Cultura & Società, In rilievo

Teramo. “GIULIO PEZZOLA: IL PRINCIPE DEL BORGHETTO”, il nuovo libro del Prof. Serpentini, giovedì 10 aprile la presentazione

In uscita il nuovo “rosso” di Serpentini dedicato al brigante del
Velino

GIULIO PEZZOLA: IL PRINCIPE DEL BORGHETTO

Giovedì 10 aprile, alle ore 17:00, la Sala San Carlo di Teramo ospiterà la
presentazione dellultimo libro edito da Artemia

 

Giulio Pezzola

Giovedì 10 aprile, alle ore 17:00, presso la Sala San Carlo del Museo
Civico Savini di Teramo, l’Artemia edizioni presenterà l’ultima
fatica del Prof. Elso Simone Serpentini, dal titolo Giulio Pezzola, il
Principe del Borghetto. Si tratta del quinto libro della cosiddetta
collana rossa, dedicata ai Briganti d’Abruzzo. Dopo aver
pubblicato Cola di Bervicaccio, Spennati e Mazzaclocchi, Il fuoco dei
Salamita e Marco Sciarra, Serpentini dedica l’ultimo rosso a
Giulio Pezzola detto proprio il Principe del Borghetto. Nel corso della
serata evento, alla presenza dell’autore, interverrà il Presidente
dell’associazione Teramo Nostra Piero Chiarini. La presentazione sarà
allietata dalla lettura scenica di alcuni significativi passi tratti dal
testo ad opera di Roberta Di Sante, Renato Pisciella e Angelo Macozzi.
Il libro è ambientato in un periodo storico in cui l’incertezza
politica contribuisce a ridare coraggio ai briganti, che si costituiscono
in bande sempre più forti per tornare a compiere imprese assai più audaci
che in passato.
«Brigante, capo di briganti, cacciatore di briganti, incaricato di vigilare
i confini tra il Regno di Napoli e lo Stato Pontificio per preservarli
dalle azioni brigantesche, avventuroso, pirata, Giulio Pezzola
(1598-1673), che si faceva chiamare Principe del Borghetto, rimase per
quarant’anni a capo di una banda che si aggirava tra gli 80 e i 300
uomini, al servizio di potenti, ma soprattutto di se stesso. Capitano di
confine per il Viceré di Napoli, odiato dal Papa e dai Barberini, venne
accolto nel 1652 con tutti gli onori a Madrid dal Re di Spagna».
Così, Elso Simone Serpentini, descrive l’ambigua figura di
quest’uomo del Velino che, dopo essersi inizialmente dedicato ad
azioni criminose occasionali, decise di mettere in pratica tecniche
diverse allo scopo di farsi notare dalle autorità, iniziando così ad
operare sul confine tra lo Stato Pontificio e il Regno di Napoli e
conquistandosi, con grande astuzia, non solo il dominio incontrastato su
quei luoghi, ma anche la fiducia e la protezione della Corte Romana e di
quella Napoletana, diventando così uomo ricco e potente.
Ma non sempre le cose vanno come le immaginiamo o come vorremmo. Così, nel
1659, il brigante del Velino cadde in rovina e gli furono confiscati tutti
i beni. L’anno successivo, insieme con il figlio Giacomo, venne
carcerato a Castel dell’Ovo a Napoli. Da qui riuscì a far pubblicare
un suo memoriale per farlo avere al Re di Spagna, come prosecuzione di
quello che aveva consegnato personalmente quattordici anni prima. Sperò
invano nella grazia sovrana, ma nel luglio del 1673, ormai anziano, nel
tentativo di calarsi con una corda troppo corta da una finestra, cadde
dalla fortezza e morì.
Con questa pubblicazione, ancora una volta, l’autore ci guida
attraverso un dettagliato escursus storico del nostro Paese e della nostra
Regione, ripercorrendo tappe fondamentali della nostra storia e
permettendo al lettore di comprendere quanto il fenomeno assai diffuso del
brigantaggio, inteso non solo come semplice forma di banditismo ma anche
nei suoi risvolti insurrezionali a sfondo politico e sociale, sia stato
centrale nella costruzione e definizione del nostro Abruzzo.

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