Piante medicinali: un uso improprio può essere causa di reazioni avverse. Attenzione anche al chewing gum con erbe

Si è concluso a Roma il 4° Congresso IFIACI e il 27° Congresso Nazionale della SIAAIC, Società Italiana Allergologia, Asma ed Immunologia Clinica

 

 

 

Il lavoro del Prof. Sebastiano Gangemi al Congresso Siaaic: “Le piante medicinali possono provocare reazioni avverse a carico dei tessuti orali, quali vescicole, ulcerazioni, esfoliazioni gengivali, cheratosi ed erosioni”

 

Cresce il consumo di prodotti a base di piante medicinali in Italia, ma aumenta anche il rischio di reazioni allergiche indesiderate e a volte poco conosciute. Se n’è discusso durante il 4° Congresso IFIACI e il 27° Congresso Nazionale della SIAAIC, Società Italiana Allergologia, Asma ed Immunologia Clinica, a Roma. “Il congresso di quest’anno costituisce un evento importante perché da pari dignità a tutte le componenti dell’allergologia e dell’immunologia clinica italiana e ristruttura la società ponendo nuove basi – dichiara il Prof. Giorgio W. Canonica, Neopresidente SIAAIC e Direttore Clinica Malattie Respiratorie e Allergologia dell’Università di Genova – Anche le aree tematiche di interesse in modo da dare eguale importanza anche a tutti gli argomenti che fanno parte della materia. La partecipazione di oltre 500 specialisti da tutta Italia sottolinea l’importanza specifica del programma”.

 

Durante il congresso nazionale è stata presentata un’analisi completa di tutte le piante medicinalie delle relative reazioni avverse quali le dermatiti da contatto: nello studio si è approfondito il discorso relativo all’achillea millefolium, all’aesculus ippocastanum, all’aloe africana e alla curcuma longa. Come accade con i farmaci, anche queste erbe possono provocare reazioni allergiche nonostante esse vengano usate prevalentemente per la cura delle ferite.

 

“Anche il chewing gum e i travel gum – dichiara il Prof. Sebastiano Gangemi, Direttore U.O.C. e Scuola di Specializzazione in Allergologia e Immunologia Clinica presso l’Università di Messina – è in grado di evocare risposte molto severe a livello della mucosa del cavo orale. Questi prodotti vengono normalmente usati per veicolare nicotina, scopolamina e per il trattamento della cinetosi. La cannella e la camomilla, ad esempio, possono essere presenti come fragranze anche in dentifrici e colluttori: contenendo molte sostanze farmacologicamente attive, possono provocare reazioni avverse a carico dei tessuti orali, quali vescicole, ulcerazioni, esfoliazioni gengivali, cheratosi ed erosioni”.

 

Le piante medicinali sono particolarmente usate tra le patologie non severe, ma anche come tisane, ansiolitici, antidepressivi, per i disturbi del post menopausa e per la guarigione di ferite. Alcune vengono assunte anche per lenire i dolori mestruali e del parto, per la depressione, la sindrome del colon irritabile, a dimostrazione del fatto che, con il passare degli anni, il loro uso, ma purtroppo anche, il loro abuso stia crescendo esponenzialmente. Crescono, in maniera direttamente proporzionale, anche le vendite di questi prodotti, cresciuta di diversi milioni in pochissimi anni.

 

Fra le erbe medicinali in commercio, la Cimicifuga Racemosa, utilizzata per i disturbi della menopausa, ma alla quale è stato imputato di poter provocare gravi danni al fegato, astenia e di innalzare gli enzimi muscolari. Poi l’Hypericum Perforatum (Erba di San giovanni), che viene usata per combattere la depressione ma è anche causa frequente di interazioni con i farmaci e, se assunta con determinati tipi di farmaci, può causare una sindrome da eccesso di serotonina. Passando per il Citrus Aurantium, il comune arancio amaro, che ha mostrato un potenziale rischio di tossicità cardiaca sia negli animali da laboratorio che nell’uomo, e pertanto il Ministero della Salute ha ridotto la quantità presente nei prodotti in commercio. Infine il Piper Methysticum (noto anche come Kava), che ha effetti afrodisiaci, inebrianti e ansiolitici e per questo utilizzata fino a qualche anno fa per i disturbi dell’ansia e gli attacchi di panico ma che è stata successivamente ritirata dal commercio in alcuni Paesi per segnalazioni di gravissimi danni al fegato. E’ un elenco lungo che include molte altre specie.

