Cultura & Società

#tesorocultura. Un Manifesto per l’Abruzzo che vale

 

 

All’Università, giornata di confronto e riflessione su investimenti, modelli di gestione e rilancio di un settore trainante poco meno del manifatturiero

 

 

“Rimettere la cultura al centro dell’agenda politica: perché è solo investendo in cultura che si può sperare nel medio periodo di ricominciare a crescere”. È il punto di partenza per il ragionamento che si intende sviluppare il prossimo 11 aprile con l’iniziativa “#tesorocultura. Un Manifesto per l’Abruzzo che vale” in programma all’Università in collaborazione con la Provincia e la Fondazione Tercas. Dai lavori della giornata, protagonisti uomini e donne delle dell’impresa culturale pubblica e privata, si vuole far scaturire un “manifesto per la cultura in Abruzzo” da consegnare a chi si candida a governare Regione ed enti locali.

 

“La cosiddetta “industria culturale” nel suo complesso (che ricomprende educazione, istruzione, ricerca, conoscenza, e in più tutela e valorizzazione dei beni monumentali e materiali inerenti ndr) vale poco meno di quel 15% di Pil (dati Sole 24 Ore ndr ) che è il plafond attribuito al nostro comparto manifatturiero nazionale – è la riflessione fatta dal rettore dell’Università di Teramo, Luciano D’Amico, questa mattina alla presentazione dell’iniziativa: “Stati Uniti e Germania investono, proporzionalmente, percentuali di molto superiori a quelle del nostro Paese nell’industria culturale. Sarà anche per questo che il loro tasso di crescita è così superiore al nostro? In un Paese che fonda anche la sua storia produttiva sul brand, sulla creatività e sul patrimonio storico e paesaggistico non si può collegare la ripresa unicamente a qualche risorsa europea in più sulla formazione, sui fondi strutturali, sugli aiuti europei. Il rilancio della competitività non potrà che fondarsi su investimenti maggiori proprio sul circuito virtuoso cultura-competenze”

 

Anche l’Europa ha deciso di investire sul settore “cultura”. Il Parlamento Europeo ha approvato “Europa Creativa 2014-2020”, un nuovo programma quadro pensato per i settori audiovisivo, culturale e creativo. Per sostenerlo si è scelto di stanziare, nell’ambito del quadro finanziario pluriennale 2014-2020, ben 1,46 miliardi di euro, con un incremento del 9% rispetto agli attuali finanziamenti.

 

La scelta di varare un ‘azione tanto decisa nei settori culturale, creativo e audiovisivo è stata messa  incoraggiare la ripresa economica, anche in questo caso, si basa sull’evidenza dei dati:  nel periodo 2000-2007 il tasso d’occupazione in questi settori ha registrato un incremento del 3,5% annuo, a fronte dell’1% del totale dell’economia UE. Si tratta quindi di elementi che lasciano intravedere un buon potenziale di crescita per un settore che ad oggi costituisce il 4,5 % del PIL dell’Unione Europea e dà lavoro a circa 8,5 milioni di persone.

 

“Non vi è dubbio che anche l’Abruzzo ha bisogno di costruire una sua agenda. Il bicentenario della Biblioteca Provinciale Delfico cade mentre le Province, almeno così come le abbiamo conosciute, scompaiono e visto che la storia delle biblioteche, in questo Paese, si è fortemente intrecciata con le vicende delle Province, le celebrazioni per il bicentenario della Biblioteca Delfico, si sono caricati di significati simbolici  che hanno spinto la Provincia, l’Università e la Fondazione Tercas a riflettere sul futuro dei baluardi culturali della conoscenza messi a così dura prova da una crisi, ormai decennale, delle forme istituzionali, dei processi gestionali pubblici, dei tradizionali modelli giuridici e finanziari con i quali, fino ad oggi, si è garantito il loro funzionamento. Anche perché c’è un dato che sfugge ai più quando si dice che le Province non fannno nulla visto, ad esempio, che in questi anni hanno sostenuto  con milioni di euro le istituzioni culturali locali: milioni di euro per bilioteche, musei, associazioni ” ha sottolineato il presidente Valter Catarra.

