In merito alla richiesta del Comitato promotore dei 3 Referendum su costi e sprechi della politica, avanzata il 3 marzo scorso all’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale, nessuno tra gli organi di vigilanza e di controllo è, sino ad ora, intervenuto, a tutela del diritto costituzionale e statutario che è nelle mani e nella disponibilità esclusiva di ogni Cittadino ed elettore.
Nessuno, infatti, ha “censurato” il Presidente Pagano, il quale, nella richiesta di parere al Collegio per le Garanzie Statutarie scrive testualmente chel’interpretazione letterale delle norme controverse della L.R. 44/2007 e dello Statuto della Regione Abruzzo, finirebbe per consentire, nel periodo di prorogatio, “l’esercizio di una iniziativa referendaria, istituto che sicuramente ha una forte connotazione politica”.
Il “pre-giudizio” del Presidente Pagano è di una gravità costituzionale senza precedenti, reso “irreparabile” dall’effetto immediatamente prodotto, e cioè che l’intero Ufficio di Presidenza, il Responsabile del procedimento ed il CO.RE.COM non abbiano sentito la responsabilità di coinvolgere il Consiglio regionale nella sua “collegialità”, chiamandolo a produrre “interpretazione autentica” delle norme “controverse”, secondo una prassi consolidata, e tra l’altro puntualmente praticata il 17 marzo scorso in merito al numero delle firme da raccogliere per la presentazione della candidatura a Presidente della Regione.
Eppure il “parere” dello stesso Collegio per le Garanzie Statutarie, afferma che lo Statuto della Regione Abruzzo, nei sei mesi antecedenti e in quelli successivi l’elezione del Consiglio regionale, in realtà impone il divieto non dell’iniziativa referendaria, ma solo dello svolgimento del referendum abrogativo, specificando che, a stretto rigore, lo Statuto regionale nel semestre anteriore ed in quello successivo alle elezioni regionali preclude solo lo svolgimento del referendum.
Nel frattempo l’Ufficio di Presidenza ed il Presidente del Consiglio regionale Nazario Pagano, trascorsi ormai due mesi dal “preavviso di deposito” dei 3 quesiti referendari e dei moduli da vidimare al solo fine di dare avvio alla raccolta delle firme, stanno “arbitrariamente” impedendo l’esercizio di un diritto costituzionale, ravvisandosi in questo un vero e proprio abuso di funzioni e determinazioni procedurali, poichè, anche ad avviso del Collegio per le Garanzie Statutarie, in caso di norme controverse, “la scelta è rimessa alla discrezionalità del legislatore regionale”.
Pio Rapagnà – ex Parlamentare
Roseto degli Abruzzi, 30.4.2014