 

Infine il Dr. Carmelo Genovese, Scuola di Specializzazione in Allergologia e Immunologia Clinica presso l’Università di Messina, ha presentato dei casi clinici sulla tematica delle reazioni avverse delle erbe medicinali, in particolare riguardanti dermatiti da contatto da calendula.

 

“Alla luce dei problemi di sicurezza relativi a queste piante medicinali comunemente vendute come integratori alimentari – dichiara il Prof. Gioacchino Calapai, farmacologo dell’Università di Messina e componente della Commissione sui Farmaci Vegetali dell’Agenzia Europea del Farmaco – è bene sottolineare che esiste una normativa nazionale derivata da una direttiva europea che permette di registrare presso l’AIFA, Agenzia Italiana del Farmaco, i prodotti a base di piante medicinali, così come accade con i farmaci. Si tratta di una registrazione semplificata e meno costosa rispetto a quella dei farmaci di sintesi, che permetterebbe una valutazione di rischi e benefici dei prodotti in questione. Questa, inoltre, garantirebbe a operatori sanitari, medici e farmacisti, di utilizzare prodotti terapeutici più efficaci, assicurando al contempo una maggiore garanzia di sicurezza per i cittadini”.

 

Le maggiori preoccupazioni insorgono a causa della cattiva informazione relativa a tali prodotti, che non vengono registrati come farmaci anche, ma non solo, a causa degli alti costi, ma sono per lo più semplicemente commercializzati come integratori alimentari. “Molti pazienti, non avendo bisogno di prescrizione medica per comprare questi prodotti, li assume in totale libertà, senza consultare il proprio medico di fiducia – aggiunge il Prof. Sebastiano Gangemi – Eppure questi prodotti contengono principi farmacologicamente attivi, che possono interferire anche con i farmaci di sintesi che il paziente già usa, aumentandone a volte la tossicità o altre riducendone l’efficacia. Già nei prossimi mesi, in collaborazione con il gruppo del Prof. Vincenzo Patella del Servizio di Allergologia dell’ ASL di Salerno, si avvierà una survey, che consentirà di raccogliere una grande quantità di dati, che ci daranno maggiori informazioni su quanto queste reazioni avverse possano incidere sulla popolazione in generale”.

Tra gli altri temi che sono stati trattati durante il congresso, largo spazio alla rinite allergica, all’asma bronchiale, alle allergie professionali e a quelle al lattice. Un’occasione importante che ha unito tutti gli specialisti italiani e i più influenti esperti a livello internazionale per discutere degli argomenti più attuali riguardanti l’area delle patologie allergologiche e del sistema immunitario. Queste malattie sono in grandissimo aumento nella nostra popolazione: la percentuale di pazienti con allergie aumenta a livello esponenziale, sino a coinvolgere un italiano su cinque.

“La rinite allergica colpisce un adulto su cinque, e un bambino su quattro – spiega il Prof. MassimoTriggiani, Presidente uscente SIAAIC e docente di Allergologia e immunologia clinica presso l’Università di Salerno – Ma il trend tende ad aumentare: entro il 2020 colpirà il 50% dei più piccoli. L’asma bronchiale colpisce intorno al 10% della popolazione, mentre le allergie alimentari colpiscono il 6% dei bambini ed il 4% degli adulti. Per quanto riguarda quelle ai farmaci, non esistono ancora dati definitivi, ma l’incidenza, anche questa in aumento, è stimabile intorno all’1% della popolazione per quanto riguarda le reazioni avverse a medicinali, soprattutto antibiotici e antiinfiammatori, ed a mezzi di contrasto usati in radiologia”.