L’11 dicembre 2012, con decreto del dott. Franco Gabrielli Capo del
Dipartimento della Protezione Civile della Presidenza del Consiglio dei
Ministri e su richiesta del Presidente della Regione Emilia-Romagna Vasco
Errani in qualità di Commissario Delegato, è stata istituita la
commissione ICHESE (International Commission on Hydrocarbon Exploration
and Seismicity in the Emilia Region) incaricata di valutare le possibili
relazioni tra attività di esplorazione per idrocarburi e aumento
dell’attività sismica nell’area colpita dal terremoto
dell’Emilia-Romagna del maggio 2012. Le conclusioni del rapporto
ammettono la possibilità che le trivellazioni per la ricerca di
idrocarburi passano aver avuto un ruolo nel disastroso sisma verificatosi
in pianura padana. Appena qualche giorno prima la divulgazione di queste
conclusioni, la stessa notizia era stata anticipata in un articolo
dell’autorevole rivista “Science”, dando maggior rilevanza e
valore scientifico alle indagini e soprattutto agli effetti
dell’annuncio, anche in Italia e a livello istituzionale, di tale
possibile correlazione. Immediatamente la Regione Emilia Romagna ha
disposto, quindi, la sospensione di qualsiasi nuova attività di ricerca e
coltivazione di idrocarburi.
Nella nostra regione, nonostante queste notizie, la manifestazione contro
Ombrina mare di un anno fa a Pescara e il corteo di Teramo a novembre
2013, tutto sembra continuare secondo gli accordi presi dai petrolieri con
i massimi livelli della rappresentanza politica nazionale in tema di
energia. E’ di qualche giorno fa la dichiarazione del Ministro Guidi,
ascoltata dalle commissioni riunite X°Camera e X°Senato, in cui si esprime
l’esigenza di dare corso agli investimenti di una “Grossa
Compagnìa” (la Medoil?) in una Regione del Sud Italia
(l’Abruzzo?) per l’estrazione di idrocarburi.
Eppure la Medoil, già dal 2008, secondo la Prof.ssa Maria Rita
D’Orsogna, ha utilizzato “tecniche di acidificazione e di
fracking nei pozzi esplorativi e fanghi diesel per la stimolazione del
giacimento Ombrina”. Questi fanghi, come se non bastasse, sono anche
i piu’ aggressivi ed inquinanti che esistano: proprio per il loro
elevato impatto ambientale sono vietati nei mari del Nord gia’ dal
2000, anno in cui l’Ospar ne proibì l’uso.
Gli attivisti del gruppo M5S di Mosciano Sant’Angelo, aderenti al
coordinamento nazionale No Triv, si aspettano che la Regione Abruzzo si
adoperi alla stessa stregua della Regione Emilia Romagna nei confronti dei
permessi già accordati in Abruzzo e delle istanze in via di
perfezionamento, soprattutto in considerazione di quanto accaduto con il
terremoto dell�€�Aquila del 2009 e dell�€�attività sismica registrata in
regione prima e dopo tale evento. Auspichiamo, inoltre, che i sindaci dei
territori coinvolti dalle istanze e dai permessi di ricerca facciano
sentire la propria voce e chiediamo ai nostri candidati in corsa per le
elezioni (a qualsiasi livello) e ai nostri deputati e senatori, di
continuare a profondere tutto l�€�impegno possibile per vincere la
battaglia contro i disegni delle multinazionali del petrolio e i programmi
di una classe politica compiacente. Non vogliamo che i prossimi
parlamentari europei, la prossima giunta regionale e molte giunte comunali
abbiano la stessa visione e lo stesso atteggiamento dei loro predecessori
rispetto al problema e, visti i candidati in corsa, non abbiamo che
un’unica garanzia: quella di vincere.
In attesa di tempi migliori, comunque, valuteremo da subito ogni possibile
iniziativa a tutela del territorio abruzzese e dei suoi abitanti.
M5S Mosciano