 

L’11 aprile, quindi, sarà una giornata – condotta dalla giornalista de Il Centro, Lalla D’Ignazio, redattrice delle pagine culturali – dedicata a questi temi,  con il contributo di intellettuali, operatori del settore cultura, rappresentanti delle istituzioni culturali e giornalisti. Le criticità e le prospettive saranno raccontate anche grazie ad un docu-video curato dagli studenti di Scienze della Comunicazione – con la regia di Andrea Sangiovanni, docente di Linguaggi della Comunicazione audiovisiva – che hanno girato l’Abruzzo raccogliendo le testimonianze di operatori e giornalisti.

 

Gli ospiti della prima sessione della giornata che sarà introdotta da una relazione del professor Mario Nuzzo, presidente della Fondazione Tercas.

Luigi Burroni. E’ stato preside di Scienze delle Comunicazioni all’Università di Teramo. Ora è tornato a Firenze dove dove  insegna Sociologia economica nella Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Firenze e dirige il Centro Europeo di Studi sullo Sviluppo Locale e Regionale. Collaboratore di Carlo Trigilia con il quale ha scritto numerose pubblicazioni e condotto svaraiati studi. Fra le sue recenti pubblicazioni: “Città metropolitane e politiche urbane” (2009, con F. Ramella, F. Piselli e C. Trigilia). i: “Sociologia economica” (2009 nuova edizione) e “Città metropolitane e politiche urbane” (2009, con L. Burroni, F. Piselli e F. Ramella).

Giovane storico dell’economia, abruzzese ma che insegna a Barcellona, Emanuele Felice (“Perché il Sud è rimasto indietro”, Il Mulino, pp. 258, euro 16), propone una rilettura complessiva del divario che ha caratterizzato la società meridionale, analizzandone le origini e la consistenza. Felice ha buon gioco nel dimostrare, con una ricca massa di dati, che al momento dell’unificazione esisteva già un netto scarto fra il Nord e il Sud dal punto di vista dei principali indicatori economici e sociali. Non è vero, per esempio, che i meridionali godessero di livelli di reddito sostanzialmente analoghi a quelli del Settentrione. E poi c’era una disparità evidente per quanto concerneva elementi fondamentali della crescita come le infrastrutture e l’istruzione (l’analfabetismo nel Sud era più che doppio rispetto al Nord). Il problema è che la successiva storia unitaria non soltanto non ha ridotto il divario, ma l’ha acuito.

 

Dante Marianacci , anche lui abruzzese, di Chieti.  Si è laureato con una tesi di comparatistica sulla poesia di Montale ed Eliot, Dante Marianacci ha lavorato per venticinque anni per il Ministero degli Esteri presso gli Istituti Italiani di Cultura. Ha diretto, fra gli altri, quelli di di Vienna e coordinato quelli di Innsbruck e di Zurigo.
Poeta, romanziere, saggista, componente di importanti realtà culturali in Italia e all’estero (dal Club Internazionale degli Amici di Salvatore Quasimodo,  al Premio per la Saggistica Edita dallaCittà delle Rose di Roseto, al Premio Flaiano di Pescara), Marianacci ha pubblicato una quindicina di volumi e curato diverse collane ed antologie di poesia, narrativa e saggistica. Ha fondato e dirige la rivista Italia & Italy.

 

Lucia Arbace, responsabile della Soprintendenza dei Beni storici, artistici ed etnoantropologici d’Abruzzo. Animatrice di lavori, studi e convegni ha all’attivo numerose pubblicazioni e sta conducendo una complessa partita, fra le altre cose, per il recupero del patrimonio artistico dell’Aquila.

 

Per info e approfondimenti

http://www.provincia.teramo.it/biblioteca/verso-il-bicentenario

 

Teramo 9 aprile 2014

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