. Perciò firmate, firmate,
firmate in tutte le piazze italiane la petizione della Lav per
chiudere i delfinari. Darà forza al progetto di legge che ho già depositato
alla Camera e che si propone di mettere la parola fine allo sfruttamento
di questi meravigliosi animali”. E’ l’appello lanciato questa mattina a
Milano dall’on. Michela Vittoria Brambilla, presidente della Lega
Italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente (LEIDAA), al tavolo
aperto dai militanti dell’associazione, in piazza Argentina, dove la
raccolta di firme continuerà anche domani.

“La decisione della Corte dell’Aia di dichiarare “illegale” la caccia alle
balene condotta dal Giappone col risibile pretesto della “ricerca
scientifica” – ricorda l’ex ministro – ha richiamato l’attenzione del mondo
intero sui pericoli che corrono, per mano dell’uomo, molte
specie di mammiferi marini. All’alba del XXI secolo, costringere dei
cetacei a vivere in vasche e ad esibirsi per il divertimento della folla è
crudeltà allo stato puro. I delfini sono animali molto intelligenti,
vivono in gruppi sociali complessi e, come gli esseri umani, hanno bisogno
di
un’intensa vita di relazione. Separarli ancora piccoli dalle loro famiglie
vuol dire infliggere loro un trauma gravissimo, spesso insuperabile. In
natura possono nuotare anche per 160 chilometri al giorno, cacciando e
giocando. La loro casa è l’oceano, non certo una vasca di 400 metri quadri
per cinque esemplari e 100 metri quadrati per ogni esemplare aggiuntivo.
Parliamo, si badi bene, dello standard minimo dalla normativa italiana,
considerata “generosa”. Sarebbe come se una persona fosse confinata in uno
sgabuzzino per tutta la vita”.

L’alibi della ricerca scientifica, grazie al quale molte “prigioni per
cetacei” sono riuscite a rimanere in attività, è solo un pretesto,
demolito dalle investigazioni degli animalisti. “I delfinari – sottolinea
l’on. Brambilla – non sono centri di ricerca, ma imprese commerciali:
questi poveri animali prigionieri devono imparare ed eseguire “numeri da
circo” di fronte a spettatori paganti. Non c’è da stupirsi se lo
stress mentale, emozionale e fisico indebolisce il delicato sistema
immunitario dei delfini, li porta spesso alla malattia e alla morte”.

“Fortunatamente – conclude l’ex ministro Brambilla – la magistratura
italiana, come attesta la recente conferma, da parte della Cassazione, del
sequestro dei delfini di Rimini, si è dimostrata attenta e sensibile alle
denunce delle associazioni di protezione animale. Ma non basta, non c’è
vasca che tenga: l’Italia deve unirsi ai paesi dell’Unione europea che
hanno già bandito i delfinari dal proprio territorio nazionale”.

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